Arriva la consultazione pubblica per le opere strategiche. Ieri il Consiglio dei ministri ha approvato un disegno di legge che introduce novità e semplificazioni rilevanti in settori produttivi nevralgici per lo sviluppo del Paese, quali infrastrutture, trasporti, edilizia e territorio. Il disegno di legge, sul modello francese del debàt public, introduce nel nostro Paese – ha spiegato Palazzo Chigi – l´istituto della consultazione pubblica per la realizzazione delle opere di interesse strategico, così da consentire il coinvolgimento preventivo delle comunità e dei territori interessati, permettendo una maggiore condivisione delle informazioni e delle finalità dei progetti con le comunità locali. La consultazione consentirà alle popolazioni coinvolte di valutare e conoscere nel dettaglio le scelte riguardanti la realizzazione e localizzazione delle grandi opere infrastrutturali. Ma non sarà vincolante per il decisore pubblico.
Qualcosa però non torna, e a sottolinearlo è Il Sole 24 Ore: “La disciplina della consultazione pubblica – scrive il quotidiano confindustriale – esce piuttosto stravolta dai vari confronti interni al governo: era partita, nel testo originario, come confronto istituzionalizzato guidato da una commissione «neutra» rispetto agli interessi in campo, per dare spazio a un confronto preliminare ampio e aperto; ora a fare la regìa dell´intera consultazione viene chiamato il provveditore interregionale alle opere pubbliche. Anche la modifica dell´ultima ora riduce gli spazi del débat public all´italiana, precludendo la possibilità di presentare progetti alternativi”, si legge sul Sole.
Il passaggio più importante sembra essere quello relativo alla doppia delega per il riordino dei codici e degli appalti per l’edilizia: “Un terremoto continuo che spiazza gli operatori e rende necessario un nuovo punto fermo sull´intera materia. Si tratta delle due leggi fondamentali rispettivamente sul fronte pubblico e privato e devono tener conto delle molte modifiche fatte negli ultimi mesi. Solo negli ultimi 15 mesi al codice dei contratti pubblici (o appalti) sono state introdotte 120 modifiche dai decreti legge e dalle leggi approvate in Parlamento”.
Per Mario Lupo, presidente Agi (Associazione delle grandi imprese di costruzioni), intervistato da Giorgio Santilli “il governo non ha fatto abbastanza per la crescita e fra le omissioni più gravi dell´azione governativa c´è il mancato utilizzo della leva degli investimenti pubblici. Vedo sul sito del ministero delle Infrastrutture – ha rilevato Lupo – previsioni di spesa in opere pubbliche di 100 miliardi, ma questo obiettivo non sarà raggiunto e il Governo non ha stanziato risorse pubbliche aggiuntive rispetto a quelle previste, se si escludono i 3,1 miliardi della legge di stabilità, destinate prevalentemente a opere in corso e per 600 milioni a manutenzioni”.
Per Lupo il governo ha sbagliato a dire che una delle sue priorità è il rilancio degli investimenti infrastrutturali. Ma per il presidente dell’Agi il vero punto è un altro e su di esso aleggia l’ombra dell’ex ministro dell’Economia, Giulio Tremonti: “L´attuale governo ha riprodotto lo stesso dualismo fra ministeri dello sviluppo e ministero dell´Economia che aveva caratterizzato il precedente governo ed è stato causa non secondaria del suo immobilismo”. Dopo aver constatato la scelta di mantenere la squadra di Tremonti saldamente alla guida del ministero dell´Economia, che “tutti ormai hanno ribattezzata la squadra dei frenatori”, il presidente dell’associazione che riunisce le grandi imprese di costruzioni, dichiara “inaccettabile questa presenza di due linee contrapposte nel governo. Ci auguriamo che il prossimo Governo operi una reductio ad unum in senso favorevole agli investimenti infrastrutturali”.
Un ulteriore aiuto potrebbe giungere dall’Europa: “Sarebbe utile e opportuno che il Governo si impegnasse per ottenere dalla Bce un Ltro (Long term refinancing operation, ndr) a tassi adeguatamente agevolati e della durata di 7-9 anni, per finanziare operazioni di partenariato pubblico-privato e rendere concretamente fattibile il finanziamento privato di infrastrutture”, conclude Lupo.