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Le note dell’Accademia di Santa Cecilia poco intonate con il governo

Approvato l’8 agosto scorso e convertito in legge a tempo di record il Decreto Legge “Valore Cultura” ha suscitato con la stessa repentinità numerose critiche, proteste e scioperi. (Leggi qui tutte le novità sulla nuova normativa)

Dopo aver esaminato il decreto, ormai convertito in legge, relativo alle Disposizioni urgenti per la tutela, la valorizzazione e il rilancio dei beni e delle attività culturali e del turismo, il Cda dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, ha individuato ad esempio alcuni elementi negativi che rischiano di compromettere i risultati raggiunti dalla Fondazione in termini di gestione, tali da limitare l’autonomia finora garantita dal previgente quadro normativo.

Tra questi un comunicato ufficiale cita il venir meno di alcuni importanti riferimenti alle specificità dell’Accademia, quali la presenza di una componente accademica nel consiglio e la scarsa attenzione riservata alla questione del sostegno da parte dei privati. Tutti elementi segnalati durante l’iter dell’approvazione ma che non sono corrisposti a mirati interventi sul testo.

Pur avendo preso atto delle dichiarazioni del Ministro Bray che in un comunicato ha sostenuto di “voler emanare al più presto i regolamenti previsti dalla Legge 100 di riforma della lirica del 2010 tuttora in vigore con cui valorizzare le peculiarità di ogni singola realtà, a partire proprio dal Teatro alla Scala di Milano e l’Accademia di Santa Cecilia di Roma”, l’Accademia e il personale tutto continua a nutrire serie preoccupazioni sui tempi di attuazione.

 



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