L’intervento della presidente del Consiglio nella seconda sessione sul clima è stato caratterizzato da una traccia specifica: l’obiettivo non deve essere quello di creare dipendenza ma di sostenere l’autosufficienza, “perché crediamo nella dignità delle persone, crediamo nella libertà delle Nazioni e crediamo nella forza delle partnership autentiche”. Punto di partenza è la consapevolezza che nessuno può affrontare da solo sfide globali come il cambiamento climatico e la vulnerabilità dei sistemi alimentari
Sudafrica e poi Angola, passando idealmente per l’Ucraina. La seconda e conclusiva giornata di Giorgia Meloni al vertice G20 è stata caratterizzata da una moltitudine di temi. Non solo clima, sistemi alimentari e processi energetici, al centro del suo intervento a Johannesrbug, ma anche Piano Mattei in vista del vertice Ue-Africa e ovviamente guerra in Ucraina, con in grande evidenza il piano Witkoff. Il filo politico che lega G20 al vertice Ue-Ua vede l’Italia centrale nel dibattito internazionale, anche alla luce del suo ruolo dinanzi ai 28 punti su cui si sta animando il dibattito nel vecchio continente. Roma spinge, come anche in passato, per non creare un solco tra Stati Uniti ed Europa, elemento che si intreccia con le mire dei player esterni e di coloro che non vorrebbero arrivare ad una soluzione del conflitto tra Mosca e Kyiv. Nel mezzo il pragmatismo sui temi, che il governo italiano ha già dimostrato, e che porterà in Angola lungo un tratturo ideale che vedrà per la prima volta il Piano Mattei “sedere” ad un vertice internazionale.
AUTOSUFFICIENZA, NON DIPENDENZA
L’intervento della presidente del Consiglio nella seconda sessione sul clima è stato caratterizzato da una traccia specifica: l’obiettivo non deve essere quello di creare dipendenza ma di sostenere l’autosufficienza, “perché crediamo nella dignità delle persone, crediamo nella libertà delle Nazioni e crediamo nella forza delle partnership autentiche”. Punto di partenza è la consapevolezza che nessuno può affrontare da solo sfide globali come il cambiamento climatico e la vulnerabilità dei sistemi alimentari. Per cui il G20 secondo Meloni ha la “responsabilità condivisa di trovare una strada”. In questo senso la proposta italiana è quella di lasciarsi indietro il dogmatismo ideologico “che sta provocando più danni che benefici”. Cita l’esempio europeo dove, come è noto, sono state fatte scelte in passato che hanno messo in ginocchio interi settori produttivi, e senza che questo producesse un beneficio reale sulle emissioni globali. Cita anche l’Africa, dove gli stessi approcci dogmatici non hanno tenuto conto delle specificità delle nazioni africane, imposti da partner stranieri, il tutto con il concreto rischio “di rafforzare vecchie dinamiche di dipendenza”. Meloni la definisce una strategia perdente, che si controbatte con una fase del tutto nuova, basata su un “punto di equilibrio pragmatico tra la necessità di limitare le emissioni e il rischio tanto di compromettere i sistemi produttivi più avanzati, quanto di impedire a quelli più deboli di affermarsi”.
CLIMA E SISTEMI ALIMENTARI
Il punto di caduta quindi è da ritrovare nella neutralità tecnologica, “perché non c’è una sola soluzione capace di costruire in tempi rapidi una solida alternativa all’approvvigionamento da fonti fossili, ma anche perché questo sprona la ricerca, l’innovazione e una competizione virtuosa”. Il riferimento indicato dal premier al G320 è in quel mix energetico capace di combinare tutte le tecnologie a disposizione, ovvero rinnovabili, gas, idrogeno, biocarburanti, sistemi di cattura della CO2, oltre alla ricerca sul nucleare da fusione, “che consentirebbe di cambiare la storia”, producendo energia pulita, sicura e illimitata.
Clima, però, porta in sé anche il concetto di sistemi alimentari, settore su cui l’Italia continua a fare la sua parte: Roma infatti ha co-organizzato con l’Etiopia l’ultimo Vertice delle Nazioni Unite sui Sistemi Alimentari, inoltre sta mettendo a disposizione dei partner africani il suo know-how agroalimentare e costruisce con loro partenariati pubblico-privati. E’ in caso dell’Algeria dove si punta a recuperare oltre 36 mila ettari di deserto per produrre fino a 45 mila tonnellate di cereali e legumi in più all’anno, generando benefici per oltre 600 mila persone.L’esperimento, ha spiegato Meloni ai suoi interlocutori, viene replicato questo in Senegal, Ghana e Congo, con l’ambizione di coinvolgere altre Nazioni del continente.
I DUE BILATERALI
A margine del G20 la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, dopo l’incontro con il premier cinese Li, ha avuto un incontro bilaterale con il presidente della Turchia, Recep Tayyip Erdogan. Non solo i due leader hanno sottolineato l’importanza della cooperazione tra Italia e Turchia in ambito Nato, ma hanno fatto il punto sulle crisi internazionali in corso con particolare riferimento alla guerra in Ucraina e alla situazione in Medio Oriente. Meloni ha incontrato anche il primo ministro di Singapore, Lawrence Wong: entrambi hanno ricordato il 60° anniversario dell’instaurazione delle relazioni diplomatiche tra Italia e Singapore e hanno convenuto sull’opportunità di elevare ulteriormente il livello della collaborazione bilaterale, lavorando a un Piano d’Azione triennale per rafforzare il dialogo politico, potenziare gli scambi commerciali e favorire gli investimenti.















