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Perché le banche italiane si salveranno dall’occhio della Bce

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Dopo un lungo periodo di suspense, la BCE ha finalmente reso note le linee guida che costituiranno la base dell’esame che la stessa effettuerà sui principali istituti di credito europei prima di farsi carico, dal 2014, della vigilanza bancaria. Si tratterà di un esame decisamente più completo ed approfondito rispetto ad altri effettuati in passato, durerà circa un anno e riguarderà le circa 130 banche europee di maggior rilevanza tra cui 15 italiane.
Ciò premesso, la questione di fondo è legata a come usciranno i principali istituti di credito italiani dal descritto “esercizio” considerando sia alcune peculiarità insite nel nostro sistema bancario, sia il fatto che la recessione non sembra affatto intenzionata, almeno per il momento, ad abbandonare la Penisola.

UN ESAME RAGIONATO
La mia impressione è che le nostre banche, tutto sommato, non usciranno affatto con le “ossa rotte” dalla valutazione della BCE almeno per tre ordini di motivi. Il primo riguarda la natura stessa del check up che verrà effettuato: sarà un esame molto più ragionato e meno asettico rispetto ai precedenti stress test effettuati dall’EBA e tenderà a considerare sia la specifica realtà di ciascuna banca, sia il contesto in cui la stessa opera tentando di eliminare tutte quelle asimmetrie che rendono oggi particolarmente difficile la comparazione tra istituti di Paesi diversi. Sono convinto che le nostre banche, guidate dalla Banca d’Italia con le “briglie corte” e secondo criteri molto più rigidi rispetto alle colleghe europee, non potranno che trarre giovamento da un esame condotto secondo i criteri sin qui esposti.

IL NODO PATRIMONIALE
Il secondo motivo di conforto concerne invece il grado di patrimonializzazione delle nostre principali banche. Come di recente ricordato dal governatore Visco, gli istituti italiani negli ultimi 6 anni hanno compiuto serissimi sforzi volti a rafforzare sia la quantità, sia la qualità del proprio patrimonio ed hanno raggiunto un livello di coefficiente di solvibilità (rapporto tra patrimonio di primaria qualità ed impieghi ponderati per il rischio) anche sensibilmente superiore rispetto alla soglia oggi fissata dalla BCE.

I CREDITI DETERIORATI
Infine, il terzo motivo che mi rende sostanzialmente ottimista sulla possibilità che i nostri istituti possano superare bene l’esame della BCE riguarda la delicata questione dei crediti deteriorati. Non vi è dubbio che, attualmente, il principale problema di tutte le banche (non certo solo delle nostre) derivi dalla inaudita profondità dell’attuale crisi che ha travolto le aziende rendendole incapaci di far fronte agli impegni finanziari assunti nei confronti del sistema bancario.

L’ALLARME DI BANKITALIA
Tuttavia è importante rimarcare come la Banca d’Italia – a fronte di sofferenze lorde del sistema pari ad oltre 140 miliardi (in trend crescente) – abbia acceso già da anni un forte faro sul problema. Più in particolare, da una parte, ha previsto l’utilizzo di regole di contabilizzazione del credito deteriorato molto più severe rispetto a quelle applicate in altri Paesi europei e, dall’altra, ha progressivamente imposto alle nostre banche accantonamenti particolarmente importanti a fronte delle perdite attese.
E, comunque, qualora anche le valutazioni della BCE dovessero evidenziare la necessità di ulteriori accantonamenti prudenziali o di ulteriori rafforzamenti patrimoniali a carico della nostre banche, poiché le cifre in ballo risulterebbero verosimilmente assai contenute, gli interventi potrebbero essere gestiti senza affanno e, soprattutto, senza generare alcuna situazione di stress acuto per il nostro sistema bancario.


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