Sostegno all’Ucraina, gestione degli asset russi, Mercosur e autonomia strategica europea: il presidente della Commissione Politiche Ue del Senato analizza gli esiti del Consiglio europeo e il ruolo dell’Italia nel rafforzare coesione, credibilità e capacità d’azione dell’Unione in un contesto geopolitico sempre più competitivo
In occasione del Consiglio europeo dedicato ai principali dossier strategici dell’Unione – dal sostegno all’Ucraina al finanziamento di lungo periodo per Kyiv, dalla gestione degli asset russi congelati al futuro dell’accordo Ue-Mercosur, fino al dibattito sull’autonomia strategica europea – Formiche.net ha intervistato Giulio Terzi di Sant’Agata, già ministro degli Esteri e oggi presidente della Commissione Politiche dell’Unione europea del Senato.
Considerato tra i parlamentari italiani con maggiore esperienza in materia di politica estera e sicurezza internazionale, Terzi offre una lettura politica e istituzionale dei risultati dell’EuCo, soffermandosi sul ruolo svolto dall’Italia nel favorire convergenze europee, sull’equilibrio tra deterrenza e legalità nella risposta alla guerra russa in Ucraina, e sul posizionamento dell’Unione in un contesto geopolitico segnato da competizione strategica, pressioni esterne e ridefinizione del rapporto transatlantico.
Nel quadro di questo Consiglio europeo, si è discusso del sostegno all’Ucraina in un clima ostile, in cui le pressioni provenienti da attori autoritari, specialmente dalla Russia, non sono di certo mancate. Come valuta il contributo dell’Italia in questa partita?
Valuto il contributo dell’Italia come un contributo essenziale. La nostra Nazione, sulla questione ucraina, non ha mai vacillato e anzi, come dimostrano le conclusioni di quest’ultimo Consiglio europeo, ha tracciato la direzione europea. La risoluzione di maggioranza che abbiamo votato in Senato mercoledì, dopo le comunicazioni della presidente Meloni, si ritrova perfettamente in quella dell’Ue. Il governo Meloni non ha mai mancato di sottolineare il fermo sostegno a Kyiv e al popolo ucraino che ormai quattro anni combatte contro una brutale aggressione russa. Così come è sempre stata in prima linea nel sostenere l’adesione dell’Ucraina all’Ue.
Il Consiglio europeo appena concluso ha trovato la quadra sul finanziamento per il prossimo biennio a Kyiv…
La risposta del Consiglio europeo è fondamentale, almeno per due aspetti. Il primo, la coesione. La lunga trattativa ha dato i suoi frutti e il prestito all’Ucraina da 90 miliardi, basato sul bilancio comunitario, è ora realtà. Sembrava impossibile e invece i 27 leader europei hanno concordato sullo strumento di debito comune, nel quadro di una cooperazione rafforzata (articolo 20 TUE), in relazione allo strumento basato sull’articolo 212 TfUe. È un’Europa, quella di oggi, decisamente più unita rispetto ai mesi passati.
Non era scontato e penso che l’Italia, con la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, sia stata protagonista di tale positivo cambiamento. C’è forse più consapevolezza ora che la minaccia russa esiste ed è un rischio per la nostra sicurezza, e non solo, che occorre reagire senza fare sconti al Presidente Putin. Anche l’ok definitivo dei giorni scorsi del Parlamento europeo sullo stop al gas russo – scelta che Ecr da tempo sostiene – si inserisce in tale contesto. L’Ue sta ritrovando coraggio e si sta liberando dalle catene della dipendenza, sotto tutti i profili.
Sulla questione degli asset russi congelati: è sfumata l’idea di utilizzare gli asset russi per il finanziamento all’Ucraina, Meloni l’ha definita “una scelta di buonsenso”. Che ne pensa?
Gli asset, come ha ben spiegato la presidente Meloni, resteranno congelati e potranno essere usati se la Russia, al termine della guerra, non pagherà le riparazioni. È assolutamente una buona soluzione. L’importante è che il sostegno finanziario all’Ucraina per i prossimi due anni sia garantito, e ciò è stato fatto. Sull’utilizzo degli asset russi le perplessità giuridiche erano diverse, e se da un lato è necessario rispettare il diritto internazionale e il principio di legalità, dall’altro – un concetto che la presidente Meloni ha sempre sottolineato – è importante anche tutelare la stabilità finanziaria e monetaria delle nostre economie. Il Consiglio europeo ha trovato la quadra.
Sull’accordo Ue-Mercosur: mentre gli agricoltori di tutta Europa marciavano con i loro trattori su Bruxelles, l’Ue ha optato per rinviare la firma dell’accordo con il Mercosur. Nella giornata di ieri, c’è stata pure una telefonata tra Meloni e il presidente brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva che, inizialmente, aveva lanciato l’ultimatum e dichiarato “o si firma ora o mai più” e, invece, poi ha cambiato idea…
Rinviare la firma dell’accordo con i Paesi Mercosur – assieme allo scongiurare l’uso dei beni russi congelati – era prioritario per l’Italia e possiamo orgogliosamente affermare che la presidente Meloni ha centrato anche questo obiettivo. È stata proprio l’Italia ad esser l’ago della bilancia. La presidente Meloni non ha mai avuto una posizione oltranzista sull’accordo, sia chiaro, il nostro è sempre stato un “sì” condizionato.
Oggi la voce dell’Italia è stata ascoltata e ora si lavorerà all’inserimento di adeguate garanzie di reciprocità per il settore agricolo. È stato un passo importante, perché indubbiamente tutti riconosciamo l’importanza economica, strategica e anche politica dell’accordo Ue-Mercosur. Viviamo in un tempo di tensioni geopolitiche evidente e per l’Ue l’apertura a nuovi mercati è cruciale. Al tempo stesso, però, occorre tutelare anche il nostro mercato e la nostra agricoltura. Il confronto tra i leader europei è stato un momento importante e costruttivo e sicuramente, una volta precisate le garanzie, l’Italia sarà convintamente a favore di firmare un’intesa storica come quella con il blocco Sudamericano.
Tiriamo dunque le somme di questo 2025, quale ruolo dell’Ue nello scenario geopolitico, a fronte di un rapporto solido con gli Usa che però ci chiedono di agire autonomamente sulle questioni di sicurezza?
Il rapporto tra gli Stati Uniti e l’Europa è solido, non potrebbe essere altrimenti, e anche allineato. Il presidente Putin ci sperava ma invece no, non è riuscito e non riuscirà a spaccare l’Europa e l’Occidente. Lo ha detto chiaramente ad “Atreju” la presidente Meloni, “non abbiamo mai amato le ingerenze straniere, da qualsiasi parte quelle ingerenze arrivino, abbiamo sempre preferito una costosa libertà”.
Ora l’Ue ne è consapevole, innanzitutto ha ben chiara la natura della Russia di Putin: la minaccia ibrida; l’utilizzo capillare della disinformazione e dell’ingerenza in tutta Europa, e nei Paesi candidati all’Ue, inclusa l’Ucraina; i droni che sorvolano i nostri spazi aerei. Tutto questo è inaccettabile e le conclusioni del Consiglio europeo sono precise: si vuole potenziare in modo decisivo la prontezza dell’Europa alla difesa entro il 2030, si vogliono ridurre le dipendenze strategiche e affrontare le carenze in termini di capacità critiche, anche nel settore dello spazio, con un approccio a 360 gradi.
È sempre più ferma la volontà europea di divenire un pilastro solido dentro l’Alleanza atlantica. In contemporanea, sarà fondamentale rafforzare anche l’intera regione Mediterranea, e in questo senso è molto positivo che il Consiglio europeo abbia chiesto l’attuazione rapida e efficiente del Patto per il Mediterraneo, “per affrontare le sfide e le opportunità regionali comuni in uno spirito di cotitolarità, interesse reciproco e responsabilità congiunta”. Se pensiamo al Piano Mattei per l’Africa o a Imec, ancora una volta non possiamo non vedere come l’Italia, con il governo Meloni, sia protagonista essenziale.
















