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Perché dall’Istat non giungono solo segnali scoraggianti

Con il dato sulla fiducia delle imprese che conferma la debolezza del mercato interno (calo del commercio e dei servizi) e il sostegno di quello estero (ulteriore rialzo della manifattura), colpisce il rapido aumento del grado di utilizzo degli impianti delle imprese industriali.

Con questo ritmo di crescita l’industria si riporterà a metà 2014 sui tassi di impiego della capacità produttiva che si avevano prima della crisi, cioè nel 2007, ma ciò avverrà in corrispondenza di una produzione molto più bassa. In altri termini un’attività produttiva sostanzialmente inferiore a quella del 2007 finirà col saturare la capacità produttiva disponibile.

Questo dato evidenzia il marcato deterioramento del potenziale industriale degli ultimi anni; per tornare ad ampliarlo occorre che ripartano gli investimenti delle imprese, e quindi, i finanziamenti. Su questo fronte i dati Istat continuano a essere negativi: la percentuale di imprese razionate nell’accesso al credito rimane, a ottobre, sui picchi massimi degli ultimi mesi (16% nel totale, 20% tra le piccole imprese).

Il superamento del credit crunch rimane dunque lo snodo cruciale per dare intensità alla ripresa e ridurre i rischi di deterioramento strutturale delle possibilità di crescita.

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