Manca ancora una decisione definitiva, visto che dall’azienda mantengono le bocche cucite. Ma secondo il Financial Times la startup di Dario Amodei avrebbe dato mandato agli avvocati dello studio legale Wilson Sonsini di studiare la fattibilità. Aumentando la pressione su OpenAI, che si trova di fronte alla stessa scelta
Gli avvocati sono stati informati e messi al lavoro. Resta da vedere se riusciranno ad arrivare all’obiettivo. Non si sa quando Anthropic entrerà in borsa, né tantomeno se davvero lo farà. Ma la startup ha comunicato all’importante studio legale Wilson Sonsini – da sessant’anni punto di riferimento per le aziende tecnologiche e del mondo dell’innovazione, che ha già trattato le IPO d Google, LinkedIn e Lyft – di iniziare a lavorare alla fattibilità di un’offerta pubblica iniziale. Con ogni probabilità, una delle più grandi mai registrate nella storia. A scriverlo è il Financial Times, che cita due fonti secondo cui Anhtropic sarebbe in trattativa per un round di finanziamento privato da 300 miliardi di dollari. Tuttavia, il ceo Dario Amodei non avrebbe ancora scelto chi potrebbero essere i potenziali sottoscrittori per l’IPO.
Dall’azienda mantengono le bocche cucite. “È prassi abbastanza standard per le aziende che operano con le nostre dimensioni e con i nostri livelli di fatturato operare come se fossero società quotate in borsa”, spiega un portavoce. “Non abbiamo ancora preso alcuna decisione su quando o se quotarci e, al momento, non abbiamo novità da condividere”. Nel caso, è un processo che parte da lontano. L’anno scorso era stata chiamata come nuova direttrice finanziaria Krishna Rao, con un passato lungo 6 anni dentro Airbnb, dove ha seguito molto da vicino l’’Ipo della società. Lei stessa affermava qualche giorno da che una quotazione in borsa da parte di Anthropic non rientrava nei piani a breve termine ma, secondo il Ft, l’ingresso in borsa potrebbe avvenire l’anno prossimo, anche perché i discorsi sono ancora nelle fasi iniziali e ci vuole tempo per farli maturare.
Più che l’affare in sé, però, è interessante il motivo per cui Anthropic sta valutando di compiere il grande passo. Quotarsi in borsa garantirebbe una raccolta di capitali più efficace, oltre ad avere maggiore forza finanziaria per acquisizioni più importanti. Un’esigenza che nasce dalla corsa all’intelligenza artificiale, sempre più spietata. Le aziende alzano le asticelle per superare i rivali, ma servono soldi per finanziare i loro progetti. E soprattutto, davanti a una quotazione in borsa si vedrebbe la reazione dei marcati nel contribuire al sostegno di aziende in perdita ma ormai protagoniste principali dell’IA.
Ne sa qualcosa OpenAI, anche lei ferma al bivio, ancora non del tutto decisa se quotarsi in borsa. Ma qualcuno ritiene che stia avviando i lavori preliminari. Anche perché ogni giorno si ritrova a leggere notizie che scombussolano l’umore dei suoi dirigenti, messi sotto pressione dalla crescente concorrenza.
Come quella di Anthropic, nata proprio da una scissione di alcuni che avevano abbandonato la creatura di Sam Altman. Nel tempo hanno accorciato il gap. Se di recente OpenAI è stata valuta 500 miliardi di dollari, diventando la startup più preziosa in circolazione, l’ultimo finanziamento da parte di Microsoft e Nvidia (15 miliardi) ha fatto schizzare la valutazione di Anthropic tra i 300 e i 350 miliardi. Pensa anche di triplicare, o quasi, il proprio fatturato annuo, portandolo a 26 miliardi. I requisiti per entrare in borsa ci sono tutti.
















