“L’imprenditore agricolo tragicamente si perde nel labirinto della burocrazia; la mancata semplificazione è la prima causa della non competitività delle imprese italiane, viene ancora prima della carenza di infrastrutture”, ha detto il presidente di Confagricoltura Mario Guidi chiudendo i lavori dell’Academy della sua Organizzazione, tutta focalizzata sul ‘problema dei problemi’. Secondo i dati presentati da Confagricoltura all’Academy, due giornate alla settimana, ovvero cento giornate all’anno, sono dedicate dagli imprenditori agricoli alla gigantesca macchina burocratica.
IL PESO DELLA BUROCRAZIA
“Mancata semplificazione normativa, lungaggini burocratiche, bassa qualità dei servizi pubblici e onerosità degli adempimenti, controlli asfissianti e non coordinati, costringono l’imprenditore a dedicare cento giorni all’anno per far fronte ad una mole di carte, timbri, procedure, sottraendo così tempo e denaro ai compiti prioritari di un’impresa – ha osservato ancora il presidente di Confagricoltura -. I nostri imprenditori dovrebbero impegnare tutte le loro energie, ancor più nei periodi di crisi, a fare business e ad esportare a prezzi concorrenziali, a mantenere occupazione e non a combattere con i burocrati”.
La burocrazia ‘pesa’, nel senso letterale del termine. Ad esempio i Piani di sviluppo rurale italiani (Psr) – che sono il simbolo della complicazione burocratica – sono composti in media da 600 pagine più una serie di allegati di varia natura che oscillano tra le 800 e le 1600 pagine, che bisogna necessariamente conoscere se si vuole beneficiare delle misure. Per un peso complessivo tra 4 e 8,5 Kg di carta, senza quantificare tutti i documenti attuativi, i bandi per la presentazione delle domande, i documenti modificativi e integrativi.
I PILASTRI PER RILANCIARE IL SETTORE
Guidi ha ricordato i ‘pilastri’ dell’azione per rilanciare il settore agricolo: il potenziamento dell’export; l’accesso al credito, l’incremento della ricerca e dell’innovazione; il coordinamento delle politiche europee, nazionali e regionali mettendo al centro l’attività imprenditoriale. “Ma prima di tutto serve – ha aggiunto il presidente Guidi – uno Stato che sia il primo collaboratore e non l’affossatore dell’attività imprenditoriale. È dannoso e controproducente uno Stato che mostra solo il lato duro e vessatorio (incremento degli oneri fiscali e previdenziali, controlli oppressivi, procedure complicate, dispendiose) e non quello collaborativo, che faciliti e non pregiudichi. Che semplifichi e si fidi delle imprese, non dimenticando che sono esse che danno occupazione, crescita e ripresa”.
LE PROPOSTE DI GUIDI
Il presidente Guidi ha quindi evidenziato le proposte della sua Organizzazione: taglio delle funzioni per tagliare le spese della burocrazia (da sempre, ad esempio, Confagricoltura si è espressa per l’abolizione delle Provincie); sportelli unici Inps, Inail, Asl, Agea, Ispettorati Agrari, Uma, Guardia Forestale (che vuol dire anche controlli accorpati); semplificazione procedurale e superamento delle lungaggini che si traducono in un danno (si pensi ai contributi della Pac ai produttori, che vanno erogati celermente, e poi alle pratiche per i progetti dei Piani di sviluppo rurale).
“Alcuni nostri imprenditori hanno raccontato oggi le loro vicende, i loro drammi, il loro vivere nel labirinto senza trovare la via d’uscita; questo Stato ha il bandolo della matassa, il famoso filo di Arianna, ma fa di tutto per nasconderlo – ha concluso Mario Guidi – . È devastante e, se mi permettete, anche vergognoso sentire che un’azienda sia costretta ad alzare la bandiera bianca della resa, a chiudere e licenziare perché ha sbagliato a pagare al fisco un euro a dipendente e l’Amministrazione non ha trovato il modo per regolarizzare la sua posizione. Ma è questa l’amministrazione pubblica di cui abbiamo bisogno? Di cui hanno necessità le imprese?”
ALCUNI ESEMPI CONCRETI DI MALABUROCRAZIA
L’imprenditrice di Modena, Silvia Bergonzini nel 2009 ha fatto regolare domanda di primo insediamento e, nell’occasione, ha presentato richiesta per la costruzione di un ricovero per gli attrezzi. Ci ha messo quasi quattro anni, un vera e propria odissea tra mille difficoltà. L’iter è stato di ben 32 passaggi con gli uffici pubblici e la pratica è stata bloccata 10 volte. Come se non bastasse l’imprenditrice ha dovuto subire due controlli: il primo obbligatorio, il secondo per sorteggio. Peccato che si è perso ulteriore tempo perché, per carenza di personale, questo secondo controllo è avvenuto con molto ritardo. L’ulteriore ostacolo è stato che per 3 volte sono cambiati dirigenti e tecnici poi, alla fine, hanno finanziato 250 mila euro, con il 35% di costi indiretti e un mutuo sottoscritto che costa 15 mila euro d’interessi.
La storia infinita dei canoni demaniali marittimi. Per la mancata chiarezza legislativa dal 2004 ad oggi, tra buchi e meandri di una storia di ordinaria burocrazia l’acquacoltura italiana rischia di sparire. L’imprenditore Salvatore Puglisi Cosentino presenta la situazione nazionale dell’acquacoltura, un settore in crescita in tutto il mondo tranne che nel nostro Paese. A causa della burocrazia la normativa nazionale ha costretto le diverse regioni ad intervenire in maniera difforme l’una dall’altra per mettere un momentaneo tampone ad una situazione ancora non conclusa. Così un singolo imprenditore si può trovare a pagare anche 1700 volte di più rispetto ad un impresa concorrente (885.000 euro contro 2240, per la concessione di uno specchio d’acqua di 500.000 mq). Come se non bastasse, l’acquacoltura italiana ha perso oltre 30 milioni di euro di fondi comunitari.
Come è difficile spostare un albero d’olivo. Sergio Ricotta, presidente di Confagricoltura Lazio presenta un caso concreto di folle burocrazia. In prima istanza, per spostare un olivo da una parte all’altra dell’azienda ha dovuto effettuare una richiesta al Comune di Velletri, provincia di Roma. L’ente, che non era provvisto dell’ufficio incaricato di effettuare la valutazione del caso, ha “girato”, per competenza, la richiesta alla Regione Lazio, che a sua volta ha delegato l’ufficio preposto dell’Area decentrata della provincia di Roma. Finalmente dopo ben 240 giorni, Il nulla osta è arrivato! Se l’azienda, però, ha la sfortuna di essere a cavallo di due province o di ricadere in un parco i tempi si allungano ulteriormente. Ma anche così, per spostare 6 alberi in tempi diversi, servono 4 anni di pratiche!
EQUIVOCI A CATENA
Il presidente della Federazione nazionale Florovivaismo di Confagricoltura, Pier Francesco Mati presenta un caso di equivoci a catena generati da un giusto controllo fiscale. Peccato che i ‘controllori’ non conoscano il modello delle aziende florovivaistiche, in cui l’inventario è previsto, ma non ai fini fiscali. E ignorino anche il normale ciclo di crescita delle piante. Così per loro è ‘anormale’ che, da un anno all’altro si proceda al travaso delle piantine (che pur diventano più grandi) e che, non essendo riportato in inventario, venga sanzionato come evasione, con 100.000 euro di multa. Poiché dimostrare l’innocenza è a carico dell’imprenditore, oltre a pagare un commercialista e mettere in allerta l’avvocato, il florovivaista ha perso tre giorni di lavoro.
Come è faticoso diventare imprenditori agricoli. L’Anga quotidianamente riceve richieste di informazione da parte di giovani che vorrebbero diventare imprenditori agricoli e denunce di episodi farraginosi di burocrazia. Non è certamente facile districarsi nella giungla della burocrazia. L’accesso al credito è una strada impossibile da percorrere. Quali sono le alternative? I bandi dei Psr (piani di sviluppo rurale) sono bloccati e si aspetta la nuova programmazione. Ma come sono stati concepiti fino ad oggi, anziché un’opportunità sono diventati un percorso ad ostacoli. C’è una regione che tra bando e allegati ha prodotto un tomo di 1700 pagine da leggere e compilare! E’ rimasta solo l’ISMEA ad offrire strumenti potenzialmente efficaci, però va migliorato l’insediamento in un’azienda non strutturata. Per avere copertura degli investimenti è necessario aspettare l’autorizzazione al finanziamento che può arrivare anche dopo 18 mesi! L’Anga propone di accorciare le distanze tra gli over 65 senza eredi e i giovani che si vogliono insediare nel settore.