Una sola mossa (il terzismo antipolitico tout court) per fare scacco ai due avversari: da un lato il Partito Democratico, intento a recitare il doppio ruolo di attore protagonista nel governo delle larghe intese e di habitat simbolo del tentato rinnovamento; dall’altro Matteo Renzi, dato dai primi responsi provinciali in vantaggio nei congressi e avviato alla nuova fase di segretario-rottamatore. In mezzo Beppe Grillo, capace di scompaginare e irretire vecchi e nuovi leader del Pd.
I GRILLI DI BERSANI
Non deve essere stato piacevole ammettere (e mettere nero su bianco) che per tentare un approccio con il leader dei Cinque stelle fuori dal Parlamento, l’allora segretario piddì Pierluigi Bersani sia stato costretto a interpellare addirittura il suo dentista. Nella ricostruzione descritta nel libro in uscita domani “Giorni bugiardi” dai suoi storici collaboratori (Stefano Di Traglia e Chiara Geloni) si dà conto dell’umiliazione subìta da chi alle larghe intese attuali non pensava proprio, intento a evitare un contatto con gli avversari pidiellini. Un quadro in cui al centro c’è Bersani alla stregua di un uomo lasciato solo dai suoi nel contrastare l’onda grillina dell’antipolitica. Da cui però è stato ingurgitato, anche grazie agli assist interni targati democrat.
RENZI GRILLINO
Una veste grillina che è stata indossata, per certi versi, anche da Renzi quando a proposito dell’indulto e dell’amnistia ha sottolineato che il no al Capo dello Stato non fosse da parificare ad una lesa maestà. Ospite di Lucia Annunziata a In Mezz’ora, il sindaco di Firenze aveva evidenziato: “Il presidente della Repubblica non è mai uscito dai suoi poteri, neanche con l’ultimo messaggio alla Camere, anzi ha dimostrato una capacità di servizio unica. Poi, non si può dire l’ha detto il Capo dello Stato quindi si fa così punto e basta. I partiti se non discutono su questi temi, come quello dell’amnistia, a cosa ci stanno a fare?”.
CANCELLIERI O GUARDALIGRESTI?
Altro terreno di frizioni è il caso del Guardasigilli (invischiata nella polemica sull’opportunità della telefonata pro Giulia Ligresti), con la linea Letta (nessun passo indietro né tantomeno rimpasto) sposata in pieno dal segretario Epifani (“Il Pd non sfiducerà la Cancellieri“). Ma pesa non poco l’intransigenza mostrata senza veli dai renziani anche se con l’eccezione del ministro Graziano Delrio (“La segnalazione del Guardasigilli è stata legittima o no? In casi umani ritengo sia legittima. La politica dovrebbe avere il coraggio di sanare le situazioni di debolezza. So bene che la maggior parte della gente ritiene l’intervento della Cancellieri un inchino al potente, invece penso che non si sia trattato di un favoritismo bensì di una sua abitudine umanitaria”). A cui fanno eco le parole di Felice Casson (ex magistrato e senatore dem): “La cosa grave è quella frase del ministro sono a vostra disposizione”. Come dire che più di qualcuno avrebbe voluto essere al posto dei grillini, che sulla vicenda hanno anticipato tutti con una mozione di sfiducia. Non sono passati inosservati tra i capannelli di Montecitorio gli atteggiamenti di alcuni esponenti democratici, a primo impatto frutto di un rapporto controverso con il mondo grillino: con un Pd quasi succube, indirettamente, di Grillo e Casaleggio.
EPIFANI POCO LETTIANO
Intanto il segretario del Pd traccia la rotta del partito sul breve periodo e alla voce “legge di stabilità” dà i compiti ai suoi: “Dobbiamo fare un mezzo miracolo, che consiste nel dare più senso alla manovra, provare a venire incontro a molte delle critiche che le sono piovute addosso e togliere ogni alibi al centro-destra”, dice in un’intervista al quotidiano La Stampa. Per poi fare una stoccata in stile grillino alla moneta unica quando osserva che “l’euro è troppo forte, la ripresa stenta, l’austerità non è bilanciata da politiche di sviluppo: è tutta la politica europea che è sbagliata”. E ancora: “Ci dicevano che dopo le elezioni tedesche le cose sarebbero cambiate, invece non è cambiato nulla. Letta deve trovare la forza per imporre una discussione su un vero cambio di rotta”. Non pare quasi di sentir parlare Grillo?
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