“Per le imprese italiane il quantum diventerà infrastruttura strategica quando sarà accessibile, affidabile e integrato nei processi reali, non quando resterà confinato in pochi laboratori. È esattamente per questo che serve un ecosistema integrato e non iniziative isolate”. Conversazione con Alessio Butti, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, a margine degli Stati Generali del Quantum
Dal parlare di “Quantum” alla sua messa a terra. Una partita ancora aperta che vede il nostro Paese in prima linea. Ne sono una prova gli Stati Generali del Quantum, organizzati dal Dipartimento per la Trasformazione Digitale della Presidenza del Consiglio, che, dopo la pubblicazione della strategia nazionale nel luglio scorso, segna un ulteriore passo avanti verso questo acceleratore di competitività. Formiche, media partner dell’evento, ne ha parlato con il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Alessio Butti, che ha promosso l’iniziativa.
La prima edizione degli Stati Generali del Quantum ha fatto un punto su dove vuole andare l’Italia in questa fase di implementazione di questa tecnologia strategica. Come è emerso, nel corso dell’evento, sono ancora poche le realtà industriali del quantum nel mondo, e l’Europa e l’Italia si stanno posizionando bene. Quali sono i prossimi passi?
La prima edizione degli Stati Generali del Quantum, è stata un successo straordinario, con quattro ministri oltre al sottoscritto e più di 450 stakeholder in sala. Voglio davvero ringraziare i ministri Tajani, Crosetto, Urso, Pichetto Fratin e Bernini per aver dato un contributo fondamentale a questo momento di condivisione. Passiamo dal “parlare di quantum” al “mettere a terra” l’attuazione della Strategia nazionale, con istituzioni, ricerca e imprese nello stesso perimetro operativo. I prossimi passi devono essere molto concreti. Il primo è rendere stabile e operativa la governance prevista dalla Strategia, che dovrà essere in grado di tradurre obiettivi in azioni lungo tutta la catena del valore, dai ricercatori alle imprese fino alla Pa e ai cittadini.
Il secondo passo è accelerare il trasferimento tecnologico. Il punto non è “avere ricerca”, che in Italia è forte, ma trasferirla nella realtà industriale ed economica con progetti che vadano davvero a sostegno delle nostre filiere.
In che modo le tecnologie quantistiche costituiranno un’infrastruttura strategica per le imprese italiane?
Per le imprese italiane il quantum diventerà infrastruttura strategica quando sarà accessibile, affidabile e integrato nei processi reali, non quando resterà confinato in pochi laboratori. È esattamente per questo che serve un ecosistema integrato e non iniziative isolate: il valore per l’impresa nasce quando l’infrastruttura è “di sistema” e crea mercato, competenze e standard condivisi.
Che ruolo vuole assumere lo Stato nel coordinare il mondo accademico, industriale e istituzionale, anche verso un Polo nazionale?
Lo Stato deve assumere un ruolo di architettura e coordinamento, non di sostituzione. In quest’ottica, l’ipotesi di un Polo nazionale ha senso se nasce come piattaforma abilitante, come luogo dove si aggregano competenze e infrastrutture, si facilitano partenariati pubblico-privati e si perseguono gli obiettivi prefissati.
Quando esiste un quadro strategico credibile, anche i privati mettono insieme le giuste sinergie, basti pensare all’accordo tra IonQ e D-Wave per Q-Alliance annunciato allo scorso Innovation forum di Cernobbio, che coinvolgerà fino a cento ricercatori.
Sul fronte delle risorse, quale ruolo giocheranno i finanziamenti e il capitale privato?
Il quantum richiede investimenti scalabili. Il pubblico deve fare da abilitatore, il privato deve portare velocità e capacità di stare sul mercato. La Strategia fotografa bene il punto di partenza, cioè eccellenze scientifiche e una presenza ancora limitata di startup. Ma siamo partiti da una posizione difficile anche in altri ambiti, come i servizi pubblici digitali, e in tre anni abbiamo risalito la china fino a sorpassare Paesi come la Francia e la Germania.
Dobbiamo essere molto chiari su un principio. Implementare una strategia in modo permanente serve di certo ad attrarre player e investimenti, tenendo però ben presente che operare nel nostro Paese significa anche il pieno rispetto del nostro quadro normativo. I fatti ci stanno dando ragione.
















