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Pesi e contrappesi nella visita di Putin in India

Putin arriva a Nuova Delhi per rilanciare una partnership che la Russia considera “strategica e privilegiata”, cercando di consolidare legami energetici, militari e politici. L’India, però, si muove con cautela: la guerra in Ucraina, la crescente intesa tra Mosca e Pechino e le frizioni con gli Stati Uniti rendono più delicato un rapporto che per decenni aveva funzionato quasi senza intoppi

Con il suo viaggio in India, il primo dall’inizio della guerra su larga scala in Ucraina nel febbraio del 2022, Vladimir Putin vuole mandare un forte segnale di rinnovata vicinanza tra Mosca e Nuova Delhi. La finalità è duplice: da una parte, il leader russo vuole evidenziare come nonostante le sanzioni del mondo occidentale, la Federazione Russa non sia affatto un paria nel sistema internazionale, anzi; dall’altra, Putin intende cercare di sfruttare il momento di difficoltà nelle relazioni indo-statunitensi (causato principalmente dalla questione dei dazi imposti dal presidente Donald Trump, principalmente a causa dell’acquisto di petrolio russo da parte di Nuova Delhi) per stringere ancora di più i già solidi legami con la potenza subcontinentale. Una linea d’azione individuabile anche in un comunicato del Cremlino, che definisce questa visita come “di grande importanza, poiché offre l’opportunità di discutere in modo approfondito l’ampia agenda delle relazioni russo-indiane come partnership strategica particolarmente privilegiata”. Diversi sono i temi sul tavolo, da quelli dell’energia e dei minerali critici alla difesa e alla cooperazione multilaterale in piattaforme non-occidentali.

Ma così come quelli con gli Stati Uniti, anche i rapporti dell’India con la Russia stanno attraversando un momento di tensione legato ad una serie di fattori. A partire proprio dal conflitto in Ucraina, che non solo ha comportato un aumento della pressione occidentale sull’India riguardo ai suoi rapporti commerciali con la Federazione Russa, ma ha anche ulteriormente avvicinato quest’ultima alla repubblica Popolare Cinese, il grande rivale regionale di Nuova Delhi (nonostante entrambi facciano parte di organizzazioni come i Brics o la Sco, al cui ultimo summit Modi si è fatto fotografare proprio assieme a Putin e al leader cinese Xi Jinping).

Inoltre, la leadership indiana è al momento preoccupata dal riuscire a portare avanti uno sviluppo parallelo nei rapporti con Mosca da una parte e Washington dall’altra, un compito sempre più difficile visto l’evolversi della situazione internazionale, in cui le singole mosse devono essere calibrate con estrema precisione per evitare conseguenze indesiderate. Una limitazione che potrebbe ridurre il margine d’azione nello stabilire nuovi accordi tra i due Paesi euroasiatici, che con tutta probabilità dovranno concentrarsi soltanto su dossier ritenuti prioritari (come ad esempio quella della difesa, tema fondamentale per l’India a pochi mesi di distanza dall’ultima escalation militare con il Pakistan, rispetto alla quale però Mosca non ha preso nessuna posizione di sostegno al partner indiano, probabilmente per non irritare Pechino).

Putin può però contare su una dinamica che gioca a suo favore. Come nota su Foreign Policy Michael Kugelmann, “la buona notizia per Modi è che la visita di Putin è più facile da gestire sulla scena politica interna. Putin e la Russia in generale godono di un forte sostegno pubblico da parte della maggior parte degli indiani. Molti in India vedranno probabilmente la visita del leader russo come una gradita forma di sfida contro la pressione incessante dell’amministrazione Trump, che da mesi turba l’opinione pubblica indiana”.

Nelle prossime quarantotto ore il leader russo dovrà quindi giocare bene le sue carte in un contesto in cui storicamente ha avuto mano facile, ma che al giorno d’oggi è caratterizzato da un più alto grado di complessità. Difficile aspettarsi quindi successi eclatanti, ma neanche grandi fallimenti.


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