Anche se a Washington il sostanziale stallo delle trattative avviate dagli Stati Uniti con la Russa e l’Ucraina viene definito “una fonte di frustrazione perenne l’intera Casa Bianca”, il muro di “niet” del Cremlino sta ricompattando l’Europa. L’analisi di Gianfranco D’Anna
Scenari multiformi e molto critici. Soprattutto molto. Molto tragici, molto ingannevoli, molto insensatamente folli. Vladimir Putin ostenta sorrisi e sicurezza, minacce e vertici internazionali, puntando soprattutto a guadagnare tempo, ma non c’è analisi internazionale che non consideri la Russia allo stremo, incapace dopo quasi quattro anni di conflitto e oltre un milione di caduti di sferrare una reale offensiva in grado di sopraffare le difese ucraine.
“Nelle trincee i soldati russi semplicemente marciscono”, denuncia in un reportage dalle prime linee del fronte ucraino il quotidiano britannico The Times. “Con ogni anno che passa dall’invasione del presidente Putin” – scrive il Times – “migliaia di soldati russi, presi tra i droni di Kyiv e la brutalità dei loro stessi comandanti, scelgono di disertare. Sebbene il Cremlino non pubblichi statistiche ufficiali, i dati suggeriscono che più uomini che mai stiano abbandonando il loro posto. Secondo una ricerca condotta da media indipendenti e basata su verbali giudiziari incompleti, i tribunali militari russi hanno emesso dal 2022 almeno 18.000 condanne. Ma si stima che il numero effettivo sia molto più alto”.
Altri dati non confermati indicano in circa 70.000 i soldati che avrebbero disertato l’armata russa quest’anno, circa il 10% delle forze russe in Ucraina.
“Le perdite sono semplicemente enormi, mostruose”, afferma il soldato 34enne Nikolai, avvocato di una città industriale nell’estremo oriente russo, che racconta al Times come ha fatto esplodere a poca distanza una granata RGD-5 di fabbricazione sovietica per procurarsi delle ferite ad un braccio e farsi congedare. Nulla di tutto questo traspare nelle immagini dei colloqui di Putin col premier indiano Narendra Modi. Un viaggio a Nuova Delhi, quello del presidente russo, in chiave anti cinese per concordare con l’India come divincolarsi dai ricatti e dalle imposizioni economiche di Pechino.
Il contesto più enigmatico e ingannevole del “ gran casino della situazione ucraina” (copyright Donald Trump) è quello delle cosiddette trattative di pace fra Washington, Mosca e Kyiv. Negoziati che per l’Europa e gli esperti di strategie politico militari, sarebbero molto sbilanciati sul Cremlino, tanto da avere partorito un iniziale piano di pace unanimemente ritenuto un diktat di resa incondizionate.
In considerazione del lato oscuro della situazione, relativo alla nebulosa dei rapporti fra Trump e Putin, il presidente francese Emmanuel Macron ha avviato col premier inglese Keir Starmer, col cancelliere tedesco Friedrich Merz, col segretario della Nato Mark Rutte e con i principali leader europei, una sorta di programmazione preventiva di sostegno militare all’Ucraina da parte dell’Unione europea, nel caso si concretizzasse quello che l’Eliseo ha definito senza mezzi termini il “ tradimento americano nei confronti di Kyiv”.
Un’ipotesi che Macron, dalla Cina dove sta tentando di scalfire l’indifferenza del presidente Xi Jinping per il conflitto ucraino, ha definito concreta e che non ha lasciato indifferenti gli altri leader. “Stanno giocando con l’Europa e con l’Ucraina”, ha dichiarato al settimanale tedesco Der Spiegel il Cancelliere Merz. Anche altri leader, aggiunge Der Spiegel, hanno espresso le loro preoccupazioni. A cominciare dal premier finlandese Alexander Stubb, che nonostante giochi a golf con Trump ha avvertito: “Non dobbiamo lasciare l’Ucraina e Volodymyr Zelensky da soli con questi ragazzi”.
Il segretario generale della Nato Rutte, nonostante si mostri sempre molto elogiativo ed ossequioso nei confronti del presidente americano, avrebbe dichiarato di essere d’accordo con Stubb “sul fatto che dobbiamo proteggere Zelensky”. Ancora più esplicito il ministro della Difesa tedesco, Boris Pistorius, il quale ha fatto presente nella relazione al Bundestag che una pace imposta sarebbe “disastrosa non solo per Kyiv, ma anche per la sicurezza dell’Europa”.
Una prima concreta svolta di mobilitazione viene dal governo inglese che si è detto pronto a consegnare 8 miliardi di sterline di beni russi congelati in Gran Bretagna per sostenere l’Ucraina. Poiché ha avvertito Downing Street “il presidente Putin rappresenta una minaccia attiva per i cittadini, la sicurezza e la prosperità del Regno Unito”. Il governo inglese sta inoltre mediando un accordo con l’Unione europea e altri Paesi, tra cui il Canada, che potrebbe stanziare fino a 100 miliardi di sterline per lo sforzo bellico dell’Ucraina.
Nell’intricato quadro complessivo della situazione, non è sfuggito che le preoccupazioni di Rutte per la protezione del presidente Ucraino, si riferiscono all’allarme per i quattro droni sospetti, si ritiene russi, intercettati dai radar lungo la rotta di volo dell’aereo di Zelensky durante il suo atterraggio, lunedì scorso, in Irlanda per il vertice con il premier Micheál Martin e l’apertura dell’Ireland-Ukraine Economic Forum. Un sinistro segnale che i servizi di sicurezza di Mosca stanno attenzionando Zelensky da molto vicino. Il che non lascia prevedere nulla di buono, né per Volodymyr né per la pace.
















