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Da Tajani a Salvini, tutti i dubbi dubbi dell’Italia sugli asset russi

A poche ore dal congelamento sine die delle riserve della Banca centrale russa, sancito dall’Unione Europea, Roma mostra i primi segni di nervosismo sulla volontà di andare fino in fondo nella monetizzazione degli asset. E da Mosca sono in arrivo le prime rappresaglie

Altolà. L’Italia tira il freno a mano sugli asset russi, vinta dalle paure per un possibile contenzioso legale con la Russia, a valle di uno smobilizzo su larga scala delle riserve della Banca centrale russa detenute in Europa. Nelle scorse ore Bruxelles ha dato il via libera al congelamento indeterminato dei beni: sono 25 i Paesi che hanno votato a favore, mentre Ungheria e Slovacchia hanno detto no. Freddo il sì arrivato da Roma, che, insieme a Belgio, Bulgaria e Malta, ha fatto mettere a verbale il no all’utilizzo dei fondi in vista del Consiglio europeo.

Il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha sottolineato che l’Italia ha approvato la proposta di congelare gli asset russi in Europa, ma sul loro utilizzo per finanziare l’Ucraina nutre “serie perplessità: noi abbiamo approvato la proposta di congelare gli asset russi. Ma questo non è un passaggio automatico sull’utilizzo di questi asset congelati per finanziare l’Ucraina, noi abbiamo serie perplessità dal punto di vista giuridico. Se fosse evitato qualsiasi dubbio giuridico si potrebbero utilizzare anche i beni congelati”, ha detto il ministro.

“Se poi dovesse esserci una causa da parte russa e dovessimo perdere, sarebbe un danno dall’immagine dell’Italia, dell’Europa. Quindi si deve aiutare l’Ucraina ma noi riteniamo che possano esserci anche altre soluzioni”, ha aggiunto. E poi ha ribadito: “Noi siamo assolutamente favorevoli ad aiutare l’Ucraina, però ci sono dei dubbi giuridici. Se fosse evitato qualsiasi dubbio giuridico si potrebbero utilizzare anche i beni congelati. Noi diciamo sì agli aiuti all’Ucraina, ma vediamo che tipo di aiuti dare, cioè se utilizzando i beni congelati oppure trovare una soluzione differente”.

Perplesso anche il ministro Tommaso Foti, per il quale occorre fare attenzione a “non creare precedenti, perché di fatto l’articolo 122 del Trattato di funzionamento dell’Unione europea dice altro. Stiamo parlando del blocco degli asset e non dell’utilizzo degli asset. Perché anche sotto questo profilo non possiamo dimenticare che vi sono delle richieste di avere una base giuridica consolidata per poter agire e questa base giuridica consolidata, a oggi, nessuno l’ha prospettata o è riuscito ad argomentarla in modo convincente”.

Tra le voci più critiche, quella del leader leghista Matteo Salvini. “Personalmente lo ritengo un azzardo e un’imprudenza e bene ha fatto il governo italiano a mettere i puntini sulle i, perché appunto siamo in un libero mercato, non siamo in guerra contro la Russia”, ha detto il vicepremier. “Confiscare beni, soldi e negozi ha come controindicazione che i russi faranno altrettanto. Io ricordo che noi abbiamo 314 aziende italiane in Russia che fanno fatturato e che danno lavoro, quindi mi sembra che a Bruxelles qualcuno stia scherzando col fuoco”.

Una cosa è certa: le misure di ritorsione della Russia al congelamento dei suoi asset da parte dell’Ue non tarderanno ad arrivare, ha avvertito la portavoce del ministero degli Esteri Maria Zakharova. “La nostra risposta sarà immediata. La Banca di Russia ha pubblicato una dichiarazione dettagliata sulla questione il 12 dicembre. Misure concrete sono già in fase di attuazione”, ha affermato Zakharova in una nota pubblicata sul ministero degli Affari esteri e rilanciata da Ria Novosti.


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