Dieci risposte puntuali di Franco Stella (presidente della provincia di Matera – nella foto) sui temi delle prossime amministrative in Basilicata (si vota il 17 e 18 novembre), con un occhio rivolto alla occupazione (giovanile) e alla economia lucana. Due asset che potrebbero essere rilanciati se ci fosse una classe politica giovane e dinamica pronta a cambiare radicalmente il volto della regione. Un’intervista ricca di riflessioni anche “amare” come il passaggio di Stella sulla prima/seconda Repubblica in Lucania, o quello ancora più amaro sulle occasioni perse dalla politica in una delle eccellenze imprenditoriali del territorio (come ne distretto del divano di Matera, dove lavoro cinese e italiano si mischiano in una rete inestriscabile di conflitti socio-umani). E’ un ritratto severo, come è giusto che sia, della politica locale lucana. Centro destra o centro sinistra, i prossimi 17 e 18 novembre chiederanno, come sempre, il consenso per governare fino al 2018 ad una popolazione stremata dalla crisi contingente. Vedremo cosa uscirà dall’urna, perchè è chiaro che chi ha governato fino ad oggi non ha più niente da dire e forse bisognerebbe dare una opportunità a chi è rimasto sempre fuori dalle stanze del potere lucano nell’ultimo ventennio. Se la sinistra piange (e dovrebbe fare un serio esame di coscienza interno), il centro-destra non ha mai fatto una opposizione degna di questa nota. Ha abdicato al proprio ruolo e anche questa volta non è riuscita ad esprimere un candidato governatore giovane al suo interno. Non a caso è il senatore di Scelta Civica Tito Di Maggio, che, come espressione di SC, fino alle ultime politiche si opponeva moralmente ed idealmente alla politica del centro-destra (votato quindi da un elettorato che cercava una “terza via” nella politica tricolore). Oggi, invece, superate le politiche, lo stesso Di Maggio è comodamente impresso con il suo nome nella scheda delle regionali insieme ai simboli del PDL e dei suoi alleati, gli stessi che a febbraio aveva cercato di abbattere. Una coerenza che sicuramente non sarà premiata nell’urna, nè da chi l’ha votato per SC, nè, oggi, dall’elettorato di centro-destra, che non può riconoscersi in un esponente proveniente dall’ex movimento di Monti. Insomma un meltin’pot elettorale che si frantumerà nell’urne, lasciando campo libero o di nuovo alla sinistra (che ringrazia la mancanza di coraggio dei suoi avversari) o al M5S, che potrebbe alla fine godere tra i due litiganti/avversari di sempre.
1) Presidente, a meno di 10 giorni dalla chiusura della campagna qual è il suo giudizio su queste prossime amministrative in Basilicata (17-18 novembre 2013)?
L’impressione, sinceramente, non è delle migliori. Una corsa all’arrembaggio dove sono molti di più i personaggi in cerca di autore, quelli che non avendo una professione o una storia lavorativa autonoma si improvvisano esperti di politica e “salvatori della patria”. Dall’altro lato c’è una nomenclatura sbiadita che con le unghie e con i denti tenta di rimanere aggrappata alla poltrona.
2) Ha trovato “contenuti” degni di nota in ciascuno dei grandi schieramenti (centro-sinistra; centro-destra e M5S)?
I contenuti, in campagna elettorale, sono sempre dei “buoni copioni”. Si recita, a soggetto, la parte del bravo politico, quello interessato a trovare le soluzioni per i mille problemi che angosciano cittadini e territori. Poi, però, amministrare è ben altra cosa e se non si è disposti a sporcarsi le mani, a metterci la faccia e a impegnarsi seriamente non c’è buon proposito che conta. Onestamente credo che questa regione debba dire addio alla I repubblica, in Basilicata non abbiamo mai avuto la II, è giunto il momento di cambiare realmente, le svolte di facciata lasciano il tempo che trovano.
3) La coalizione di centro destra ha possibilità concrete (e in che misura percentuale) di scardinare la “corazzata” del centro-sinistra?
La confusione che regna in questo momento non aiuta i pronostici. Le situazioni fluide che caratterizzano un po’ tutti gli schieramenti non facilitano sondaggi più o meno seri. A mio parere, il centro-sinistra è sicuramente sostenuto da un elettorato solido al quale potranno aggiungersi o sottrarsi i voti degli indecisi. Il centro-destra dovrà giocarsi bene una partita importante che potrà rivelarsi significativa, certo, ma l’ultima parola, si sa, ce l’hanno solo gli elettori.
4) Che giudizio dà della strategia politica messa in campo dai diversi movimenti che si sono concentrati sulla figura del senatore Tito Di Maggio, candidato governatore?
Non so se chiamarla strategia, forse il tempo trascorso a cercare il candidato unico ha manifestato una forte frammentazione. Una indecisione che, nel tempo, ha logorato gli stessi protagonisti e anche molto di quel consenso che avevano.
5) Se si fosse candidato lei, su quali grandi temi avrebbe impostato la sua campagna e quale idee avrebbe messo in campo per dare una svolta alla economia/occupazione lucana?
L’occupazione che non c’è sta smantellando il nostro sistema di vita, le famiglie non tengono più e il disagio sociale è alle stelle. Il 40% delle famiglie lucane è poverissimo (Rapporto Svimez), e come non collegare questo tragico dato alla cancellazione, nei primi sei mesi di quest’anno, di circa 4 mila posti di lavoro (Rapporto Unioncamere Basilicata). Il tasso della disoccupazione degli under 35 è salito quasi al 30 % con una emigrazione dei cervelli sempre più consistente. Non mi piace cavalcare l’onda del malcontento e delle “maglie nere”, ma se avessimo voluto ottimizzare i proventi delle royalties petrolifere avremmo potuto creare sviluppo anche per altre regioni. Invece, abbiamo preferito depauperare il territorio, per qualche gettone di presenza, e oggi dobbiamo convivere con un ambiente malato, una crisi umana e lavorativa senza precedenti. I contenuti, lo voglio sottolineare, non sono difficili è metterli in pratica che pretende una dose di serietà e coraggio non indifferente.
6) Quali sono i progetti che dovrebbero essere attivati nei primi 100 giorni da chi vincerà queste elezioni?
Un programma efficace dovrebbe mettere in campo progetti veloci per rimediare all’assenza di prospettive con cui ci scontriamo oggi. Se la ripresa sembra lenta e incerta dobbiamo applicare una doppia linea di interventi: azioni di emergenza che rimedino alle urgenze e strategie di medio e lungo periodo. Riguardo alla povertà sono necessarie misure di contrasto effettive, pensare seriamente a un sistema ridistributivo delle tasse e dei benefici orientando maggiormente le politiche pubbliche di riduzione dei divari. Favorire il processo di transizione scuola-lavoro adottando un sistema di istruzione duale, che unisca la formazione professionale alla istruzione generica di base, garantire un forte collegamento tra scuola secondaria e sistema delle imprese, favorire iniziative di imprenditorialità. Rimettere al centro le imprese sgravandole del carico fiscale abnorme e incentivandone investimenti, anche favorendo una politica del credito e una complessiva deburocratizzazione, soprattutto per sostenerne una vera internazionalizzazione. E poi incidere con politiche concrete e urgenti sull’isolamento viario rendendo questa regione adeguata ai tempi, con infrastrutture degne di questo nome. Considerando le criticità ambientali specifiche occorre puntare anche su un programma di rigenerazione antisismica dei borghi delle aree interne con riqualificazioni energetiche e paesaggistiche.
7) Si attende un grande livello di astensione elettorale? Non si rischia così di allontanare sempre più gente dal mondo della politica?
Ma le persone le riavvicini alla politica se la politica ascolta e risponde loro. In caso contrario, il risultato dell’astensionismo mi sembra scontato.
8) Il prossimo 18 novembre vincerò la migliore coalizione politica o si continuerà a votare per il “meno peggio”?
Mi auguro che si decida di dare una svolta, votare il meno peggio più che una soluzione mi sembra allunghi un’agonia già agonizzante.
9) Avrà seguito sicuramente il servizio di Piazza Pulita sul futuro/presente del distretto del divano di Matera, che lei conosce molto bene per il suo ruolo istituzionale. Avrà anche ascoltato le dichiarazioni di Di Maggio sull’equiparazione tra lavoro italiano e quello cinese. Qual è il suo pensiero al riguardo?
Concordo con la posizione espressa lucidamente dalla presidente Giovanna Marchese Bellaroto, presidente della CNA Commercio. Se il nostro sistema produttivo va a rotoli è anche perché spesso preferiamo aggirare il problema e invece che risolverlo, dando delle prospettive di sviluppo, preferiamo essere sleali, complice una visione che ha reso il made in Italy una merce contraffabile.
(per leggere l’intervento su Formiche di Giovanna Marchese Bellaroto clicca su questo link): http://www.formiche.net/2013/11/06/piazza-pulita-tito-maggio-il-distretto-del-mobile-matera-sempre-piu-cinese/
10) Di Maggio dal suo punto di vista – ritiene che il lavoro cinese o quello italiano debbano essere messi sullo stesso piano, anzi parla persino di “possibile nuova forma di razzismo”. Al di là delle rispettive opinioni su questo tema, come farà a governare se dovesse vincere, visto che in Giunta si troverebbe un Gianni Rosa, esponente lucano di Fratelli di Italia, che, da sempre mette il lavoro italiano al primo posto, rispetto a qualsiasi forma di concorrenza straniera?
Non capisco la ragione per la quale dobbiamo continuare a parlare del signor Di Maggio. Ritengo che siano ben altre le questioni urgenti da affrontare. Le emergenze sono innumerevoli e non mi risulta che questa persona abbia mai inciso, in termini positivi, sulla storia di questo territorio.