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L’Ocse sfata le leggende sulla spesa pubblica per i farmaci

farmaco

Lo sapete che la spesa pubblica per i farmaci in Italia è più bassa rispetto agli altri Paesi europei? Vi sembra strano? Eppure è quello che ha certificato, numeri alla mano, il massimo esperto del settore all’Ocse che ha così sfatato alcune leggende.

IL CONFRONTO DELL’OCSE
Franco Sassi, economista e responsabile area Economia della prevenzione dell’Ocse (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) in un’audizione in commissione Sanità del Senato, ha dichiarato che la quota coperta dalla spesa pubblica per la farmaceutica territoriale è ”la più bassa in assoluto”, intorno al ”61% mentre negli altri Paesi si va dal 67% all’85%”, specificando che ”complessivamente il divario tra Italia e altri Paesi, pur tenendo conto dei diversi livelli di prezzo, è circa la metà rispetto a quello che si spende in Germania o Francia, almeno del 40% inferiore a Spagna o Olanda e così via”.

I DATI DEL CENSIS
Non sono gli unici dati relativi al comparto. Secondo il Rapporto 2013 del Censis, che ha rielaborato i dati Osmed e di Farmindustria, la spesa farmaceutica territoriale totale, pubblica e privata, è calata grazie soprattutto alla riduzione della copertura del Servizio sanitario, visto che la spesa per i ticket, cioè quella a carico dei cittadini, dal 2008 al 2012, è aumentata del 117,3%.

SPESA PUBBLICA VS PRIVATA
Il Rapporto Censis – divulgato oggi – evidenzia che la spesa totale, pubblica e privata si è attestata nel 2012 a 19.389 milioni di euro, con una calo rispetto al 2008 dell’ 1,9%, e del 5,6% rispetto all’anno precedente. Se la spesa pubblica è in riduzione costante (diminuita in termini nominali in un solo anno dell’ 8%), nel Rapporto si osserva che la spesa privata fa registrare invece un andamento opposto di crescita costante (dal 2008 al 2012 +12,3%), e in particolare la spesa per ticket sui farmaci (aumentata del 117,3% dal 2008 al 2012), che nell’ ultimo anno ha raggiunto la quota di 1,4 miliardi di euro. A diminuire è pertanto la quota di spesa coperta dal Ssn, che è passata dal 65,9% del 2008 al 61% del 2012.

DOVE E PERCHÈ VINCE IL PRIVATO O L’INTRAMOENIA
Nel Rapporto si evidenzia un aumento del ricorso al privato o alle prestazioni in intramoenia (in strutture pubbliche ma a pagamento), soprattutto per il fatto che il 27% degli intervistati, nell’indagine realizzata dal Censis, dichiara di essersi trovato spesso a pagare un ticket superiore al costo che avrebbe invece sostenuto optando per una prestazione sanitaria privata.
Si ricorre alle cure a pagamento in strutture private in particolare per l’odontoiatria, con quasi il 90% dei cittadini che vi ha svolto estrazioni dentarie con anestesia; per la ginecologia (57%), la riabilitazione motoria (36%), e le visite ortopediche (34,4%).
Ha fatto ricorso all’intramoenia il 30,7% degli intervistati per la riabilitazione motoria, il 14,7% per una ecografia all’addome completo.
I settori che hanno visto un aumento del ricorso ai privati sono la riabilitazione motoria (+38%), la colonscopia (+35%), le visite ortopediche (+34%); per l’ intramoenia invece il 23,3% degli intervistati ha aumentato il ricorso per la riabilitazione motoria, oltre il 17% per l’ ecografia all’ addome completo, il 16,7% per le visite ortopediche.

L’INSODDISFAZIONE TRA NORD E SUD
Se il 49,6% dei cittadini del Nord-Ovest e il 54,5% del Nord-Est affermano l’adeguatezza del sistema sanitario nazionale è al Centro e soprattutto al Sud che invece lo considerano inadeguato. In totale è il 40,9% degli italiani, 1 su 4 ritiene a ritenere ”inadeguato” il proprio servizio sanitario regionale, percentuale che sale al 50,3% per gli abitanti del Centro e al 57,6% al Sud.

AAA CERCASI SANITA’ INTEGRATIVA
Secondo quanto emerge inoltre dal 47esimo Rapporto annuale sulla situazione sociale del Paese del Censis il 33,6% degli italiani non ha mai sentito parlare di fondi sanitari integrativi e polizze malattia, e il 34,9%, pur avendone sentito parlare, non sa esattamente cosa siano. In totale, secondo l’indagine del Censis, sono 16 milioni i lavoratori italiani che di fatto non conoscono o conoscono male la previdenza complementare.

Nello specifico più del 53% degli italiani a dichiarare di non conoscere le differenze tra un fondo sanitario integrativo e una polizza malattia, e oltre il 57% non è a conoscenza del fatto che i fondi sanitari integrativi garantiscono un vantaggio fiscale rispetto alle polizze malattia. Il 35% degli intervistati dichiara di non conoscere il rapporto tra i benefici fiscali della previdenza complementare e quelli relativi ad altre forme di investimento; il 33% non è informato o non vuole rispondere sui parametri per la rivalutazione dei contributi versati; oltre il 16% non sa o non vuole rispondere sulla possibilità o meno di disporre in tutto o in parte del capitale prima del pensionamento.

LA BEFFA
Massimo Scaccabarozzi, presidente di Farmindustria, commentando i dati Censis sottolinea all’Adnkronos Salute “la beffa rappresentata dal fatto che nel calcolo del tetto della spesa per i medicinali entrano anche i ticket e che quindi, se si riduce progressivamente questo tetto e aumentano i ticket, alla fine le aziende andranno a ripianare la spesa dei cittadini e non quella reale”.
A chi dice poi che la spesa farmaceutica ospedaliera è in aumento Scarabozzi risponde che “questo avviene solo all’apparenza. Visto che ci sarà di sicuro lo sforamento di un tetto considerato già inadeguato, vorrei sapere come fa ad aumentare la spesa se le aziende hanno ricevuto budget inferiore del 18% rispetto allo scorso anno”.

“A fine anno – spiega Scaccabarozzi – quando vedremo i dati reali, e ovviamente ci aspettiamo di vederli certificati. Ci sarà chiesto di ripianare e alcune aziende dovranno subire delle conseguenze. Chi dovrà trovare 45-50 milioni di euro qualche domanda se la farà, andrà a prenderli dalle spese variabili, ma poi anche da quelle fisse, che purtroppo sono rappresentate soprattutto dall’impiego. Mi dispiace vedere che c’è sempre un accanimento” nei confronti delle aziende del farmaco”.

 


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