La governance dell´Inps è un tema sempreverde. Chi lo tira in ballo generalmente utilizza motivazioni e argomenti diversi, ma alla fine l´obiettivo resta sempre lo stesso, il commissario straordinario nominato nel 2008 dal governo Berlusconi, Antonio Mastapasqua. O meglio i suoi poteri considerati eccessivi da tutti, anche se nessuno li tocca. Di tempeste la presidenza Inps ne ha affrontate tante. Evitò la trappola quando il ministro del Lavoro, Elsa Fornero, lo sconfessò pubblicamente perché dal suo istituto erano uscite stime sugli esodati diverse da quelle del dicastero di via Veneto (erano giuste quelle dell´Inps). È passato indenne attraverso una commissione di studio dello stesso ministero guidata dal professore bocconiano Giovanni Valotti, voluta dalla stessa Fornero. Frequenti le critiche dei sindacati.
Poi c’è la Corte dei Conti che, dal 2010, quando fu abolito il consiglio di amministrazione dell’Inps, punta il dito su un eccesso di poteri. Ed effettivamente colpisce che ci sia un uomo solo alla guida dell’organizzazione più ricca del Paese, nelle cui casse passano ogni anno 400 miliardi di euro, pari a un quarto del Pil. Nella relazione 2011 sull´Inps, la Corte ha sottolineato come sia “maturata – a livello governativo e parlamentare – l’auspicata decisione di riassetto e riequilibrio della governance dell´Istituto, oltre che nei profili della vigilanza ministeriale e dei controlli interni, nel ridisegno di ruoli e compiti degli organi di indirizzo e di gestione, al fine di correggere le eccessive concentrazioni di potere nel vertice monocratico (Presidente) e di rafforzare il Collegio rappresentativo delle parti sociali (CIV), sia nelle attribuzioni che nella corrispondente esigibilità”. In sostanza il relatore, il magistrato contabile, Antonio Ferrara, auspica un ritorno a una guida collegiale dell´Istituto. E non è il solo.
Anzi, è difficile trovare nel mondo politico, nel governo e nel sindacato qualcuno che non sia d´accordo. Il fronte di chi vuole rottamare la figura del supercommissario è vasto. Ci sono i partiti, che recentemente hanno votato una risoluzione nella quale auspicano un ritorno dei consigli di amministrazione (dieci nomine che finirebbero inevitabilmente per essere politiche). Poi i sindacati.
Ma loro vorrebbero un rafforzamento del Civ, comitato di indirizzo e vigilanza dove sono rappresentati. Il governo, sensibile alle voci – dicono i maligni – di chi vorrebbe anche solo un cambio al vertice. C’è da scommettere, però che, anche questa volta, Mastrapasqua la farà franca. Ci sono le riforme previdenziali da attuare, compresa quella di Fornero; la fusione Inps-Inpdap da portare a termine. E anche qualche taglio di personale da realizzare. Un vertice monocratico, in tempi di emergenza come questi, fa comodo a tutti.
Antonio Signorini