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Università, ecco gli atenei che brindano per il decreto del ministro Carrozza

Finalmente gli atenei italiani possono tirare un sospiro di sollievo. Per molti che vanno in pensione, nuove leve sono pronte per prenderne il posto. Sarà orgoglioso il ministro Maria Chiara Carrozza che adesso vede il Sant’Anna di Pisa, Università dove era rettore prima di essere nominata ministro dell’Istruzione, in cima alla classifica per risorse ottenute.
Altrove nella penisola serpeggia il malumore. E di tanti festeggiamenti qualcuno paga il conto.
La pubblicazione sul sito del Miur del Decreto Ministeriale sulla ripartizione dei punti organico 2013 approvato il 17 ottobre scorso ha diffuso un senso di ingiustizia tra alcuni atenei italiani.

Decreto Robin-Hood al contrario
Uno studio condotto da Beniamino Cappelletti Montano, ricercatore in scienze matematiche e informatiche dell’università di Cagliari, pubblicato ieri sul sito di informazione scientifica Roars, riassume bene le ragioni e gli effetti di questo meccanismo che lo studioso definisce “perverso”.
La strada percorsa per la ripartizione dei punti organico viene definita nello studio come una sorta di “Robin-Hood” al contrario: “Ha tolto punti organico derivanti dai pensionamenti di alcuni atenei (generalmente, ma non sempre, quelli del Centro-Sud) per concederli ad altri (generalmente, ma non sempre, quelli del Nord) – si legge nell’analisi pubblica su Roars”.

Il meccanismo
La spending review del governo Monti ha fissato al 20% delle risorse provenienti da pensionamenti e cessazioni dell’anno precedente il turn-over per il sistema universitario creando però un unico database a cui attingere per assegnare punti organico extra secondo una serie di criteri che tengono conto del valore di Isef, un indice calcolato in base alle spese del personale, alle tasse universitarie e all’indebitamento.
Situazioni surreali vedono così alcune università ottenere un turn-over effettivo pari anche a oltre il 200%, che equivale a dire che tali atenei potranno assumere oltre il doppio del personale cessato dal servizio, con un guadagno netto che arriva fino ad oltre il 900% di punti organico.
“Ma come mai alcuni atenei, Scuola Superiore Sant’Anna (turn-over 212%) e la Scuola Normale di Pisa (turn-over 160%) in testa – domanda il ricercatore – non solo conservano tutti i punti organico ma li incrementano incamerando una parte di quelli sottratti agli altri atenei? Perché nella ripartizione dello scorso anno, basata su criteri simili, non c’erano tali squilibri?”.

Chi ride e chi piange
L’ateneo che in termini assoluti è stato più avvantaggiato da questo meccanismo è il Politecnico di Milano, che si ritrova con ben 20,42 punti organico “in più” rispetto a quelli teorici che avrebbe ottenuto con un turn-over al 20%. Ma è in termini percentuali che la Scuola Sant’Anna di Pisa sale il primo gradino con un numero di punti organico pari al 964% in più rispetto a quelli teorici.
Piangono invece gli atenei del Sud, con la “Federico II” di Napoli che si attesta l’università che ha subito la più alta perdita in termini assoluti (-18,83 punti organico). In termini percentuali, gli atenei più colpiti sono a pari merito Foggia, Siena, Seconda Univ. di Napoli, Bari, Messina, Sassari, Palermo, Cassino, Molise, con un taglio pari a -66%.

Cosa è accaduto?
“Da un punto di vista pratico – spiega Cappelletti Montano – significa che la ripartizione è avvenuta non tanto tenendo conto dello stato “virtuoso” / “non-virtuoso” di ciascun ateneo, come in passato, ma dando punti organico “extra” agli atenei con più alto valore dell’Isef.

Conseguenze e rimedi
Se questa modalità di calcolo verrà confermata anche per i prossimi anni, nonostante il turn-over al 50% per i prossimi due anni, le università a cui sono stati tolti punti organico quest’anno continueranno a subire decurtazioni. Così ai malcapitati rettori non resta che migliorare significativamente l’indicatore Isef per difendersi nei prossimi anni. Una condizione che per realizzarsi nel breve termine porterebbe a scegliere tra due opzioni devastanti per studenti e ricercatori: aumento delle tasse universitarie e tagli nelle assunzioni del personale.

Un ultimo e risolutivo interrogativo…
Resta da chiedersi come mai, se si sono continuate ad applicare nel 2013 le stesse norme in vigore nel 2012, i risultati del DM “Punti organico 2013” sono così tanto squilibrati se confrontati con quelli del DM “Punti organico 2012”. Dopo una lunga analisi ecco il responso pubblicato sul sito Roars:
“Il testo del DM “Punti Organico 2012”, al fine di evitare i paradossali squilibri che si sono verificati quest’anno, saggiamente prevedeva un tetto massimo alla percentuale di punti organico aggiuntivi: ai fini del calcolo dei punti organico che ciascun ateneo avrebbe ottenuto con la sola applicazione del Dlgs 49/2012, vi era la limitazione per la quale tali punti organico non potevano comunque eccedere il 50% di quelli rivenienti dai pensionamenti di quell’ateneo”.

Una scelta del ministro Carrozza? Una dimenticanza? Intanto si sente già l’odore di ricorso al Tar.

 

 


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