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Mosca deve pagare, ma sugli asset serve più lucidità. La linea Meloni

La premier alla Camera per le tradizionali comunicazioni che precedono il Consiglio europeo più delicato dell’anno. La Russia deve rispondere delle sue azioni e pagare per i danni causati all’Ucraina, ma guai a farsi prendere la mano con soluzioni frettolose e frutto di forzature. E comunque, decideranno solo i capi di governo

Mosca deve pagare per la guerra scatenata contro l’Ucraina, ma nei tempi e nei modi più giusti. A ventiquattr’ore dal Consiglio europeo più importante dell’anno, chiamato a decidere sulle sorti del sostegno economico dell’Europa a Kyiv, l’Italia detta la linea.

Quella sua, che nei fatti è un compromesso tra chi vuole usare i 200 miliardi di riserve della Bank of Russia ora e subito e chi, invece, quei denari non li vuole proprio toccare. Bisognerà aspettare venerdì pomeriggio per capire da che parte l’Europa vuole stare. Di sicuro, però, a leggere tra le righe le dichiarazioni della premier rese a Camera e Senato, viene fuori una postura piuttosto chiara: prima di monetizzare i beni della Russia messi sotto chiave in Europa, bisogna tentarle tutte, le strade.

La linea italiana

“Se si decide di andare verso questa direzione di uso degli asset russi sarebbe miope, rivolgere le attenzioni su un unico soggetto detentore dei beni sovrani russi congelati, cioè il Belgio, quando anche altre nazioni partner hanno asset immobilizzati nei rispettivi sistemi finanziari”, ha esordito Meloni. “La nostra volontà di aiutare il popolo ucraino non è mai stata e non sarà mai in discussione e desidero ricordare in questa sede che proprio sotto la presidenza italiana del G7 è stato raggiunto il primo storico ma allo stesso tempo solido giuridicamente e finanziariamente compromesso per fare leva sui frutti dei fondi congelati russi. Ma oggi come ieri abbiamo il dovere di cercare la soluzione più efficace per preservare l’equilibrio tra la fornitura di un’assistenza concreta all’Ucraina da un lato e il rispetto dei principi di legalità, sostenibilità e stabilità finanziaria e monetaria dall’altro”. E dunque, “siamo aperti a tutte le soluzioni e intendiamo privilegiare quella che meglio può garantire questo equilibrio, ma si tratta di decisioni complesse che non possono essere forzate”.

Tutto ciò premesso, una decisione di tale portata va presa solo ed esclusivamente a livello di leader. Senza seconde linee. “Come sapete l’Italia ha deciso di non far mancare il proprio appoggio al regolamento che ha fissato l’immobilizzazione dei beni russi senza tuttavia ancora avallare alcuna decisione sul loro utilizzo: lo abbiamo fatto pur non condividendo il metodo utilizzato perché non vi siano ancora una volta dubbi sulla linea coerente di sostegno che il governo ha sempre mantenuto nei confronti dell’Ucraina”, ha messo in chiaro Meloni. “Abbiamo ribadito un principio che consideriamo fondamentale: decisioni di questa portata giuridica finanziaria e istituzionale, come anche quella dell’eventuale utilizzo degli asset congelati, non possono che essere prese a livello dei leader: sarà questo ad assicurare la continuità del sostegno finanziario per il prossimo biennio, individuando la soluzione complessivamente più sostenibile per gli Stati membri nel breve e nel lungo termine”.

Mosca deve pagare

Attenzione, nessuna concessione o benevolenza con Mosca. La quale deve assolutamente pagare per i danni causati all’Ucraina e all’Europa stessa. “L’Italia considera sacrosanto il principio secondo cui debba essere prioritariamente la Russia a pagare per la ricostruzione della nazione che ha aggredito, ma questo risultato deve essere raggiunto con una base legale e solida”, ha rimarcato Meloni.

“Intendiamo inoltre chiedere chiarezza rispetto ai possibili rischi connessi alla proposta di utilizzo della liquidità generata dall’immobilizzazione degli asset particolarmente quelli reputazionali, di ritorsione collegati a nuovi pesanti fardelli per i bilanci nazionali. Lo voglio ribadire in un momento in cui il governo è impegnato con serietà e determinazione a portare l’Italia fuori dalla procedura per deficit eccessivo ereditata grazie alle allegre politiche di bilancio dei governi che ci hanno preceduto”. Adesso, la parola ai leader. Domani.


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