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La Fiat convince (anzi no) il governo

Il viceministro del Lavoro, Michel Martone, sembra soddisfatto delle dichiarazioni rilasciate ieri durante una conference call dall’ad di Fiat, Sergio Marchionne. “Bisogna riconoscere il coraggio delle scelte Fiat di scommettere sull´Europa e sull´Italia. C´è una situazione di crisi molto difficile, Fiat non ha voluto fare il passo più lungo della gamba, ma c´è una visione, una strategia e questo è importante”.
 
Ma questo non basta. “Per sentirsi rassicurati – prosegue – c´è bisogno di un mercato dell´auto che riparta, che torni a crescere. Quella di puntare sull´export potrebbe essere la scelta giusta”.
 
Il sottosegretario allo Sviluppo economico, Claudio De Vincenti sottolinea invece che quelli delineati da Marchionne “sono impegni che la Fiat prende, non ci sono motivi per non fidarsi”.
 
Facendo un bilancio degli aspetti positivi e di quelli meno vantaggiosi, De Vincenti osserva: “la luce è che non verranno chiusi stabilimenti”, mentre “una delle ombre è come alimenterà quella parte di stabilimenti che produrranno auto non di alta ma di media gamma. Il fatto che questo aspetto nel piano sia rimasto in ombra ci preoccupa – dice – perché i livelli occupazionali si fanno poi soprattutto sulla media gamma. E questo sarà un punto da chiarire con Fiat, anche nei prossimi incontri del tavolo che abbiamo in piedi sull´export: in quell´ambito verificheremo come i 17 nuovi modelli entro il 2016 previsti dal piano possano fare in modo che il Paese riprenda ad essere esportatore”.
 
Fiat, sottolinea infine De Vincenti, “ci lascia in eredità alcune situazioni di crisi” come Termini Imerese, su cui “il governo sta cercando un partner di peso per non abbandonare la vocazione automobilistica dell´impianto siciliano del Lingotto, un partner di rilevanza internazionale” perché in quell´area “c´è un indotto di eccellenza al quale è possibile garantire un futuro”.


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