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Quanti Ponzio Pilato su Finmeccanica

La politica industriale è fatta di scelte coraggiose e il coraggio non si vende agli angoli delle strade. Non si sa come interpretare l´assordante silenzio del governo su Finmeccanica, sia nel ruolo di autorità di politica industriale, sia in quello di maggior azionista. Si tratta di ignavia, codardia, incapacità, o stanno facendo una pensata geniale che stupirà il mondo? O peggio ancora la scelta di non scegliere in omaggio alla retorica del mercato? Il problema vero è che il ministro dell´Economia e quello dello Sviluppo economico, quando si tratta di fare scelte di politica industriale non sanno mai dove mettere le mani, e non si assumono la responsabilità di decidere. Il secondo gruppo manifatturiero italiano, l´impresa che investe di più in ricerca e sviluppo del Paese è lasciata senza una strategia nel momento in cui gli assetti industriali del mondo stanno cambiando, per di più in mezzo ad una bufera giudiziaria che coinvolge tutti i dirigenti in grado di assumere decisioni. Ed il tema delle indagini della magistratura non è oggi l´unico rilevante, anzi.
 
Finmeccanica è presente in quattro delle industrie strategiche principali, assi portanti dello sviluppo industriale mondiale: l´industria bellica, dove si stanno realizzando alleanze e grandi concentrazioni a livello internazionale, al momento fermate dai tedeschi, dalle quali eravamo inizialmente esclusi e che oggi potrebbero vederci tornare protagonisti, ma solo attraverso importanti e rapide scelte; il settore aerospaziale, dove siamo marginali nel Consorzio Airbus, proprio per la storica alleanza nel militare con la Boeing; il settore della tecnologia per la produzione di energia, dove rischiamo di perdere con Ansaldo Energia una grande capacità industriale innovativa; ed il settore ferroviario, un punto di forza importante nell´affrontare il riassetto del sistema logistico nazionale, europeo e non solo.
 
Tutti questi settori necessitano di una politica industriale nazionale che stringa importanti e solide alleanze a livello europeo ed internazionale. Non è un caso che sugli accordi Bae-eads siano intervenuti i governi di Germania, Francia, ma anche di un campione del liberismo come la Gran Bretagna. O che sempre la Francia stia intervenendo in un modo non proprio discreto sul settore ferroviario, o che Obama intervenga ponendo il veto ai cinesi sul più grande investimento per l´impianto di produzione eolica Usa.
 
È necessario avere una visione industriale dell´Italia, secondo Paese manifatturiero d´Europa nei settori strategici. Invece la discussione nel governo si risolve tutta nel fatto se la cordata italiana con CdP debba prevalere sulla Siemens nell´acquisto di Ansaldo Energia, senza minimamente discutere del piano industriale e delle strategie internazionali del gruppo e del Paese nel settore. Tutti, dal Governo al Presidente di CdP, pronti a dichiarare che CdP non è l´IRI, ma piuttosto la Kfw tedesca, come a dire: non entriamo nel merito delle scelte strategiche, perché non siamo statalisti (ma qualcuno di ha mai considerato la forza delle scelte delle priorità strategiche industriali di Kfw?).
 
Questo è solo «mercatismo» d´accatto che porta a far travolgere ed estinguere la parte migliore e più innovativa dell´industria nazionale. E´ necessaria immediatamente una ripartenza in grande stile di Finmeccanica con una scelta chiara del posizionamento italiano nelle grandi strategie industriali europee e internazionali, nelle alleanze, nella partecipazione a investimenti infrastrutturali e sulle grandi industrie tecnologiche e militari a livello globale. Se la ripartenza è possibile solo cambiando i vertici immobilizzati dalle inchieste giudiziarie, li si cambino subito, sostituendoli con un gruppo dirigente nuovo, con un mandato chiaro e pieno, per realizzare obiettivi strategici di politica industriale indicati chiaramente dai ministri competenti del governo. Se poi si pensa che un monetarista convinto e un ex banchiere non siano all´altezza di assumere questo compito, si assuma la responsabilità direttamente Monti…
 
A meno che non abbia in mente di nominare uno “zar” per le politiche industriali conte ha fatto Obama; ma per questo è forse necessario il prossimo governo.


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