Nei giorni scorsi il presidente di CNA Commercio, Giovanna Marchese, ha inviato al Corsera una accorata lettera di aiuto al premier Enrico Letta, perchè non c’è più tempo per le parole, ma solo per i fatti. La gente è ad un metro dal “baratro” e c’è bisogno di un cambio radicale, che non può non arrivare, come esempio, proprio da chi oggi governa il paese. Da qui l’idea di scrivere a Letta, speriamo però che lo stesso “risponda”, perchè come titola questo pezzo, la politica può, anzi deve essere al “servizio dei cittadini”, e fornire loro risposte (sia attraverso provvedimenti, sia con lo stile nei palazzi istituzionali). Vedremo anche attraverso “Formiche.net”, che sappiamo monitorato dallo staff di Letta, se arriverà questa cortese risposta.
Enrico Letta la buona politica sia al servizio dei cittadini…tutti
Io il Presidente del Consiglio l’ho conosciuto, certamente lui non si ricorderà’ di me, io invece il suo gesto non l’ho dimenticato. Un gesto semplice normale, quasi banale nella sua cavalleria, su un affollatissimo volo Roma/Milano del mattino presto, desueto ora nell’individualismo imperante, nel quale siamo tutti un po’ troppo ego e primi della fila, dimentichi del valore di parole come “prego, mi permette, prima lei..” Nella moltitudine di teste che si dispongono ai propri sedili due mani mi hanno prontamente aiutata ad alzare un bagaglio troppo pesante per me “lasci ci penso io” ma ancora più indicativo dell’essere Enrico (mi sia permessa la famigliarità) al momento dell’uscita quel signore gentile si è avvicinato fra la gente ricordandosi di dovermi aiutare a tirare giù lo stesso bagaglio, Letta di qualche anno fa, il nostro Presidente di oggi.
Ad un uomo così normale ed attento agli altri, voglio affidare le mie preoccupazioni di oggi, quelle di chi come me nel mondo delle piccole e medie imprese arranca per portare avanti un paese dove la linfa vitale non riesce più ad irrorare il sistema Italia. Fermamente convinti che, difendere la dignità del proprio lavoro e quello dei propri dipendenti, serva non solo alle nostre economie ma al Paese intero, per non accettare di essere suicidati da un sistema che sommariamente, fa ricadere su di noi come una ghigliottina le responsabilità delle proprie inefficienze.
Ancor più quando la realtà della crisi, se pur globale, oggi, ancora dopo tre anni di recessione a continuo segno meno nel nostro paese, non accenna ad allentare la sua morsa sull’economia delle nostre speranze e nel futuro dei nostri figli. Anche per quelli se pur giovanni , in un sistema che non li ha mai inglobati, hanno da poco compiuto i trenta, fuori dalle nuove provvidenze per il mondo del lavoro, il 40% di loro, i più sfortunati costretti alla disoccupazione o all’immigrazione, gli altri quelli cosiddetti fortunati, costretti ad essere definiti “in formazione” e usati invece come i nuovi schiavi del secondo millennio, educati ad un umiliazione in cui il rimborso spese a 300.euro (quando va bene) deve essere considerata l’unica e grande opportunità . Tutti noi cittadini normali più’ vicini alla soglia della povertà che della midleclass , con infinito rispetto nei confronti di chi oggi, pensionato fragile o cittadino a basso reddito, povero lo è sul serio, costretto, invece di mangiare a casa propria, preferisce l’accoglienza della Caritas, ma tutti ugualmente collettività di questo Paese, impoverito nel suo capitale umano,alias capacità di produrre spesa. Al nostro Enrico Letta chiedo di intervenire con fermezza sul sistema politico che ha la responsabilità della cattiva gestione della cosa pubblica in un passato ancora troppo recente, che pesa invece come una disgrazia sulle vite di tanta gente normale che ha contribuito con il lavoro delle proprie braccia, il sudore sulla fronte, il genio e la grande professionalità a fare grande il sistema Italia. Noi che insieme, stiamo sopportando sulle fragili nostre spalle le responsabilità degli altri, di una cattiva politica, fatta purtroppo non solo da incarichi dati inutilmente ma anche da troppi disonesti, intrecciata con una burocrazia collusa e condita dall’appetito dei grandi capitali, non possiamo e non dobbiamo più, continuare a pagare NOI per colpe altrui . Un segnale forte si deve dare, non è più sostenibile, per risanare un deficit fatto di frode e di malaffare gestito da una cerchia esclusiva che ha impoverito tutto il paese, continuare ad intaccare le risorse di tanti poveri e nuovi poveri, così appaiamo oggi noi visti al confronto di chi vive di grandi capitali, scudi e paradisi fiscali, grandi rendite, grandi immobili, pensioni da 90.000euro al mese. Saranno pur pochi numericamente i grandi ricchi, ma un contributo di solidarietà chiesto a loro non intaccherà la loro qualità di vita e contribuirà invece a ristabilire equità, ma soprattutto pace sociale, per alleviare in una moltitudine di persone le piaghe profonde di una quotidianità, ormai, priva di dignità e di speranza.
Giovanna Marchese Bellaroto
pres. CNAcommercio