Il ritorno sulla scena politica ceca del 71enne è visto come un potenziamento del blocco euroscettico nell’Europa centrale, accanto all’ungherese Viktor Orbán e allo slovacco Robert Fico. Il presidente Pavel, ex generale della Nato, ha affermato che si sarebbe assicurato che la Repubblica Ceca rimanesse “un membro fondamentale ma responsabile” dell’Ue e dell’alleanza atlantica. Le prime parole di Babiš dopo la vittoria però sembrano voler tranquillizzare Bruxelles: ha sottolineato di essere filoeuropeo e di volere che “l’Europa funzioni bene”
Chi è il “nuovo vecchio” premier ceco? Il presidente Petr Pavel ha annunciato che intende rinominare Andrej Babiš, vicino a Donald Trump, come primo ministro del Paese dopo aver promesso di trasferire le attività del suo gruppo imprenditoriale a una struttura indipendente per evitare conflitti di interesse. Una mossa che ripara Babis dalle critiche interne e anche da quelle potenzialmente provenienti da Bruxelles. Il suo partito, l’Ano (Azione cittadini insoddisfatti) ha ottenuto la maggioranza di 108 seggi, su 200, in occasione delle elezioni politiche celebrate lo scorso ottobre (grazie al 34,7 percento dei voti in un paese di 10,9 milioni di persone) e alleandosi con il partito di destra Spd (7,8%) e con quello degli Automobilisti (6,8%). Sinistra in profonda crisi, con percentuali bassissime.
Il capo dello stato dunque, che ha già incontrato i potenziali ministri, ha formalmente incaricato Babis di formare un governo che, verosimilmente, nascerà entro la prossima settimana. Il neo premier, settimo cittadino ceco più ricco secondo la speciale classifica Forbes, ha già svolto tale incarico dal 2017 al 2021. Sul fronte interno Babis è riuscito ad incamerare così tanto consenso perché ha puntato sulla tasca e sul cuore dei cechi. Il costo della vita, l’inflazione e i prezzi energetici sono tre elementi fondamentali ormai a tutte le latitudini. Ha già annunciato di essere intenzionato a fermare gli aiuti militari all’Ucraina, ma ha mantenuto le distanze dal presidente russo Vladimir Putin, a differenza di Orbán e Fico, che hanno entrambi irritato i partner europei visitando ripetutamente Mosca dopo l’invasione del 2022.
Babis deve difendersi dall’accusa di aver sottratto nel 2007 la sua fattoria a sud di Praga alla sua azienda agricola Agrofert, specializzata in prodotti alimentari e chimici. Il suo obiettivo, secondo gli inquirenti, sarebbe stato quello di renderla idonea a ricevere fondi europei destinati alle piccole imprese. Il suo patrimonio netto ammonta a 4,3 miliardi di dollari, frutto di partecipazioni in varie società. Negli ultimi quattro anni, grazie al governo conservatore guidato da Petr Fiala, il deficit pubblico ceco è sceso da 5 a 2 punti di Pil, potenziando al contempo le forze armate per proteggere Praga dall’aggressività russa. In Ue Babis è alleato con Fidesz, il partito del primo ministro ungherese Viktor Orbán, all’interno del gruppo dei Patrioti per l’Europa (Pfe) che comprende anche la Lega di Matteo Salvini e il Rassemblement national di Marine Le Pen.
Per cui il ritorno sulla scena politica ceca del 71enne è visto come un potenziamento del blocco euroscettico nell’Europa centrale, accanto all’ungherese Viktor Orbán e allo slovacco Robert Fico. Il presidente Pavel, ex generale della Nato, ha affermato che si sarebbe assicurato che la Repubblica Ceca rimanesse “un membro fondamentale ma responsabile” dell’Ue e dell’alleanza atlantica. Le prime parole di Babiš dopo la vittoria però sembrano voler tranquillizzare Bruxelles: ha sottolineato di essere filoeuropeo e di volere che “l’Europa funzioni bene”.
















