Quanto rende agli inserzionisti la pubblicità sui social network? A maggio la Casa automobilistica statunitense, General Motors, ha cancellato tutta la pubblicità a pagamento da Facebook, perchè l’investimento non si è tradotto in auto comprate dai consumatori. I vertici della casa di Detroit hanno dichiarato di aver speso dieci milioni di dollari per gli annunci sul social network. E i suoi marchi (Chevrolet, Buick e Gmc), hanno deciso di rivolgersi al principale sfidante di Facebook, Twitter.
Secondo quanto riportato dal Financial Times, il direttore Chevrolet, Andrew Dinsdale, sarebbe entusiasta del sito di microblogging: “È un mezzo unico nel suo genere e offre opportunità esclusive per coinvolgere i clienti sui social network ad un livello con cui nessun altro può competere.”
“Chevy ha visto tassi di risposta agli annunci di Twitter compresi tra l’1 e il 3 per cento”, dichiara Dinsdale, e il dato sarebbe molto più alto dei tradizionali annunci online.
L’endorsement di General Motors a Twitter apre un’ulteriore sfida nella guerra tra le principali aziende di social media, per accaparrarsi inserzionisti. A contendersi il mercato sono soprattutto Facebook, Twitter e Linkedin, che stanno mettendo a punto una serie di strategie rincorrendosi a vicenda.
Facebook nonostante la ferita causata dalla Casa automobilistica americana, può annoverare risultati positivi tra altri grandi marchi, tra i quali Electronic Arts, che ha attribuito a Facebook un incremento di 12,1 milioni di vendite. Il social network dichiara che, in media, il 70 per cento degli inserzionisti vede un ritorno di almeno tre volte il loro investimento. “Uno dei suoi grandi vantaggi – riporta il quotidiano – è la sua portata (1 miliardo di utenti attivi)”.
“Tutti i giorni un marchio ha la capacità di raggiungere il mezzo miliardo di persone – l´equivalente di quasi cinque spettatori del Super Bowl”, dice Brad Smallwood, responsabile di Facebook.
Twitter attualmente può vantare di generare più denaro dalla sua attività mobile, secondo le stime di eMarketer. “Le entrate dalla pubblicità di Twitter sul cellulare superano infatti in modo abbastanza consistente gli altri redditi”, dice un dirigente di Twitter, Adam Bain.
Tuttavia, Twitter – conclude il Financial Times – non può permettersi di rilassarsi dinanzi alla pressione della concorrenza. Anche scettici come General Motors potrebbero presto tornare a Facebook.