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Caro Alfano, via il Tagliadebito dalla campagna

Caro Angelino Alfano, si resta perplessi di fronte all’intervista che ieri Lei ha rilasciato al Corriere della Sera, il cui contenuto centrale è il piano per il drastico abbattimento del debito pubblico. Perplessi e un po’ delusi, perché Lei non cita mai l’iniziativa che MF-Milano Finanza alla testa del Gruppo Class va promuovendo da ormai quasi un anno: per redigere il piano, afferma infatti, Lei si sarebbe avvalso del lavoro di illustri professori. Peccato che la proposta da Lei citata è esattamente il progetto che da almeno sei mesi MF-Milano Finanza e il Gruppo Class hanno inviato al premier e ad alcuni ministri.
 
Sia chiaro, la delusione non è certo legata a questioni di orgoglio personale, visto che i lettori di MF-Milano Finanza sanno bene da quanto tempo stiamo martellando tutte le forze politiche su questo tema senza deflettere, ponendolo come prioritario rispetto alle tante ricette di risanamento che ci sono state somministrate e che ancora non hanno convinto i mercati. E in ogni caso, pur essendo i primi ad averlo introdotto preferiamo di gran lunga una vittoria orfana di vanità alla paternità di una sconfitta collettiva.
 
La nostra delusione è quindi sul piano politico: il Suo progetto avrebbe dovuto rappresentare un obiettivo per l’intero Paese, lasciando le scelte tecniche a una fase successiva. Invece nell’intervista Lei ne fa uno strumento di parte, di partito, di propaganda elettorale, finalizzando già i proventi all’eliminazione dell’Imu sulla prima casa: un modo per affossarlo, per evitare di aprire un dialogo con tutte le forze politiche.
Avesse detto che la riduzione dello spread comporta un beneficio per tutti in termini di costo del credito, per imprese e famiglie, sarebbe stato molto meglio, ma ha voluto lanciare un messaggio ad effetto, come fu per la campagna elettorale del 2008 l’abolizione dell’Ici. Oggi, caro Alfano, con la politica di fatto commissariata la Sua promessa non può che trasformarsi in boomerang.
 
C’è quindi un ulteriore giudizio negativo che si aggiunge a quello già manifestato giorni orsono, quando rilevammo che la proposta viene avanzata fuori tempo massimo, quando ormai il Parlamento non può più intervenire emendando il decreto su dismissioni e privatizzazioni. Per parlare si è atteso il tempo in cui non si può più agire: pessima mossa e quindi ancora peggiore delusione.
Non basta. Nell’intervista Lei chiede più coraggio sull’abbattimento del debito al sottosegretario Antonio Catricalà, proprio a colui che appena il giorno prima aveva ribadito sulle medesime colonne che si seguirà la linea Monti-Amato: dismissioni per 15-20 miliardi l’anno, niente colpo secco. Dovrebbe dunque chiedersi quale sia il ruolo della politica e della democrazia parlamentare in Italia e se finora con il Suo atteggiamento non abbia dato ragione a chi, come ha affermato il premier Mario Monti sulle colonne di un quotidiano tedesco suscitando un vespaio di polemiche, ritiene che i governi non debbano adeguarsi meccanicamente alle istanze dei Parlamenti i quali, in questi momenti cruciali, vanno «educati» da chi sa e sa fare.
 
A ben pensarci, quindi, non dovremmo stupirci né mostrarci delusi. In fondo Lei non chiede neppure conto del fatto che, nonostante l’evidente commissariamento della politica, i mercati continuano a fare come prima, ferendo e violentando pressoché quotidianamente l’Italia e gli italiani. Dobbiamo dunque pensare che anche Lei si è fatto ingannare dalla tregua concessa in questi giorni in seguito alla pur credibile promessa di intervento del vertice della Bce. Allora accetti un consiglio da un giornale che in questioni di mercato ne sa un po’ più di altri: insista con decisione sul Tagliadebito, ma non quale materia elettorale bensì come tema da condividere con le altre forze politiche fino a mettere con le spalle al muro il recalcitrante (chissà poi perché) governo Monti. Perché se l’Italia non dimostrerà entro l’autunno di voler mettere mano con decisione al debito nazionale, difficilmente reggeranno i pur solidi argini eretti dalla lungimiranza di Mario Draghi.
 
Osvaldo De Paolini e Guido Salerno Aletta
Milano Finanza, 07 agosto 2012


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