L’Italia e il Giappone si stanno muovendo verso un allineamento di fatto della difesa. La telefonata Crosetto-Koizumi mostra quanto Roma ora veda la sicurezza europea e asiatica come un unico spazio strategico. Allo stesso tempo, l’imminente viaggio in Giappone di Meloni e la missione di Tajani in India ancorano il ritorno dell’Italia nell’Indo-Pacifico come un posizionamento geopolitico coerente
La videoconferenza tra il ministro della Difesa Guido Crosetto e il collega giapponese, Shinjirō Koizumi, offre una fotografia nitida di come l’asse Roma–Tokyo si stia trasformando in un pilastro della postura italiana nello scenario globale.
Il colloquio
Al centro del colloquio, l’interdipendenza crescente tra sicurezza euro-atlantica e indo-pacifica: ciò che accade in Ucraina, ha ribadito Crosetto, è direttamente connesso alla stabilità asiatica.
Un messaggio da inquadrare all’interno della visione del ministro sull’allargare la visione strategica (di Europa e Nato) oltre l’asse transatlantic, e rispecchia la lettura giapponese del momento strategico e che colloca l’Italia all’interno di una cornice sempre più integrata con gli alleati asiatici.
Un secondo passaggio chiave riguarda l’episodio del 6 dicembre, quando un velivolo cinese ha puntato il radar contro un aereo delle Forze di Autodifesa giapponesi.
Crosetto ha definito l’incidente come un elemento che permette una “piena comprensione” delle pressioni militari che Tokyo sta affrontando da parte di Cina e Russia, esprimendo ”solidarietà” al partner giapponese: ”Ciò che sta accadendo in Europa e in Asia è lo stesso, e quindi Giappone e Italia devono rafforzare la loro cooperazione”.
È un linguaggio che va oltre la routine diplomatica: riconosce che lo spazio di sicurezza giapponese ha ricadute dirette sulla postura europea, e che la cooperazione tra Italia e Giappone è ormai destinata a svilupparsi in una logica multidominio, con il Gcap come progetto-cardine ma non più unico perno.
Asse bilaterale
Questo scambio si inserisce in un quadro più ampio di consolidamento dell’asse bilaterale. Pochi giorni fa, il Capo di Stato Maggiore della Difesa Luciano Portolano ha incontrato a Roma il Chief of Staff dell’Esercito giapponese, Arai Masayoshi: un confronto che ha ribadito come Italia e Giappone non stiano solo cooperando, ma allineando sistemi, tecnologie e posture operative.
La relazione sta inoltre acquisendo una dimensione politica più marcata, anche grazie alla sintonia personale tra Giorgia Meloni e la premier giapponese Sanae Takaichi, le uniche due donne leader del G7. Il loro incontro, previsto a gennaio, rappresenterà il passaggio che salderà livello politico, industriale e militare in un’unica traiettoria strategica.
La presenza italiana nell’Indo-Pacifico
Sul piano geopolitico, tutto converge nella riattivazione della presenza italiana nell’Indo-Pacifico. La visita imminente di Meloni in Giappone — con possibile tappa in Corea del Sud — e la missione economico-strategica del ministro degli Esteri Antonio Tajani in India, in corso in queste ore, sono due mosse complementari in uno stesso disegno: costruire una presenza coerente lungo l’arco Indo-Mediterraneo.
A Mumbai, Tajani ha presentato un pacchetto di strumenti finanziari e industriali per rafforzare l’integrazione con l’economia indiana, inserendo l’Italia nelle catene del valore e nel grande corridoio geo-logistico dell’Imec, che collega Mediterraneo, Golfo e India. L’Italia risponde così sia alle aspettative statunitensi di un maggiore impegno alleato indicate nella nuova National Security Strategy, ma soprattutto sfrutta i propri asset nazionali — cantieristica, aerospazio, energia, tecnologie — per ampliare la propria proiezione.
Il risultato è una linea di politica estera più definita: Italia e Giappone accelerano verso una cooperazione quasi integrata; l’India diventa il perno geoeconomico; i rapporti con Corea del Sud, Vietnam, Bangladesh e Indonesia completano la cornice. Ed è in questa trigonometria strategica che la conversazione Crosetto–Koizumi è un tassello centrale di una strategia che Roma sta ormai costruendo con continuità.
















