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Europa svegliati, gli Usa sull’energia innestano la quinta

Mentre in Germania la cancelliera Angela Merkel chiede alle imprese che producono energia di rinunciare a 2,3 miliardi di euro di sgravi fiscali e mentre in Italia si continua a pagare l’eco tassa, gli Stati Uniti innestano la quinta e puntano a diventare i veri padroni del mercato. Con un trend che secondo l’agenzia internazionale dell’energia li danno in netto vantaggio su scala mondiale: fino al 2035 non avranno praticamente concorrenti.

EFFETTO GAS SHALE
Il boom del gas shale americano amplierà il settore made in Usa, consentendogli anche interessanti riscontri occupazionali almeno fino al 2035 e rafforzando margine economico del paese nei confronti di Asia ed Europa per i prossimi due decenni. L’International Agency for Energy in un report sostiene che in questo modo si continuerebbe ad alimentare l’economia americana nonostante i timori dati dal fatto che il gas viene venduto a buon mercato. Anche se sarà da valutare l’alto costo di trasporto all’estero che potrebbe far variare il prezzo rispetto al mercato interno.

RICHIAMO ALL’UE
Ma l’AIE ha anche “avvertito” l’Europa: senza riforme strutturali e nette nell’intero settore energetico, il vecchio continente rimarrà dietro gli Stati Uniti per i prossimi 20 anni. Con non solo una perdita secca di competitività delle aziende europee, ma con costi in bolletta che rimarrebbero alti. Certo, i paesi europei hanno speso molto per sovvenzionare fonti rinnovabili di energia, come eolico e solare, anche al fine di tagliare le emissioni di carbonio, ma con la conseguenza di far lievitare i costi per i cittadini e per le aziende.

QUI EUROPA
Una delle più controverse proposte economiche in discussione nella Germania che si inseriscono nelle difficoltà della formazione del governo Merkel bis. I produttori tedeschi di energia rischiano di perdere esenzioni miliardarie, con un probabile addio alla competizione con i parigrado americani (che hanno dalla loro l’esplosione dello shale gas) e con l’ombra di possibili licenziamenti nel settore. Nel paese che ha la seconda bolletta energetica più cara dell’Ue, la cancelliera vorrebbe rimuovere gli sgravi sul costo delle energie rinnovabili per 2,3 miliardi di euro. I negoziatori della Grosse Koalition puntano quindi a ridurre i sussidi per l’energia verde, ma al contempo spalmare i costi in maniera più uniforme, dicono, con la conseguenza di far pagare alla aziende niente altro che un supplemento. Con una zavorra precisa nel computo generale, alla voce occupazione e costi per il cittadino.

SPD E SINISTRA
La sinistra vorrebbe che tale tassa fosse fatta pagare a tutti, mentre gli industriali si difendono sostenendo che così facendo non sarebbero più in grado di tenere testa alle aziende made in Usa dall’altro lato dell’oceano, che dal 2009 ad oggi hanno raddoppiato le esportazioni anche in virtù di una politica fiscale vantaggiosa, mentre il vecchio continente perde rapidamente posizioni. Inoltre altri ambiti, come ad esempio quelle realtà che producono gas, godono di riduzioni e sgravi che comportano un abbassamento della bolletta elettrica. In Italia la tassa verde è pagata da tutti, ragion per cui le aziende nostrane scontano un forte gap di competitività. I tedeschi insomma rischiano di arenarsi su questo punto, non trascurabile proprio per via dei riverberi nelle trattative di governo, con la grana della tassa verde da ripensare e da ridistribuire tra aziende e cittadini. Ma il fatto che fino ad oggi quelle aziende godessero di un beneficio in termini di sgravi non era un passaggio fuori dal mondo, tutt’altro: in quanto era uno degli elementi che permettevano loro di conservare lo status di competitive.

AGENDA 2010
Tra l’altro il Consiglio tedesco degli esperti economici ha appena sottoposto al governo federale i suoi rilievi sull’agenda 2010 intitolati “Contro una politica economica retrospettiva”. Le richieste del consiglio sono di una moratoria sui nuovi impianti di energia solare ed eolica, mentre la Spd e la sinistra continuano ad incartarsi sul salario minimo. Sull’argomento si registra anche il consueto report “World Energy Outlook” dell’Agenzia Internazionale per l’Energia (IEA), secondo cui lo sconvolgimento nel mondo dell’energia potrebbe cambiare la competitività di intere regioni industriali, motivo principale un cambiamento dei prezzi dell’energia in diverse regioni del mondo e le ripercussioni concomitanti dei costi di produzione per i beni ad alta intensità di energia, come acciaio, vetro o alluminio.

BOTTA E RISPOSTA
Il tutto mentre l’Ue chiede alla Germania di avviare un riesame approfondito dell’economia tedesca, dovuto alle preoccupazioni per la debolezza della domanda interna che rischia di minare la già flebile ripresa della zona euro. La mossa potrebbe acuire le tensioni tra Bruxelles e Berlino, che ha strenuamente difeso il modello di crescita. Mentre è il fronte interno targato Spd a preoccupare frau Angela con le perplessità circa le larghe intese esplicitate dal componente del comitato esecutivo socialista, Ralf Stegner, secondo cui c’è molto scetticismo nei confronti della grande coalizione: “Non riuscirei a tifare per un accordo – ammette dalle colonne del Die Welt – senza un miglioramento significativo per i cittadini”.

twitter@FDepalo

 

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