Gli USA hanno un trattato di difesa con la Corea e con il Giappone. Washington ha dichiarato che esso “copre” anche le isole Senkaku (Diaoyu in cinese). Si tratta di cinque isolotti disabitati situati fra Okinawa e Taiwan, facenti parte della “Prima catena di isole” che separa il Mar Cinese Meridionale dalle rotte del Pacifico. Sono amministrati dal Giappone sin dal 1895. La Cina ne rivendica la sovranità. Provocatoriamente, invia nelle loro acque pescherecci, navi militari e sommergibili che si confrontano pericolosamente con la Guardia Costiera giapponese.
UN ATTO PROVOCATORIO
L’Air Defense Identification Zone (ADIZ) dichiarata senza alcun preavviso né comunicazione dalla Cina il 23 novembre scorso include le isole. È stata quindi intesa a Tokyo e anche a Washington un atto provocatorio, deciso a Pechino per rafforzare le sue pretese sulle isole. Il timore è stato rafforzato dalle dichiarazioni di Pechino, secondo cui la Cina avrebbe fatto decollare i suoi caccia per identificare tutti gli aerei, anche quelli non diretti in Cina, che entreranno nell’ADIZ, e che era allo studio l’imposizione di altre zone d’identificazione aerea.
DI COSA SI TRATTA
Ma in che cosa consiste un’ADIZ? Quali poteri conferisce ai Paesi che la definiscono? Perché l’istituzione dell’ADIZ sul Mare Cinese Orientale ha causato tanto “sconquasso”, quando decine di paesi hanno già definito le proprie?
L’ADIZ è una fascia di spazio aereo estesa oltre a quello nazionale (12 miglia dal territorio) per consentire ad un Paese la possibilità di allarme tempestivo di un’incursione o di un’intrusione di aerei che non abbiano notificato agli organi del traffico aereo i propri piani di volo. Il Paese che la dichiara ha la possibilità di far decollare aerei da caccia per intercettare e identificare a vista il velivolo intruso. Non può costringerlo ad atterrare e tanto meno non può abbatterlo; ma, volandogli vicino, aumenta la probabilità d’incidenti.
LA SCELTA CINESE
L’ADIZ cinese è in parte sovrapposta a quelle del Giappone, della Corea del Sud e di Taiwan. La decisione cinese è certamente legittima, anche se il suo carattere improvviso e unilaterale, nonché il fatto che si estende su di un’area contesa (gli isolotti disabitati delle Senkaku/Diaoyu) l’hanno resa molto simile a un atto di aggressione o, per meglio dire a una pressione soft. Forse un accordo negoziato sulle regole usate per l’ADIZ, volto a diminuire la probabilità d’incidenti sarebbe possibile. Improbabile, come già accennato, è invece che Pechino si rimangi la sua decisione.
LA DIFFICOLTÀ DEGLI USA
Gli USA non sono in condizioni di imporlo. Devono però limitare i possibili danni futuri. Qualora Pechino, galvanizzata dal successo, decidesse di istituire altre ADIZ, Washington perderebbe la faccia. Non solo! Rischia di togliere credibilità a tutto il sistema di alleanze formali o implicite su cui è basata la sua stabilità strategica del sistema Asia-Pacifico. Obama verrebbe ulteriormente indebolito. Riceverebbe un vero e proprio schiaffo. Ancora una volta ha dimostrato indecisione. Un “comandante in capo” non se lo può permettere troppe volte! Joe Biden, nei suoi incontri a Pechino, si è arrampicato sugli specchi per salvare capra e cavoli. Ma non ha salvato né l’una né gli altri.
LA DETERMINAZIONE AMERICANA
Veniamo a quanto è avvenuto e all’improvviso voltafaccia americano. Dopo l’imprevista e unilaterale decisione di Pechino del 23 novembre, gli USA avevano reagito rapidamente e con decisione. Hanno dichiarato di non riconoscere la legittimità dell’iniziativa cinese, nel senso di ritenerla priva di valore. Hanno immediatamente chiesto a Pechino di annullare la propria decisione. Per dimostrare che facevano sul serio, hanno inviato due bombardieri B-52, decollati da Guam, a sorvolare il limite orientale dell’ADIZ, senza ottemperare alla richiesta di notificare al controllo del traffico aereo cinese i loro piani di volo.
IL PLAUSO DEGLI ALLEATI
Giappone, Corea del Sud e tutti gli alleati degli USA del sistema Asia-Pacifico si erano subito allineati a Washington, applaudendo la determinazione americana. A parte il caso specifico, una reazione tanto dura da parte degli USA dissuadeva la Cina dall’imporre altre ADIZ negli spazi aerei eccedenti le 12 miglia al di là di quelli che la legge internazionale definisce “spazio aereo nazionale”.