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Dati, reti e deterrenza. Cosa emerge dall’esercitazione Cyber eagle

Si è conclusa l’undicesima edizione di Cyber eagle, l’esercitazione con cui l’Aeronautica militare ha testato la sicurezza e la resilienza dei propri sistemi digitali. Sei mesi di attività, migliaia di postazioni analizzate e simulazioni di minacce avanzate hanno mostrato come il dominio cyber sia ormai centrale per le capacità operative e la tutela delle infrastrutture critiche. Un impegno che riflette una crescente consapevolezza strategica e il valore del coordinamento tra Difesa e settore privato

Si è chiusa una delle principali esercitazioni italiane dedicate alla difesa digitale, un appuntamento che restituisce una fotografia concreta di come il dominio cibernetico sia ormai parte integrante della sicurezza nazionale. L’Aeronautica militare ha presentato i risultati di un’attività lunga e articolata che ha coinvolto strutture operative, logistiche e di comando, mettendo alla prova la tenuta dei propri sistemi informativi.

La sfida delle minacce ibride nel contesto europeo

L’annuncio arriva in una fase in cui le Forze armate europee sono chiamate a confrontarsi con minacce sempre più ibride e pervasive, capaci di colpire infrastrutture critiche e processi decisionali senza distinzione tra ambito militare e civile. In questo quadro, l’esercitazione assume un valore che va oltre il perimetro tecnico, perché segnala una consapevolezza strategica crescente e una volontà di adattamento a un contesto di sicurezza in rapido mutamento.

Sei mesi di esercitazione per testare la resilienza cyber

Nel dettaglio, l’undicesima edizione di Cyber eagle si è svolta presso il Reparto sistemi informativi automatizzati dell’Aeronautica militare ed è durata sei mesi, coinvolgendo personale specializzato in sinergia con il Comando per le operazioni in rete della Difesa. Sono state testate oltre 38 mila postazioni di lavoro e analizzati circa trecento terabyte di dati, con attività mirate a valutare e migliorare la resilienza cibernetica dei sistemi aeronautici, sia sulle reti IT sia sulle infrastrutture operative.

Il cyber come terreno centrale della sicurezza nazionale

Durante la presentazione dei risultati, il sottosegretario alla Difesa Matteo Perego di Cremnago ha osservato che “il dominio cyber non è più da considerarsi separato, poiché permea ogni aspetto della nostra quotidianità”, definendolo uno dei principali terreni di confronto della guerra ibrida e richiamando la difesa delle infrastrutture critiche come priorità strategica per la sicurezza nazionale. Le simulazioni hanno interessato anche nodi sensibili come la quarantaseiesima Brigata aerea di Pisa e il Reparto sperimentale di Decimomannu, con verifiche sulla continuità dei servizi di navigazione e controllo del traffico aereo e con l’impiego di red team che hanno operato secondo modalità assimilabili a minacce persistenti avanzate.

La dimensione digitale come pilastro delle capacità operative

In questo contesto, il Capo di Stato maggiore dell’Aeronautica militare, generale Antonio Conserva, ha ribadito che “la dimensione digitale non è un elemento accessorio ma un pilastro delle capacità operative”, sottolineando la necessità di strumenti nuovi, professionalità altamente specializzate e capacità trasversali in un approccio multidominio orientato a una deterrenza credibile.

Talenti e partenariato pubblico privato per la resilienza del Paese

A completare il quadro è intervenuto anche Enzo Vecciarelli, presidente e amministratore delegato di Deas Cyber+, che ha richiamato l’esigenza di creare le condizioni per attrarre e integrare i talenti provenienti dal settore privato, valorizzando competenze e motivazioni di una nuova generazione chiamata a lavorare su progetti di frontiera per la sicurezza del Paese, confermando il ruolo del partenariato pubblico privato come leva strutturale della resilienza nazionale.


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