India e Ue hanno davanti a sé l’opportunità di segnare la storia delle relazioni internazionali con un accordo di libero scambio (Fta) che ha valore geoeconomico e geopolitico inestimabile. Ecco perché le prossime settimane saranno decisive per sfruttare la finestra d’opportunità apertasi e chiudere un’intesa entro il 2025
Il negoziato tra India e Unione Europea sul libero scambio entra nelle settimane decisive. A Bruxelles, nel quadro delle consultazioni di politica estera e sicurezza e della Strategic Partnership Review, le due parti hanno riaffermato l’obiettivo di chiudere l’Fta entro la fine dell’anno. È un traguardo che entrambe definiscono realistico, alla luce dell’accelerazione impressa dall’inizio del 2025 e del vertice bilaterale previsto per gennaio a New Delhi.
La spinta è in larga misura geopolitica. La guerra in Ucraina, il riallineamento delle catene del valore e il de-risking dalla Cina hanno trasformato la relazione euro-indiana da esercizio diplomatico a necessità strategica. È lo sfondo evocato da una fonte diplomatica europea, che ricostruisce “un percorso lungo e complesso” sfociato in un ecosistema di dialogo “molto più incisivo ed efficace” rispetto al passato. La pandemia e i conflitti degli ultimi cinque anni hanno alterato il quadro globale, “portando a un’accelerazione rispetto al processo di costruzione delle Fta”. L’obiettivo operativo – aggiunge la fonte – è arrivare entro il 2025 a un accordo o a una bozza avanzata. “Sono convinto che ce la faremo”.
L’ottimismo non cancella le difficoltà tecniche, ma segna una svolta politica. Bruxelles e New Delhi vogliono ancorare la relazione a principi condivisi: ordine internazionale basato sulle regole, rispetto della sovranità, risoluzione pacifica delle dispute. È una piattaforma che si estende dai dossier globali – confronto tra potenze, proiezione del Global South, terrorismo – fino alla dimensione economica. Nelle consultazioni recenti, secondo le informazioni raccolte da Formiche.net, è emerso chiaramente il legame tra apertura commerciale, sicurezza delle forniture e resilienza industriale. L’Fta è quindi parte di un disegno più ampio, che comprende il negoziato sull’accordo di protezione degli investimenti, le Geographical Indications e la cooperazione nel quadro del Trade and Technology Council.
L’interesse europeo è evidente: diversificare le catene del valore e consolidare il pilastro indo-pacifico della propria strategia economica. Quello indiano è complementare: attrarre investimenti, assicurarsi accesso regolato al mercato europeo e rafforzare la propria autonomia strategica in un contesto di competizione tra grandi potenze. La convergenza, però, non implica automatismi. Le distanze su dazi, standard e proprietà intellettuale richiederanno compromessi che i negoziatori non hanno ancora finalizzato.
La posta in gioco è più ampia del commercio. Nelle riunioni di Bruxelles le due parti hanno discusso anche sicurezza marittima, cyber, spazio, difesa e cooperazione umanitaria. Il riferimento condiviso a un Indo-Pacifico “libero, aperto, inclusivo e prospero” introduce la dimensione strategica che rende l’Fta un tassello di un quadro complessivo che lega l’Europa all’Indo-Pacifico, attraverso l’Indo-Mediterraneo. La futura Agenda Strategica congiunta, attesa per il summit di New Delhi, dovrà stabilire la gerarchia di priorità e tradurre il coordinamento politico in strumenti operativi.
La sensazione, a Bruxelles come a New Delhi, è che la finestra politica sia ora. Il rischio è che il negoziato torni a dilatarsi con l’avvicinarsi di nuove scadenze elettorali e con la volatilità del contesto internazionale. Le parole della fonte diplomatica europea riflettono l’approccio prevalente: l’occasione è rara e non va dispersa. L’Unione e l’India condividono oggi una convergenza di interessi più netta che in passato. Tradurla in un trattato resta la prova decisiva.







