Una Master Class organizzata da Med-Or, con la collaborazione di Fincantieri, ha restituito l’immagine di uno spazio subacqueo che non è più una periferia strategica, ma un cuore pulsante della dimensione economica e geoeconomica globale. Proteggerlo significa garantire la continuità dei flussi di dati, energia e materie prime su cui si fondano le economie contemporanee
La protezione dello spazio sottomarino sta emergendo con forza come uno dei nodi strategici centrali della sicurezza contemporanea, non solo sul piano militare ma soprattutto su quello economico e infrastrutturale.
In un momento storico in cui attori globali come gli Stati Uniti ridisegnano il perimetro dell’interesse nazionale attorno alla “economic security”, la protezione di infrastrutture critiche come quelle sottomarine diventa una priorità in cima all’agenda di interessi, relazioni, cooperazione e rischi.
È questo il filo conduttore della Master Class “Ecosistemi Underwater e Applicazioni Industriali”, ospitata dalla Luiss Guido Carli e organizzata dalla Med-Or Italian Foundation, in collaborazione con Fincantieri, che ha riunito attori dal mondo di industria, energia, infrastrutture e accademia per riflettere su un dominio sempre più critico e sebbene apparentemente meno visibile.
Sul palco, sono intervenuti, per Fincantieri, Gabriele Maria Cafaro, Executive Vice President Underwater, e Andrea Savino, Vice President Unconventional Underwater Solutions, insieme a Matteo Marchiori, Ceo di Ids – Ingegneria dei Sistemi, società del Gruppo Fincantieri. La tavola rotonda ha poi visto la partecipazione di Alfio Rapisarda, Head of Global Security di Eni, Fabio Panunzi Capuano, Vice President Business Development & Corporate Diplomacy di Sparkle, e Massimo Ilariucci, Responsabile Sicurezza di Terna. Il confronto è stato moderato dal giornalista Rai Giancarlo Loquenzi, mentre le conclusioni sono state affidate ad Aldo Sandulli, Professore Ordinario di Diritto Amministrativo e Coordinatore dell’Osservatorio LOTUS – Law of the Underwater and Space della Luiss.
Dalla master-class esce una consapevolezza: l’underwater è oggi il livello su cui poggia una parte significativa del funzionamento delle economie avanzate. I cavi sottomarini trasportano la quasi totalità del traffico dati globale, inclusi flussi finanziari, comunicazioni strategiche e servizi digitali essenziali.
Allo stesso tempo, gasdotti, oleodotti ed elettrodotti offshore garantiscono la catena tra produzione e approvvigionamento energetico di interi Paesi. Qualsiasi danneggiamento di queste infrastrutture ha un impatto diretto sulla continuità economica, sulla stabilità dei mercati, sulla resilienza degli Stati — e in definitiva sulla vita quotidiana delle collettività.
La peculiarità del dominio subacqueo risiede nel suo costo strutturale di vulnerabilità. A differenza delle infrastrutture terrestri o di superficie, un’interruzione in ambiente offshore non è facilmente riparabile. Un cavo o un tubo danneggiato sul fondale marino richiede interventi complessi, navi specializzate, finestre operative limitate e costi che possono raggiungere decine di milioni di euro, con tempi di ripristino incompatibili con le esigenze di continuità economica. Questa asimmetria trasforma l’underwater in un moltiplicatore di rischio: non serve colpire spesso, basta colpire bene.
Ed è in questo contesto che la protezione non può essere intesa solo come sorveglianza passiva. Le tecnologie sviluppate nel settore underwater consentono oggi di operare su più livelli: dalla riduzione della tracciabilità acustica delle piattaforme alla creazione di falsi bersagli, fino all’impiego di contromisure e sistemi in grado di ingannare o saturare i sensori avversari. L’obiettivo non è soltanto difendere un singolo asset, ma aumentare il costo e l’incertezza di qualsiasi azione ostile, rafforzando la deterrenza in uno spazio per definizione opaco, coperto anche dagli abissi.
Il ruolo dell’industria italiana, e in particolare di Fincantieri, emerge come centrale in questa architettura. L’azienda si configura non solo come fornitore di soluzioni tecnologiche, ma come abilitatore di ecosistema, capace di integrare sensori, effettori, piattaforme unmanned, intelligenza artificiale e capacità ISR in un approccio modulare e scalabile. Questo approccio, mosso anche tramite le controllate come la Wass, risponde tanto alle esigenze militari quanto a quelle civili, rafforzando il valore del dual-use come leva industriale, tecnologica e politica.
Accanto alla dimensione tecnologica, la Master Class ha evidenziato la complessità regolatoria che caratterizza la protezione delle infrastrutture sottomarine. Regolamenti che rappresentano altre complicazioni, con ripercussioni ultime sempre sulla dimensione economica. Le attività energetiche e di telecomunicazione si svolgono spesso in acque internazionali o in aree soggette a giurisdizioni differenti, con normative eterogenee e livelli di apertura variabili all’impiego di tecnologie di sicurezza avanzate straniere. Questo rende indispensabile una cooperazione strutturata tra industria, Stati e organizzazioni internazionali, sia in ambito europeo — attraverso strumenti come l’European Defence Fund — sia nel quadro Nato.
Il tema dei cavi sottomarini è emerso come particolarmente sensibile. Accadimenti accidentali, legati ad attività di pesca a strascico o ancoraggi, rappresentano ancora la maggioranza delle interruzioni, ma il contesto geopolitico ha reso evidente la possibilità di azioni deliberatamente ostili. La ridondanza dell’infrastruttura, la riduzione della latenza — cruciale per settori come la finanza — e la sovranità dei dati sono diventate priorità strategiche. In questo quadro, la collaborazione tra operatori privati come Sparkle e Marina militare assume un valore determinante per il monitoraggio, la prevenzione e la gestione rapida delle anomalie.
La dimensione energetica completa il quadro. Oleodotti e soprattutto gasdotti offshore, ma anche elettrodotti, come quelli che collegano l’Italia ad altri partner nel Mediterraneo, costituiscono infrastrutture critiche per definizione, esposte a rischi che vanno ben oltre il sabotaggio tradizionale. Eventi recenti come il caso del sabotaggio Nord Stream hanno reso evidente quanto la sicurezza energetica sia indissolubilmente legata alla sicurezza dell’underwater, e quanto sia necessario sviluppare soluzioni di protezione che tengano conto delle specificità operative di ogni contesto nazionale e giuridico.
Nel suo insieme, la Master Class ha restituito l’immagine di uno spazio subacqueo che non è più una periferia strategica, ma un cuore pulsante della dimensione economica e geoeconomica globale. Proteggerlo significa garantire la continuità dei flussi di dati, energia e materie prime su cui si fondano le economie contemporanee.
In questo senso, le capacità industriali, tecnologiche e di cooperazione sviluppate dall’Italia rappresentano non solo un asset nazionale, ma un contributo rilevante alla resilienza europea e internazionale. È d’altronde in quest’ottica che l’Italia ha desto il Polo Nazionale della Dimensione Subacquea (PNS) è una struttura strategica italiana, inaugurata a La Spezia nel dicembre 2023, che funge da incubatore tecnologico e punto di riferimento nazionale per la ricerca e lo sviluppo in ambito underwater.
















