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Gazprom scommette sullo shale oil

Gazprom si lancia nel settore del “petrolio non convenzionale”: Gazprom Neft, l’unità petrolifera del colosso russo del metano. L’annuncio è stato fatto questo martedì e riguarda l’avvio di un progetto per produrre in Russia shale oil, nuova frontiera energetica ampiamente esplorata e già attiva in alcuni stati americani.
 
“Contrariamente all’estrazione di shale gas, la produzione di tight oil (in pratica il greggio estratto dalle formazioni scistose con la fratturazione idraulica, ndr) è di grande interesse per il gruppo Gazprom e lavoreremo attivamente su questo”, ha detto il leader del gigante energetico russo, Alexei Miller attraverso un comunicato ufficiale.
 
Il board di Gazprom Neft ha discusso la questione in questi giorni, contemporaneamente al lancio di un progetto congiunto con Shell per lo sviluppo del giacimento di Bazhenov, con il dichiarato obiettivo di arrivare a produzione su scala industriale.
 
Gazprom Neft spiega che le riserve di idrocarburi racchiusi nelle formazioni rocciose di Bazhenov, Alabak e Frolovskaya, in Siberia Occidentale, si estendono nel sottosuolo su un’area di più di un milione di chilometri quadrati e ad elevata saturazione petrolifera.
 
Gli Stati Uniti contano di diventare autosufficienti per oltre la metà del fabbisogno di petrolio nel 2020 grazie a questa nuova tipologia di greggio. E la Russia, già in difficoltà sul fronte dello shale gas, si attiva sperando di non perdere il treno dello shale oil.


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