Il futuro del Ssn passa dalla capacità di usare i dati per guidare le decisioni e premiare il miglioramento delle performance. Una sfida politica prima ancora che tecnologica. Ecco le traiettorie delineate nel corso della terza edizione di Net-Health
Si è svolta ieri presso la Sala della Regina della Camera dei deputati la terza edizione di Net-Health – Sanità in rete 2030, un progetto coordinato da LS Cube che ha riunito istituzioni nazionali e regionali, esperti, università e industria per discutere di innovazione, dati e nuovi modelli di governance del Servizio sanitario nazionale. Nel suo messaggio in apertura, il presidente della Camera dei deputati Lorenzo Fontana l’iniziativa “un’occasione per un confronto sul tema della salute pubblica e sul contributo che nuove tecnologie possono offrire al progresso medico-scientifico”, richiamando il valore dei dati sanitari come “risorsa preziosa che permette alla ricerca clinica di raggiungere risultati promettenti nella diagnosi e nel trattamento delle patologie”, soprattutto nelle malattie rare e nello sviluppo di nuovi trattamenti. Un invito a guardare avanti che è arrivato anche dal vicepresidente della commissione Affari sociali, Luciano Ciocchetti, promotore dell’incontro, secondo cui è necessario “affrontare con lucidità e visione le sfide davanti. La trasformazione della sanità non è una sfida futura ma un processo già in corso”. Due i tavoli di lavoro, al centro dell’incontro. Il primo dedicato al potenziale dei dati sintetici nella generazione di evidenze cliniche e nella programmazione sanitaria; il secondo focalizzato sui sistemi premiali avanzati per migliorare l’erogazione dei Lea e rafforzare la correlazione tra risorse, performance e risultati di salute.
Aprire il cantiere delle riforme
La sanità italiana è chiamata ad aprire “uno dei cantieri più importanti per il futuro del Paese, quello delle riforme”, ha affermato il co-presidente dell’Intergruppo per l’Innovazione sostenibile in sanità, Daniele Manca richiamando la necessità di rendere espliciti i due pilastri costituzionali – universalità e diritto alla salute, sostenuti dall’equilibrio di bilancio – che oggi “se non accompagnati dalle riforme rischiano di andare in contrapposizione”. L’innovazione, secondo Manca, può diventare un elemento di sintesi, purché governata correttamente: “non si parla abbastanza del contributo che le nuove tecnologie potrebbero assumere per tenere insieme universalità, innovazione ed equilibri finanziari”. Manca ha inoltre richiamato l’importanza dei sistemi premiali, “un lavoro preziosissimo” che, se applicato su scala nazionale, consentirebbe di “riconoscere ciò che funziona” e costruire reti efficaci in ogni parte del Paese.
Un framework per i dati sintetici
Con la guida scientifica di Gastone Castellani professore di Fisica e Biophysics presso l’Università di Bologna, il tavolo di lavoro ha voluto “definire un framework metodologico che aiuti anche i legislatori per una normazione dei dati sintetici con requisiti minimi di condivisibilità”. Basandosi su case study clinici, il tavolo ha svolto un’analisi normativa e regolatoria e un’analisi di impatto economico “per colmare un vulnus che è quello della regolamentazione dei dati sintetici”. Per il direttore tecnico-scientifico di Aifa Pierluigi Russo, “abbiamo un volume di dati sanitari che usiamo poco e male, o quantomeno potremmo usare meglio”. L’esigenza è chiara: una governance efficace e un uso sistemico dei dati per decisioni organizzative, gestionali e programmatorie più appropriate.
Le potenzialità per il sistema
Dalla data augmentation nelle malattie rare, all’ottimizzazione degli studi clinici superando limiti etici e logistici – come ad esempio nel caso dei trial controllati randomizzati –, fino alla possibilità di prevedere fabbisogni organizzativi e di valutare l’impatto economico dei trattamenti in modo più accurato – aprendo così a valutazioni e decisioni basate sul valore complessivo delle tecnologie, non limitandosi a logiche di costo –, le potenzialità sono molteplici. L’uso combinato di algoritmi avanzati e dataset sintetici validati potrà offrire la possibilità di “restituire subito il valore di un intervento terapeutico, confermandolo o rivalutandolo” garantendo così decisioni più rapide ed efficienti, ha spiegato Guido Rasi, già direttore esecutivo Ema e oggi consulente del ministro della Salute. A sottolineare la dimensione sistemica è stato il capo dipartimento della Programmazione del ministero della Salute, Francesco Saverio Mennini. Attraverso l’uso dei dati – ha ricordato – si generano “risparmi e riduzioni di costo sia dal punto di vista della ricerca e del settore industriale ma anche per il sistema nel suo complesso”. Con conseguenze che arrivano a toccare anche l’accesso alle cure e la sostenibilità del sistema sanitario nazionale. “Al Ministero stiamo lavorando in questa direzione con i modelli predittivi attivati”, ha aggiunto.
Attrarre investimenti
Federico Chinni, membro del comitato di presidenza di Farmindustria, ha richiamato il ruolo delle life science come tema di sicurezza nazionale: elemento che dovrebbbe contribuire ad uscire da una logica puramente contabile e considerare ricerca e innovazione come investimenti strategici. Chinni ha ricordato la crescita del settore – da 6mila a 20mila nuove tecnologie immesse sul mercato negli ultimi vent’anni – e gli oltre 2mila miliardi di dollari di R&S previsti tra il 2025 e il 2030: risorse che l’Italia deve mettersi nelle condizioni di attrarre. “Alla base di questa capacità ci sono i dati”, ha detto, evidenziando come il digitale possa essere “un potente amplificatore ma anche un divaricatore” se non si colma il digital divide.
Un cambio di paradigma orientato al valore
Il percorso sviluppato dal secondo tavolo di lavoro ha proposto “un cambio di paradigma orientato al valore, che incentivi le Regioni a migliorare e mantenere performance elevate”, ha spiegato Gilberto Turati, professore di Scienza delle finanze presso l’Università cattolica del sacro cuore di Roma, sottolineando le criticità legate alla ripartizione di fondi in sanità nello specifico l’attuale “mancanza di collegamento tra i con gli indicatori che dovrebbero misurare la performance nella quota premiale”; quota, oltretutto, “di entità limitata”. Il direttore generale della Programmazione del ministero della Salute, Walter Bergamaschi, ha sottolineato la “grande necessità di rinnovare e far evolvere sia i sistemi di riparto del Fondo che quelli di gestione delle premialità”, oggi troppo poco collegati alla capacità effettiva di performance.
Tenere il sistema unito
Bergamaschi ha richiamato la necessità di “contemperare l’incentivo al miglioramento delle performance con la capacità di tenere il sistema unito”, ricordando che il sistema attuale, pur con i suoi limiti, ha consentito alle Regioni in maggiore difficoltà di recuperare sostenibilità e avvicinarsi all’erogazione dei Lea. Al centro del dibattito la costruzione di un sistema premiale più moderno e orientato al miglioramento continuo che tenga conto della situazione di partenza, valorizzando il delta di miglioramento. Elisa Pirro, senatrice e membro della Commissione Bilancio, che ha definito la proposta “molto interessante perché non mette in competizione i più bravi con i meno bravi”. Premiare il miglioramento rispetto al punto di partenza – e non solo il livello assoluto di performance – può infatti “rappresentare un passo avanti”. E, in un momento dove spesso si parla di coperte troppo corte, “il problema – ha sottolineato Antonietta Guerrieri, direttore Uoc Gestione economica del Ssn presso Agenas – non è la quantità di risorse, ma il governo delle risorse”. “Agenas – ha aggiunto – ha già immaginato nuovi indicatori per la misurazione della performance delle aziende ospedaliere e territoriali”, concentrati su efficienza economico-gestionale ed economico-finanziaria.
Il sondaggio YouTrend
Nel corso dell’evento, la presentazione dell’indagine condotta da YouTrend ha evidenziato come il 64% degli italiani si dichiara a proprio agio nell’utilizzo di strumenti digitali sanitari, mentre il 60% approva l’impiego dell’IA nella ricerca scientifica e nella sperimentazione clinica. Significativa anche la disponibilità a contribuire alla ricerca: il 66% si dice favorevole a mettere a disposizione i propri dati sanitari tramite sistemi basati su IA. A fronte di questa fiducia crescente, il 70% dei parlamentari e dei consiglieri regionali riconosce la necessità di introdurre norme specifiche per regolamentare l’uso dei dati sintetici e dell’intelligenza artificiale in sanità; consenso che sale al 90% tra i consiglieri regionali quando si parla dell’utilità dell’IA nello sviluppo di nuovi farmaci. La ricerca ha inoltre sondato il sentire di cittadini e istituzioni verso i sistemi premiali, registrando un consenso trasversale: il 48% dei cittadini, il 53% dei parlamentari e il 74% dei consiglieri regionali si è detto favorevole all’introduzione di incentivi per migliorare le performance regionali. Una convergenza che conferma il valore di leve innovative per rendere il sistema più efficiente ed equo.
















