“Hanno perso tutti. Per l’Italia è un altro passo in giù. Non c’è niente da applaudire e niente di che rallegrarsi. Ora c’è da tenere solo i nervi saldi, capire quali sono le responsabilità e gli errori e mettere in campo immediatamente scelte che parlino al futuro”. Così parlava Enrico Letta a proposito di Cai il 19 settembre 2008 dalle colonne del quotidiano Europa, sostenendo che le responsabilità di Berlusconi per l’operazione patrioti erano evidenti. L’attuale premier osservava: “Stride il contrasto tra le sue accuse, oggi, ai sindacati per non aver firmato e il suo sostegno, cinque mesi fa, a quegli stessi sindacati perché non firmassero l’accordo con Air France-Klm. Quel possibile accordo emerge oggi come la soluzione ideale rispetto ai pasticci presenti e alle buie prospettive future. Un’intesa nella quale si sarebbe risolto il problema dei debiti, senza scaricarli sui contribuenti, si sarebbe affrontato il futuro industriale, si sarebbe mantenuto, per i cittadini italiani, un sistema concorrenziale e quindi vantaggioso, si sarebbe salvaguardata l’occupazione”.
Quando Letta criticava Berlusconi
L’attuale Presidente del Consiglio, che ieri ha avallato una sorta di ri-nazionalizzazione con il coinvolgimento diretto di Poste Italiane con una quota di circa il 20 per cento, cinque anni fa accusava l’allora inquilino di Palazzo Chigi di non poter risolvere “anche l’Alitalia con uno spot e siccome in ballo non c’è la percezione dei cittadini, come per esempio nel caso della sicurezza, l’ondata comunicativa si infrange di fronte a uno scoglio oggettivamente complesso”. Insomma, attaccava Letta, “Berlusconi non riuscirà a scaricare su altri questa responsabilità”. Il nodo del contendere era il rapporto con i sindacati. “Lui ad aprile – osservava Letta – spiegò agli italiani che avrebbe personalmente affrontato e risolto la questione, dando un contributo determinante al ritiro dell’offerta di Air France-Klm. Oggi a lui di nuovo l’onere della prova. Il tentativo di Berlusconi di addossare tutte le responsabilità alle sei sigle che non hanno firmato fallirà. È però indubbio che il “no” di quelle stesse sigle all’opzione Cai, sommato allo stesso “no” rivolto all’opzione Air France-Klm in primavera, rappresentano una strategia difficilmente conciliabile con la drammaticità della crisi del trasporto aereo italiano”.
Quando Letta tifava Air France
Per poi sferrare una stoccata alle parti sociali. “L’errore più grande il sindacato lo fece allora, non rendendosi conto di quello che oggi è evidente agli occhi di tutti, cioè che quella con Air France- Klm era una soluzione lungimirante e vantaggiosa. Allora, come oggi, sembra aver pesato il tema della frammentazione e del ruolo stesso del sindacato. La drammatica divisione che si è evidenziata ieri pomeriggio è un ulteriore elemento di questa crisi. Sbagliano il governo e la politica a pensare che dividere il sindacato sia di per sé un successo”. Per poi puntare il dito contro i sindacati, in errore quando pensano di poter “spostare sempre un passo in là il momento dell’assunzione di responsabilità, allora, come oggi, l’impressione è che prevalga la voglia di trovarsi nella condizione di poter non dire no piuttosto che quella di dover dire sì”.
Quando Letta negava l’emergenza Alitalia
Lo scorso 12 giugno in un tweet osservò invece che “affronteremo il tema senza metterlo in una logica di emergenza, perché non c’é un’emergenza”. Ieri sera, invece, ad accordo raggiunto, il premier ha commentato: “Il Governo esprime soddisfazione per la volontà di Poste SpA di partecipare, come importante partner industriale, all’aumento di capitale di Alitalia. Ad Alitalia servono discontinuità, stabilizzazione dell’azionariato e una importante ristrutturazione attraverso un nuovo progetto industriale. L’entrata di Poste è fondata su queste premesse”. E i propositi si ieri su Air France?