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Il Mercosur si farà, ma servono garanzie. Cosa si sono detti Meloni e Lula

Il risultato è uno stop and go che ravviva l’impegno per la firma, con la comprensione e la convergenza del governo brasiliano. Anche Madrid si dice d’accordo con Roma, con il premier Pedro Sanchez che osserva: “Aspettato per 25 anni, possiamo aspettare un mese di più”

Nessuna marcia indietro. Sul Mercosur Palazzo Chigi si dice pronto a firmare l’intesa (dopo 25 anni di trattative) “non appena verranno fornite le risposte necessarie agli agricoltori, che dipendono dalle decisioni della Commissione Ue e possono essere definite in tempi brevi”. Quindi il governo italiano punta a capire tutti i dettagli, assicurando certezza all’impianto normativo complessivo e, solo dopo, passare all’ufficialità delle firme.

24 ore prima a “prendere la parola” era stata la mobilitazione per le strade e piazze dove i rappresentanti del settore agricolo avevano protestato con veemenza contro l’accordo Ue-Mercosur, le modifiche alla Politica Agricola Comune e una nuova tassa sui fertilizzanti. Ma se da un lato la presidente della Commissione Europea sperava di firmare questo trattato in occasione del vertice del Mercosur in Brasile di domani, dall’altro Italia e Francia si sono opposte all’approvazione facendo mancare la maggioranza qualificata degli Stati membri.

Giorgia Meloni aveva esortato il presidente brasiliano a sostenere l’opzione del rinvio. Inoltre nella conversazione telefonica di ieri sera con Lula, la premier ha spiegato in dettaglio le motivazioni (di merito e non ideologiche) della decisione. Il risultato è uno stop and go che ravviva l’impegno per la firma, con la comprensione e la convergenza del governo brasiliano. Anche Madrid si dice d’accordo con Roma, con il premier Pedro Sanchez che osserva: “Aspettato per 25 anni, possiamo aspettare un mese di più”.

Si ritrova, quindi, la linea italiana sul Mercosur ovvero che non ci sono le condizioni per il via libera all’Accordo Ue-Mercosur, che è stato valutato ancora eccessivamente squilibrato e penalizzante per l’agricoltura europea. Il nodo verteva le sufficienti garanzie sul rispetto delle norme europee in materia di controlli veterinari e fitosanitari, il rispetto dei nostri standard di salubrità e di qualità per i prodotti destinati ad entrare nel nostro mercato interno. Senza dimenticare il tema legato alle adeguate compensazioni a favore dei produttori europei, nel caso di perturbazioni di mercato.

Il capodelegazione di Fratelli d’Italia Carlo Fidanza, coordinatore del gruppo Ecr in Commissione Agricoltura al Parlamento europeo ha aggiunto che con Giorgia Meloni vince la linea del buon senso “al fine di utilizzare le prossime settimane per rafforzare le salvaguardie previste per i nostri agricoltori, affermare con piu’ forza il principio di reciprocita’ e affrontare da subito il ripristino di stanziamenti adeguati per le politiche agricole”.

Meloni lo ha detto chiaramente: la firma sarà rimandata solo di qualche settimana, necessarie a fornire le “garanzie” richieste dal mondo agricolo. Al termine del Consiglio Europeo a Bruxelles, la presidente del Consiglio ha spiegato che “le salvaguardie sono necessarie per i nostri prodotti per un settore che altrimenti potrebbe essere colpito”.

 


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