E’ scattata in Piemonte la joint venture tra Italia Futura e Fare per fermare il declino. L’accordo è figlio delle insofferenze dell’ala più liberale e movimentista di Scelta Civica intrappolata nell’impasse che attraversa la formazione montiana.
Il Piemonte è la regione in cui i montezemoliani sono più forti, non solo hanno personaggi di alto lignaggio politico ed imprenditoriale come Gianluca Susta e Paolo Vitelli ma anche un numero di militanti sufficientemente elevato da poter pensare di correre per le elezioni amministrative. Gli interessi di Italia Futura si intrecciano con quelli di Fare a guida Boldrin, che dopo aver rastrellato diverse sigle liberali unendole in una confederazione, si dice pronto a stringere l’alleanze con Scelta Civica.
In ogni caso quello del Piemonte è solamente un laboratorio. A livello nazionale Scelta Civica pretenderebbe la confluenza al suo interno della confederazione liberale, condizione non gradita dal professor Boldrin che vorrebbe continuare a battere il terreno federativo. Tra ciò che resta della base montiana impazza inoltre la discussione sull’opportunità di mantenere o meno il brand di Scelta Civica: c’è infatti chi ipotizza un cambio del nome in vista delle elezioni europee aprendosi appunto ad altre forze d’ispirazione liberale.
Proprio le elezioni europee potrebbe essere l’appuntamento decisivo per i destini politici di Scelta Civica ed il momento opportuno per uscire dall’ingorgo tra correnti nei quali i montiani si sono intrappolati. I destini del duo Mario Mauro-Andrea Olivero d’ispirazione popolare non sono ancora segnati in maniera definitiva, così come i segnali a Matteo Renzi lanciati da Andrea Romano per ora restano solamente fumo.
L’idea degli italofuturisti – secondo le indiscrezioni raccolte da Formiche.net – è quella di costituire un’aggregazione, un polo liberale che sappia guardare all’elettorato berlusconiano. Le resistenze restano ancora molto così come i nodi da sciogliere, accetterà Boldrin la convivenza con politici consumati e cattolici?
Riuscirà Fare a mantenere la sua unità nonostante le divaricazioni tra lo stesso Boldrin e il duo Giannino-De Nicola? Accetteranno il ministro Mauro e gli altri amici popolari di partecipare ad una forza d’ispirazione libdem anche nel posizionamento europeo? Chi è esperto di “cose liberali” è pronto a giurare che l’operazione unità conserva molte incognite e basse possibilità di riuscita.
L’assenza di regole sedimentate nel tempo e di una ordinata competizione e partecipazione interna ha sempre teso, e probabilmente continuerà a farlo, ad accentuare le rivalità, le differenze, le incompatibilità caratteriali in un mondo in cui il fermento è sempre alto e la compattezza elettorale sempre molto bassa.