L’anticipazione del testo del messaggio per la 59esima Giornata mondiale della pace del primo gennaio 2026, evidenzia come il pontefice intenda assumere iniziative concrete per scongiurare che il “panorama contemporaneo trascini le parole della fede nel combattimento politico, benedica il nazionalismo e giustifichi religiosamente la violenza e la lotta armata”. L’analisi di Gianfranco D’Anna
Il concreto attivismo del Papa e gli incessanti richiami alla riconciliazione, culminati con la definizione che “solo la pace è Santa”, fanno ritenere in Vaticano che Leone XIV stia programmando un’iniziativa apostolica per rimarcare il ruolo universale della Chiesa. Un’attesa che si incrocia con quella del primo Concistoro straordinario del Pontificato, in programma per il 7 e l’8 gennaio.
Nella recente udienza a Castel Gandolfo, Volodymyr Zelensky ha nuovamente invitato il Papa a Kyiv. “ Una visita che porterebbe vera speranza a tutti i credenti e a tutto il nostro popolo” ha affermato il Presidente ucraino.
“Santità venga a Gaza” è l’altro significativo invito implicitamente rivolto al Pontefice dal Patriarca latino di Gerusalemme, Cardinale Pierbattista Pizzaballa, in visita in questi giorni alla parrocchia della Sacra Famiglia della martoriata striscia palestinese.
Di straordinario valore internazionale ed esempio concreto di pace, l’eventuale storica presenza del Papa a Gaza potrebbe avere avuto un prologo dietro le quinte del recente viaggio apostolico in Libano e in Turchia. Ma in Vaticano assicurano che fino al Concistoro di gennaio non sono previsti viaggi. E, spiegano, che per motivi di sicurezza, se in futuro dovessero riguardare Gaza o Kyiv verrebbero in ogni caso organizzati nel massimo riserbo.
Nel solco di una sottile continuità discontinua con Papa Francesco, Leone XIV sta segnando un ritorno ad un profilo unitario, più spirituale e meno personalistico rispetto al suo predecessore.
Con la convocazione del primo Concistoro straordinario del 7 e 8 gennaio a conclusione del Giubileo della Speranza, Papa Prevost rilancia con forza il valore della collaborazione con il Collegio cardinalizio come dimensione essenziale del governo della Chiesa universale, accantonando quel Consiglio dei Cardinali che Bergoglio aveva istituito scegliendo con criteri soggettivi 8 o 9 porporati dando vita al C8 e poi al C9.
Non a caso la Santa Sede sottolinea che il senso del Concistoro non si configura come un mero atto formale, bensì come un momento ecclesiale denso di significato, pensato per rafforzare la comunione e il discernimento condiviso.
Le parole utilizzate dalla sala stampa vaticana offrono un’immagine precisa del ministero petrino, inteso come un servizio che non si esercita in solitudine, ma dentro una relazione viva con i Cardinali, chiamati a condividere il peso e la responsabilità delle scelte che riguardano la Chiesa nel suo insieme.
La scelta di ricorrere allo strumento del Concistoro straordinario si inserisce in una tradizione recente del magistero pontificio. Papa Giovanni Paolo II fece ricorso più volte a questo tipo di convocazioni, soprattutto nei momenti di passaggio o di particolare rilevanza per la vita della Chiesa, utilizzandole come luogo di confronto collegiale su questioni dottrinali, pastorali e istituzionali.
Il Concistoro di Papa Leone si preannuncia così come un passaggio significativo per definire il volto del nuovo Pontificato: un governo della Chiesa che si alimenta del confronto sincero, del consiglio leale e della corresponsabilità, nella consapevolezza che il bene della Chiesa universale nasce da un cammino comune tra il Papa e i Cardinali, uniti nella stessa sollecitudine pastorale e nello stesso servizio al popolo di Dio.
Un Concistoro, questa la principale attesa, durante il quale Leone XIV potrebbe annunciare con quali iniziative intende concretizzare il suo quotidiano impegno per una pace “disarmata e disarmante”.












