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Vi spiego le bufale della scioperaiola Camusso e del trapezista Letta

Cgil, Cisl e Uil non hanno ancora deciso di “andare ai materassi” (ricordate il film “Il Padrino?) con il governo Letta. Delusi (ed anche un po’ beffati) nelle loro aspettative dalla Legge di stabilità, i sindacati hanno messo in moto la macchina degli scioperi con un programma cauto (quattro ore di sciopero articolate a livello territoriale) senza aver ancora definito un preciso calendario.

Ovviamente il giudizio della Cgil (noblesse oblige) è più duro di quello delle altre organizzazioni, ma anche Susanna Camusso sa benissimo che, per come stanno le cose, i margini di cambiamento sono abbastanza ristretti e si giocheranno, in larga misura, sulla questione del cuneo fiscale e contributivo.

Solo parole

In sostanza, si tratta di vedere se, attraverso l’iter parlamentare ed il confronto tra esecutivo e parti sociali, sarà possibile ampliare l’ammontare delle risorse da destinare a questa finalità, tanto conclamata da tutti in ogni dove. Ma per quanti sforzi si potranno fare rincorrendo i c.d. pensionati d’oro, per quanti fondi di barili sarà ancora consentito raschiare, per quante misure di spending review alleggeriranno il peso delle strutture pubbliche (in verità il governo non si è mostrato molto fiducioso dal momento che la riduzione ipotizzata ammonta a 0,6 miliardi nel 2015 e 1,2 miliardi nel 2016 a fronte di una spesa pubblica complessiva di circa 800 miliardi: in percentuale meno dello 0,1% nel 2015 e lo 0,15% nel 2016), i margini saranno comunque ristretti.

La promessa di Letta

Adesso, l’intervento a favore della produzione è pressoché insignificante. In una recente intervista televisiva, Enrico Letta ha garbatamente polemizzato con quanti hanno voluto calcolare, come segue, l’esiguità del bonus (reddito 10 mila euro anno: 49,19 euro all’anno; reddito 30 mila euro anno: 107,5; reddito 40 mila euro anno: 64,5; reddito 50 mila euro anno: 21,5). Il premier ha promesso, in pratica, che nel corso dell’iter legislativo questa impostazione sarà modificata, attraverso una concentrazione delle risorse su specifiche situazioni di disagio.

Logiche diverse

In questo modo, ha lasciato intendere, non ci sarà una manciata di euro in più nella busta paga di tutti i lavoratori, ma un alleggerimento più robusto a favore delle persone in maggiore difficoltà. Intento sicuramente lodevole se non fosse che in questo modo si esce dalla logica del taglio del costo del lavoro (rivolto a fornire maggiore competitività alle imprese) e si entra in quella dell’assistenza ai casi sociali di maggior bisogno. Senza incrementare, peraltro, i consumi, visto che, comunque la si giri, la massa economica messa a disposizione rimane modesta a prescindere da quante persone ne usufruiscano.

L’errore di Letta

Si dirà che 100 euro in più al mese possono migliorare la vita di un poor worker, mentre il titolare di un reddito medio potrebbe persino non accorgersene. A noi pare, tuttavia, che sia sbagliata l’impostazione. Per indurre uno shock sul piano del costo del lavoro occorrerebbero stanziamenti che non sarebbero disponibili neppure se si tornasse indietro rispetto al pasticcio dell’abolizione dell’Imu (che tuttavia, come l’Araba Fenice, ricomparirà sotto altre spoglie).

Il consiglio

Allora perché non agevolare forme retributive – come il salario/produttività o le prestazioni del welfare aziendale – che abbisognano soltanto di un fisco più clemente e non richiedono una corresponsione diretta di risorse? Abbiamo già – a legislazione vigente – il modo per ridurre il peso fiscale sulle imprese e il lavoro (con la detassazione al 10% sulle quote negoziate per la maggiore produttività e la mancata tassazione, come reddito, dei servizi di welfare aziendale.

La proposta

In giro, queste esperienze sono molto diffuse, ma solo le imprese medio-grandi dispongono di un adeguato know how gestionale. Anche in questo campo, però, si possono costituire reti che dal territorio si intreccino con i settori merceologici e con il livello nazionale. Tali esperienze non sono ignote a quegli stessi sindacati che, per dimostrare di esserci ancora, hanno fatto la mossa dello sciopero.

Come a dire: fantasma, ce si sei batti un colpo.

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