Roma non ha per ora espresso una posizione ufficiale, ma i rumors giornalistici statunitensi parlano di un potenziale impiego delle expertise italiane nella stabilizzazione delle aree di crisi all’interno del sistema politico-militare che permetterà l’implementazione del Trump Plan per Gaza
Secondo uno scoop di Axios firmato da Barak Ravid, l’amministrazione Trump ha avviato la composizione della nuova International Stabilization Force (Isf) per Gaza e ha già invitato l’Italia a partecipare ai meccanismi internazionali legati alla forza e al nuovo quadro di governance.
La notizia di Ravid rivela che Washington intende nominare un generale americano a due stelle al comando della Isf, segnando il coinvolgimento diretto più significativo degli Stati Uniti in un progetto politico-civile-militare in Medio Oriente dagli anni Duemila. Pur escludendo la presenza di truppe Usa sul terreno, la Casa Bianca punta a guidare sia la sicurezza sia la ricostruzione dell’enclave, insieme al nascente Gaza Board of Peace, organismo che Donald Trump prevede di annunciare all’inizio del 2026.
Nel pacchetto di briefing riservati ai partner occidentali, l’amministrazione ha indicato che Italia e Germania sono tra i Paesi invitati a unirsi al Board e alla forza di stabilizzazione, secondo due fonti citate da Axios. Indonesia, Azerbaijan, Turchia ed Egitto hanno già reso nota la loro disponibilità. Resta incerto se le capitali europee accetteranno di contribuire con personale militare, soprattutto in assenza di garanzie sulla volontaria smobilitazione di Hamas e sulle regole d’ingaggio.
Roma per ora non commenta. Quello che è sicuro è che le Forze armate italiane hanno al loro interno reparti estremamente qualificati nella gestione delle aree e situazioni di crisi. Una qualificazione che è internazionalmente riconosciuta. Inoltre, le unità italiane sono perfettamente integrate e interoperabili con le forze statunitensi. Allo stesso tempo, i corpi italiano si addestrano costantemente addestrati quelli mediorientali, anche direttamente nella regione, per aumentare scambi e capacità di situation awarness. Che scelga o meno di accettare l’apparente invito, l’Italia può comunque rivendicare un impegno diretto nella gestione della crisi attorno a Gaza, soprattutto dal punto di vista umanitario (con i progetti di assistenza umanitaria e medica, ma anche con un ruolo di dialogo diplomatico-militare).
Gli Stati Uniti avvertono che senza un sostegno internazionale – sia in termini di truppe sia di supporto ai Paesi che le forniranno – le Forze armate israeliane non arretreranno dalle aree di Gaza ancora occupate, rendendo di fatto complicata l’implementazione della Fase-2 del Trump Plan per ricomporre un orizzonte pacifico nella regione. Il sistema Isf-Board of Peace è considerato il cuore della seconda fase del cessate il fuoco, destinata a sostituire gradualmente la presenza israeliana sul terreno.
















