L’Annual European Report “Green Deal o Green Crash?”, organizzato da Istud Business School e Cottino Social Impact Campus, con gli interventi di imprese, professionisti, docenti universitari e tecnici in prima linea, ha aperto il dibattito sulla velocità della svolta verde. Ecco domande e possibili risposte sul mondo green di oggi
La sostenibilità è sostenibile? In un contesto d’incertezza, instabilità e competizione globale crescenti il Green Deal ha perso le magnifiche sorti e progressive iniziali trasfigurandosi via via in un Green Crash. Inciampando in due errori di fondo. Pensare che si decidano per legge le scelte dei consumatori. Due, credere che l’Europa sia un pianeta a sé stante, lontano dal resto del mondo. Che non impatta sulle sue scelte. Così si è aperto il dibattito sulla velocità della svolta green e la sua influenza sulle persone. I piccoli correttivi non servono. Occorre una rinascita valoriale. Il bene comune, il benessere condiviso.
I costi dell’energia
Il Green Deal europeo, l’insieme di politiche che ha come obiettivo la trasformazione del modello economico e produttivo dell’Unione Europea, con l’intento di raggiungere la neutralità climatica entro il 2050, dovrebbe costituire un fine invece si sta trasformando in un mezzo. “Non è il percorso che può assicurarci un futuro sostenibile – esordisce Danilo Bonato, direttore Sviluppo Strategico e Relazioni Istituzionali di Erion Compliance Organization – ma un freno alla crescita mascherato da rivoluzione verde. Se questa è la prospettiva della transizione ecologica, si rischia di regalare il dominio industriale alla Cina, pagando un prezzo altissimo in competitività e autonomia”. Il Green Deal sta determinando sicuramente un impatto economico “dovuto principalmente all’uso di materie prime a basse emissioni – commenta Alessandro Bottarelli, Sustainability Leader, ABB Electrification Smart Power Division – e alla decarbonizzazione dei siti produttivi, nonché all’attività di rendicontazione ambientale”. “Il management – spiega Marella Caramazza, direttore generale Istud Business School e Board Member Cottino Social Impact Campus – è per noi una disciplina a forte orientamento sociale, che può giocare un ruolo decisivo a generare impatto positivo a partire dalla definizione di nuovi modelli di business, dalla valutazione degli investimenti, dalla definizione di nuove metriche e comportamenti attesi”.
Quando l’economia circolare è riduzione dei costi
L’economia circolare potrebbe alleggerire bollette e costi sociali, ma la politica europea tarda a trasformare le buone idee in azioni efficaci. Ma attenzione, il riciclo di plastica è il primo dei settori delle attività di riciclo entrato in una crisi strutturale e altri settori del riciclo di altri tipi di rifiuti stanno entrando in crisi a causa degli stessi motivi che hanno coinvolto i rifiuti plastici. “Serve cominciare con altre forme di riciclo – spiega Roberto Sancinelli Presidente di Montello S.p.A., il più grande centro di riciclo di plastica e umido a livello europeo – che possono essere non solo di riciclo ‘plastica in plastica’ ma possono essere ‘plastica in carburanti’, ‘plastica in combustibili solidi o gassosi’ da utilizzare in sostituzione di combustibili fossili primari, riciclo in energia per autoconsumo della plastica non più riciclabile in materia”. Quali sono le soluzioni al caro energia d’imprese e famiglie? Valentino Piana, direttore Economics Web Institute e Senior Climate Strategist dell’European Network of Living Labs, professore associato alla Yonsei University e membro della task force sulla mobilità delle Nazioni Unite offre una lettura ottimistica: “Al consumatore che vuole risparmiare, l’economia verde offre auto che costano meno di quanto spende oggi, pannelli rimuovibili (adatti quindi a chi è in affitto e in appartamento) che hanno tempi di ritorno di un solo anno, sistemi di isolamento e riscaldamento che costano meno quando saremo in pensione”. S’inserisce l’avvocato Paolo Peroni di Rödl & Partner. “Le soluzioni oggi più vicine, concrete, realistiche sono le rinnovabili, la cui diffusione troverà nuova forza propulsiva nei sistemi di accumulo (i BESS), nelle comunità energetiche rinnovabili e nei PPA tra imprese e produttori di energia verde, a beneficio della sostenibilità e della tanto ambita competitività”.
Le rinnovabili, la svolta del Green Deal che guarda all’intelligenza artificiale
Nell’energia l’Italia ha visto negli ultimi anni uno sviluppo significativo delle fonti rinnovabili, con investimenti crescenti in fotovoltaico, eolico e accumuli. È l’analisi del professor Alessandro Marangoni, Althesys Strategic Consultants, direttore scientifico dell’Irex il principale think thank in Italia sulle energie rinnovabili e l’efficienza energetica. Che così continua: “Nel 2024 l’Irex Annual Report di Althesys ha mappato 121 miliardi di euro e 86,6 GW di progetti nelle rinnovabili, con una crescita del 60% sull’anno precedente. Solo una parte però sarà realizzata, con le procedure autorizzative e i fenomeni Nimby che ancora frenano i progetti di grandi dimensioni. Storicamente l’autorizzato è in media circa il 25% delle richieste. Nell’eolico off-shore, ad esempio, l’Italia è ancora al palo. La conseguenza è che molto ancora dipende dal gas e i costi in bolletta non scendono”. 690 condomini di Milano scaldati con caldaie a gasolio producono tanta CO2 pari a tutto il parco macchine circolante nella città meneghina. E se prima di pensare alle auto elettriche si metteva mano al cambio delle vecchie caldaie con le pompe di calore? Purtroppo “la penetrazione delle rinnovabili non emissive – spiega Riccardo Bani, presidente di Teon – nel settore termico che pesa per il 55% dei consumi finali in energia, in Italia è solo del 5%”.
Il Green Deal funziona quando è semplice da usare. Lo pensa Massimiliano Braghin, presidente e Co-Founder di Infinityhub S.p.A. Benefit. “Quando vincono veramente tutti e quando la conoscenza diventa informazione e coscienza comune e diffusa. La tecnologia c’è, ma manca ancora la consapevolezza e lo scambio di informazione intima tra chi la produce, la progetta, chi la finanzia e chi la utilizza. Il capitale e la finanza seguono e si moltiplicano con la fiducia, e l’esperienza comune e la fiducia sono acceleratori fantastici e così nascono anche la governance aperta e i modelli replicabili”. Questo ragionamento ci introduce all’Intelligenza Artificiale che può contribuire alla transizione verde in molti modi. Lo insegna il professor Andrea Farinet, docente di Economia e Gestione delle imprese della LIUC-Università Cattaneo e presidente di Socialing Institute: “L’IA può intervenire nella gestione delle reti energetiche, nell’ottimizzazione dei consumi negli edifici, nell’industria e nei trasporti, può ridurre gli sprechi e migliorare l’efficienza nel monitoraggio ambientale, consente di ridurre guasti e prolungare la vita di impianti e infrastrutture, riducendo sia i costi sia gli impatti ambientali. L’IA, però, non è priva di limiti: i modelli più complessi richiedono grandi quantità di energia e la costruzione di data center molto energivori”.
Green Deal o Green Crash?
Allora, Green Deal o Green Crash? In un momento di profonda crisi di identità industriale e tecnologica, l’Europa rischia di rinunciare a un pezzo importantissimo delle sua identità “rifugiandosi nella falsa illusione – esordisce il professore Mario Calderini, School of Management del Politecnico di Milano. Scientific Advisor Cottino Social Impact Campus, Membro del comitato di esperti della commissione europea sull’Economia Sociale – che l’eccesso di attenzione al clima e alla società sia il problema principale della perdita di competitività della sua finanza e della sua industria. Si tratta di riconciliare le due traiettorie rappresentate da sostenibilità e innovazione tecnologica, storicamente separate. Le aziende si sono concentrate sul raggiungimento di obiettivi di sostenibilità più facili da implementare, mentre si sono trascurati gli obiettivi più rischiosi, maggiormente investiti dai trade-off, ma con un potenziale più alto”.
Tra i cittadini, aleggia da un lato, la consapevolezza di sostenere il peso dei sacrifici per benefici che saranno goduti da altri, dalle generazioni che verranno e, dall’altro lato, che i cambiamenti climatici che stiamo vivendo saranno irreversibili. La sfida è riuscire coniugare crescita economica e tutela ambientale.
















