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Piccole e grandi aziende si fanno largo su Facebook e Twitter

Se Henry Ford giunse alla consapevolezza che la pubblicità era diventata l’anima del commercio, il bravo inserzionista di oggi non può che constatare che il suo mercato risiede in Rete. Ancor meglio se nei social network, talmente pervasivi da puntare dritti al bersaglio.

I vantaggi? Una enorme comunità di iscritti che nel caso di Facebook ad esempio solo via smartphone e tablet in Italia conta 10 milioni di utenti tutti i giorni, 16 milioni una volta al mese che sommati anche a quelli desktop arrivano all’85% dell’utenti online italiani certificati da Audiweb.

Ma c’è un secondo vantaggio: “La possibilità di essere molto chirurgici sul target”, ha dichiarato al Sole 24 ore Luca Colombo, responsabile di Facebook in Italia.

CHI SONO I MAGGIORI INSERZIONISTI DI FACEBOOK
Con un fatturato che sfiora i 2 miliardi di dollari per trimestre, Facebook ha visto lievitare del 66% i ricavi dall’advertising giunti ormai a 1,8 miliardi di dollari.
Ma della galassia dei suoi inserzionisti si sa ben poco. Nessuna comuncazione alla Security and Exchange Commission (Sec), nessuna indiscrezione trapelata dai suoi dirigenti.
Visto che né Nielsen né Kantar misurano la spesa pubblicitaria su Facebook, con l’aiuto di ComScore Business Insider ha chiesto a fonti interne chi siano i 35 top advertiser della piattaforma di Zuckerberg.
Samsung è l’azienda più generosa con un investimento stimato di 100 milioni di dollari. Un anno fa solo per le prime settimane di debutto di Galaxy S III, Samsung spese ad esempio 10 milioni di dollari.
Con 60 milioni di dollari Procter & Gamble (P&G) è il secondo big spender di Facebook.
Terza in classifica ma con un bel salto sale sul podio Microsoft a quota 35 milioni, seguita dalla compagnia telefonica AT&T; Amazon con 30 milioni di dollari, Verizon, Nestle e Unilever. Non mancano American Express, Starbucks e Coca Cola. Più in basso in classifica King.com, e le aziende dei videogiochi Zynga, EA e Supercell.

PICCOLE AZIENDE SI FANNO LARGO SUI SOCIAL
Secondo i dati di American Express Open Small Business Monitor pubblicati il mese scorso e resi noti dal Financial Times nell’ultimo anno la percentuale delle piccole imprese che utilizzano i social media è aumentata. Tra queste  il 37 per cento usa Facebook, che ha così totalizzato il 23 per cento in più rispetto all’anno precedente.
Pur partendo da una base molto più bassa il numero di piccole imprese su LinkedIn e Twitter è aumentato invece di oltre il 50 per cento.
Nel mese scorso, Facebook ha offerto alle piccole imprese molti degli strumenti che permettono loro di orientare i messaggi pubblicitari e trovare persone che hanno interessi simili ai propri consumatori attuali.
Debbie Williamson, social media analyst di E-Marketer, ha riferito al Financial Times che anche Twitter si sta muovendo nella stessa direzione. Con due puntualizzazioni: sta cercando di attirare un numero maggiore di piccole imprese per farne nuovi inserzionisti, ma con circa 230 milioni di utenti attivi, potrebbe risultare più difficile raggiungere gli utenti. D’altra parte il news feed in tempo reale di Twitter può aiutare alcune aziende a tenersi in contatto con i propri clienti in tempo reale.

IL FUTURO DI FACEBOOK E NELLE PICCOLE IMPRESE
Nell’ultimo trimestre Facebook ha visto crescere il numero dei suoi utenti sotto ogni fronte: utenti attivi mensili, attivi giornalmente e mobili. Ma non è l’unico motivo per essere ottimista sul futuro delle sue entrate. Le vacanze producono sempre grandi entrate pubblicitarie e la sua scommessa adesso si gioca sul fronte dei possibili inserzionisti non ancora arruolati.
Un milione di inserzionisti è una cifra impressionante, ma come fa notare il sito Mashable lo è altrettanto il fatto che Facebook ha 25 milioni di piccole imprese con pagine aziendali attive, il che significa che solo il 4% delle aziende che utilizzano Facebook per connettersi con i clienti utilizzano anche il social network per pubblicizzare. Tutti potenziali introiti pubblicitari a portata di mano:

“Penso che ci sia una miniera d’oro in attesa di essere sfruttata,” ha detto a Mashable Michael Pachter, analista di Wedbush Securities. Per l’esperto è solo una questione di tempo e ben la metà delle piccole imprese finirà per diventare un nuovo inserzionista. La mossa genererebbe oltre 1,25 miliardi dollari in entrate pubblicitarie.


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