Papa Francesco sale per la prima volta al Quirinale, senza corazzieri a cavallo a fargli da scorta. Il nuovo stile all’insegna della sobrietà impone scelte meno “evidenti” e dunque il Pontefice raggiungerà Giorgio Napolitano accompagnato dai motociclisti. E’ la nona volta che un Papa torna in quella che per secoli fu casa sua, la sede del potere temporale dello Stato della Chiesa, prima di essere sfrattato dai sabaudi. Il primo a mettere piede sul colle più alto fu Pio XII, il 28 dicembre 1939. I tempi erano ormai maturi, il Pontefice non era più prigioniero politico in Vaticano, i Patti Lateranensi erano già stati firmati. Così, con il fasto d’un tempo, Eugenio Pacelli, Principe di Dio e Papa “Romano de Roma”, attraversò il Cortile d’Onore del Quirinale per essere ricevuto dalle Loro Maestà Savoia. La guerra in Europa era iniziata da pochi mesi, l’Italia non aveva ancora compiuto la scelta di campo che si sarebbe poi rivelata catastrofica. Probabile che Pio XII abbia cercato di dissuadere Vittorio Emanuele III dal dare il via libera al “passo fatale”.
GRONCHI GENUFLESSO DAVANTI AL PAPA
Di un incontro tra un capo dello Stato italiano e Papa Pacelli, però, rimane nella memoria la foto che immortala Giovanni Gronchi, in marsina di gala, genuflesso davanti al Pontefice. Era il dicembre del 1955, e Gronchi si era recato in visita ufficiale Oltretevere. Anche il ministro degli Esteri, che pure era il liberale Gaetano Martino, fece come il capo dello Stato. Il giornalista Vittorio Gorresio scrisse che entrambi erano “prostrati al bacio della sacra pantofola”, benché il cerimoniale prevedesse “solo” tre inchini.
LA PRIMA VOLTA REPUBBLICANA
Per la “prima” in età repubblicana, bisognerà attendere il 1963, quando l’11 maggio (venti giorni prima della sua morte) Giovanni XXIII si sarebbe recato a omaggiare Antonio Segni. L’anno seguente, da circa sei mesi eletto al Soglio, sempre al capo dello Stato d’origine sarda fece visita Paolo VI. Papa Montini tornerà al Quirinale nel 1966, quando presidente della Repubblica era Giuseppe Saragat. Da allora, sarebbero passati diciotto anni prima che il vicario di Cristo tornasse nel palazzo sul colle più alto di Roma. Giovanni Paolo II vi sarebbe salito solo nel 1984, salutando l’amico Sandro Pertini. Karol Wojtyla visiterà nuovamente il Quirinale nel 1986 (incontrando Francesco Cossiga) e nel 1998 (incontrando Oscar Luigi Scalfaro).
LA PROFONDA AMICIZIA TRA WOJTYLA E CIAMPI
Tra Giovanni Paolo II e Carlo Azeglio Ciampi si creò un’amicizia profonda e una simpatia reciproca, al punto che furono frequenti i loro incontri nel Palazzo apostolico in Vaticano. Mai però, anche a causa delle già precarie condizioni di salute del Papa polacco, i due si videro nella sede della presidenza della Repubblica italiana. Sarà proprio un commosso Ciampi, vestito di nero, a esprimere dal suo studio alla Vetrata, poco dopo le 22.00 del 2 aprile 2005, il lutto del popolo italiano per la scomparsa di Giovanni Paolo II. E sarà sempre lui a omaggiare per primo, il giorno seguente, la salma del Papa composta nella Sala Clementina.
IL SIPARIETTO TRA FRANCA CIAMPI E BENEDETTO XVI
A tornarci sarà Benedetto XVI, due mesi dopo l’elezione. Il 24 giugno 2005, sotto un sole estivo che obbligò il cerimoniale quirinalizio a riempire d’acqua e bibite fresche i vassoi lungo i corridoi e le sale di rappresentanza, Ratzinger fu ricevuto in udienza da Ciampi. A margine dell’incontro, si ricorda la signora Ciampi che “interrogava” bonariamente il nuovo Pontefice sul nome del Segretario: “Come si chiama?”, chiedeva la first lady, ricevendo in risposta un “Giorgio”. E lei ribatteva: “No, ma come Giorgio! Non è tedesco?”. A quel punto, Benedetto XVI replicò: “Sì, allora Georg”.
LA SINTONIA TRA RATZINGER E NAPOLITANO
Joseph Ratzinger tornò al Quirinale tre anni più tardi, quando capo dello Stato era già Giorgio Napolitano. Anche tra Ratzinger e Napolitano si instaurò un cordiale rapporto d’amicizia e sintonia intellettuale, la cui testimonianza più palese è data dalla profonda commozione del presidente della Repubblica italiana nel commentare la storica rinuncia al Soglio del Pontefice tedesco. Più volte, spesso a margine dei concerti cui entrambi partecipavano, Napolitano si soffermava sugli appelli e le riflessioni di Benedetto XVI sulla crisi dell’Europa e del mondo occidentale.