Skip to main content

Università, tasse alle (5) stelle

È passato un po’ di tempo dalla loro introduzione ma le modifiche apportate dal governo di Mario Monti con la normativa sulla Spending review, che si è occupata anche di finanziamento universitario, continuano a provocare scompiglio tra gli atenei italiani.

LE PRIME VITTIME
Tra i meccanismi messi in atto dalle università, recentemente martoriate dal nuovo meccanismo di turn over introdotto con il decreto del ministro Carrozza, non è mancato quello di attingere dalle tasche degli studenti. La grande mazzata è arrivata innanzitutto per gli studenti fuori corso, che si sono già visti lievitare la prima rata delle tasse di quest’anno. Per loro, e non solo, da quell’estate del 2012, qualcosa è cambiato.

CHI STABILISCE L’IMPORTO DELLE TASSE
Le tasse universitarie sono disciplinate dal regolamento stabilito con decreto del Presidente della Repubblica ( 25 luglio 1997, n. 306), il quale prevede il versamento di una contribuzione per studente che equivale alla somma tra la tassa di iscrizione definita annualmente dal Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca con proprio decreto, uguale per tutti gli atenei italiani, e i contributi universitari decisi autonomamente da ogni singola università.
Viene previsto inoltre un limite massimo: la tassazione totale a carico di tutti gli studenti di un singolo ateneo non può superare il limite del 20 per cento dell’importo del Fondo per il finanziamento ordinario (Ffo) che lo Stato assegna all’università stessa.

LE MODIFICHE DELLA SPENDING REVIEW
La disciplina in materia di contributi universitari appena descritta è rimasta in vigore fino alle modifiche apportate dalla Spending review che ha disposto l’introduzione di alcuni commi al regolamento del decreto del Presidente della Repubblica che modificano i criteri per individuare la tassazione massima a carico dello studente scorporando il contributo degli studenti fuori corso ai fini del calcolo della contribuzione studentesca totale. Ciò equivale a dire che non vengono più considerate le tasse pagate dagli studenti fuori corso che in media rappresentano il 40 per cento degli iscritti.

“L’alibi perfetto per permettere ai Rettori di assestare il colpo finale nelle tasche degli studenti italiani”, aveva denunciato Link Coordinamento Universitario, uno dei maggiori sindacati studenteschi. Uno stratagemma insomma per permettere alle università di “raddoppiare le tasse per gli studenti in corso e triplicare quelle per gli studenti fuori corso”, si legge sul sito del sindacato.

DRIBBLING AI TETTI 
In realtà le tasse aumentano già da tempo. Un articolo del Sole 24 ore riporta gli ultimi dati dell’ufficio di statistica del ministero dell’Università, secondo i quali nel 2012 gli atenei hanno raccolto da tasse e contributi 2,08 miliardi di euro, il 63% in più rispetto a dieci anni prima, il tutto non rispettando il vecchio vincolo previsto per legge. Sul quotidiano economico-finanziario si parla infatti di “dribbling ai tetti”: ben 45 atenei statali su 67 hanno superato il limite del 20 per cento del finanziamento pubblico assegnato dallo Stato, cioè del Fondo di finanziamento ordinario.

LA PROPOSTA DI LEGGE A 5 STELLE
Da un’iniziativa dei deputati del Movimento 5 Stelle della Commissione Cultura, Di Benedetto Chiara, Brescia Giuseppe, Valente Simone, Vacca Gianluca, Gallo Luigi, Marzana Maria, D’Uva Francesco, Battelli Sergio, si è levata così una proposta di legge recante modifiche alla disciplina in materia di contributi universitari di cui pubblichiamo un estratto:
“La proposta di legge in esame abroga tutte le modifiche recate dal decreto-legge n. 95 del 2012, introduce il limite massimo dell’ammontare della contribuzione studentesca rispetto al Fondo per il finanziamento ordinario (FFO), riconsiderando nel calcolo della contribuzione studentesca totale anche gli studenti iscritti oltre il limite della durata normale dei rispettivi corsi di studio di primo e di secondo livello; sono inoltre, introdotti alcuni princìpi che tendono a correggere o a migliorare la normativa vigente, sulla base delle criticità emerse nella sua applicazione”.

NIENTE TASSE PER I MENO ABBIENTI
La clausola dei grillini che più ha fatto inalberare Studi Centro, il movimento studentesco dei giovani moderati italiani è stata quella di esonerare dal pagamento della contribuzione studentesca gli studenti meno abbienti,  quelli con un reddito, ai fini dell’indicatore della situazione economica equivalente (ISEE), inferiore a 11.000 euro.

DUE NUOVE ALTERNATIVE
Per Studi Centro riportare le regole a prima delle modifiche normative non porterebbe vantaggi nel mondo dell’università, mentre più valide risulterebbero due nuove alternative presentate dal portavoce nazionale, Virgilio Falco, in un’audizione in Parlamento:

1) Calcolare il tetto non solo sul FFO, ma sulle intere entrate dell’università, svincolando il dato dalle sole entrate statali e invogliando gli atenei ad ottenere contribuzioni da soggetti privati.

2) Aumentare (o diminuire) la soglia del tetto a seconda del posizionamento delle università nella classifica ANVUR (Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca).

Ecco il testo integrale della relazione di Studi Centro

Leggi la proposta di Legge del Movimento 5 Stelle

Tutti gli approfondimenti dedicati a questo tema da Formiche.net

Università, ecco gli atenei che brindano per il decreto del ministro Carrozza

Università, Bari contro Napoli. Chi (non) sale in Carrozza

Università, si fa presto a dire complotto

La guerra fra Università

Il decreto Carrozza e la responsabilità della politica di Mario Morcellini ed Elena Valentini

 



CONDIVIDI SU:

Gallerie fotografiche correlate

×

Iscriviti alla newsletter