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Perché Italia e Francia dovranno digerire il rospo dell’austerità teutonica

L’attenzione dell’opinione pubblica nei riguardi del maxi-vertice fra l’Italia e la Francia, del 20 e 21 novembre è stata concentrata sulla TAV e sulla questione Alitalia-Air France. Per la prima, il vertice è stato “allietato” dalle solite manifestazioni e proteste. Per la seconda, Hollande si è comportato “pilatescamente”. Ha detto che non ci poteva fare nulla, senza però neppure aggiungere qualche espressione gentile per augurare a Letta di togliersi dall’impaccio alla meno peggio.

IL RUOLO DELL’EUROPA
Del tutto scontate sono state le dichiarazioni sulla necessità dell’integrazione politica dell’Europa, del fatto che l’Ue giochi un ruolo geopolitico globale, dell’Unione bancaria e del superamento della politica di austerità, per dare spazio alla crescita e assorbire la disoccupazione. Erano tanto attese che nessuno ci ha fatto particolarmente caso. Tutt’al più, sono state etichettate con il termine “aria fritta”.

DALLA SIRIA ALL’IRAN
Molto diplomaticamente sono state appena sfiorate le questioni siriana e del nucleare iracheno. Sulla prima penso che il ministro della Difesa francese si sia morso la lingua per non dire a quello italiano che i cacciabombardiere e i missili pronti per bombardare la Siria avessero fatto “dietro-front” alla notizia che il secondo stava digiunando contro l’ipotesi che venissero sul serio impiegati. Per l’Iran, certamente l’Italia non si è sbilanciata molto per fornire dettagli sul viaggio in Iran del viceministro degli esteri Lapo Pistelli, né sui colloqui in corso, proprio il 20, fra il ministro Emma Bonino e il suo collega iraniano.

ODI ET AMO
A parte queste piacevolezze, molte cose accomunano i due Paesi. Si amano, ma non hanno grandi opinioni reciproche. In Italia, la Francia è sicuramente il Paese più amato – malgrado i ricorrenti rigurgiti di grandeur; ma la Germania è più rispettata e invidiata. I rapporti commerciali fra i due Paesi sono fiorenti. Italia e Francia sono rispettivamente i secondi importatori ed esportatori. Hanno numerose collaborazioni industriali. Eccellenti sono le collaborazioni in campo spaziale e delle produzioni militari. Hanno la necessità di collaborare maggiormente. Nel loro caso, l’unione di due debolezze fa la forza.

LA SFIDA ALLA GERMANIA
Coordinandosi, possono “vendere la pelle” alla Germania a più alto prezzo o addirittura ricreare un certo equilibrio in Europa. La riunificazione tedesca e il fallimento dell’euro, come mezzo per vincolare definitivamente la Germania all’Europa lo hanno distrutto. Entrambe si propongono di restituire all’euro la sua funzione originaria e di evitare che si trasformi in uno strumento per germanizzare l’Europa.
Oltre a cercare di rafforzare tali obiettivi coerenti con gli interessi nazionali di entrambi i Paesi, Letta e Hollande si sono certamente scambiati le loro preoccupazioni circa la preoccupante crescita del populismo specie nei loro due Paesi. Non possono farci nulla. Tale crescita è troppo strettamente legata a quella dell’euroscetticismo. La “palla” è in mano tedesca. La Germania non la lascerà a nessuno, anche per evitare populismi al suo interno. L’abile politica della Signora Merkel l’ha evitato nelle recenti elezioni politiche. Letta e Hollande non sono in condizioni di criticarla oltre un certo limite. La loro sopravvivenza politica è legata alla stabilità della Germania.

L’ASCESA DEI POPULISMI
Inevitabilmente, gli elettori del Front National, in Francia, e del Movimento Cinque Stelle, in Italia, saranno corteggiati dai partiti di centro-destra dei due Paesi. Senza cavalcare gli estremismi, essi hanno ben poca probabilità di successi elettorali. Si determinerà così una polarizzazione sulle estreme, da parte di tutti i partiti politici, anche quelli di centro-sinistra. Diventeranno impossibili politiche moderate, che sono le uniche a tenere unita l’Europa. Si aprirà un periodo di incertezze; forse di instabilità. In Francia, Sarkozy si sta già agitando. In Italia, il “divorzio di fatto consensuale” del PDL potrebbe essere finalizzato ad allargare l’area del consenso.

LA STABILITÀ TEDESCA, I TIMORI LATINI
In tutto tale “bailamme” la Germania è l’unico punto di stabilità. Occorre fare i conti con essa. Certamente Letta e Hollande ne hanno sconsolatamente preso atto. Non è realistico pensare a un “asse latino”, che possa imporre alla Germania un mutamento della sua politica. Lo ha detto senza mezzi termini il nostro presidente del Consiglio. La durezza con cui Angela Merkel ha mandato al diavolo il presidente della Commissione europea Barroso – che aveva rimproverato alla Germania l’eccesso dell’attivo commerciale – è abbastanza indicativo della direzione in cui spira il vento. È duro da ammetterlo, specie in un Paese come l’Italia che indulge ad autocommiserarsi e ad attribuire le colpe agli altri. La realtà effettuale delle cose è quella che è. Anche Hollande dovrà “digerire il rospo”, facendo da buon francese finta che si tratti di grenouille à la poulette.


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