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Storia e idee di Maurizio Longo, uno dei leader della strana protesta dei Forconi

In rete l’hanno definito “una vecchia volpe dell’autotrasporto italiano”. Maurizio Longo, uno dei leader della protesta dei Forconi, è alla guida di Trasporto Unito, una delle sigle meno barricadere e oltranziste, in passato leader di Fita-Cna e si connette con le posizioni anti euro. Insomma, con tutta probabilità un personaggio da seguire in vista delle prossime elezioni europee, quando andrà in scena una sorta di referendum sulla moneta unica.

TRASPORTO UNITO
Alla testa dei Forconi, la protesta indetta dal Coordinamento 9 dicembre, c’è anche l’associazione di categoria che raccoglie diecimila imprese del settore. Infatti lungo tutto lo stivale, da Torino a Catania, sono scesi in strada autotrasportatori, commercianti, piccoli imprenditori, assieme a precari, pensionati e studenti. Il loro slogan è: “Facciamo un presidio fino a quando servirà. Il 9 dicembre l’Italia si ferma: lo dobbiamo ai nostri figli”. Longo ha sottolineato come il fermo sia “finalizzato unicamente ad affermare le rivendicazioni di chi fa girare il paese su gomma”. Ma a quella originaria protesta si sono aggregati anche altri soggetti che con la gomma poco o nulla hanno a che fare, passaggio sul quale Longo ha evidenziato che si tratta di ragioni assolutamente condivisibili. Anzi, “è una questione che attiene alla politica ed alle istituzioni”.

POLITICIES
Ma chi è Longo e soprattutto quali sono le sue strategie oltre l’autotrasporto? In occasione del suo battesimo lo scorso giugno alla guida dell’associazione, aveva annunciato una linea di rottura rispetto al passato. Ovvero massima indipendenza da lacci e lacciuoli politici, parola da far ritornare alla base e distacco dalla sua vecchia casa natale, ovvero la segreteria nazionale di Fita-Cna. Senza alcun preavviso infatti, aveva lasciato lo scorso maggio l’associazione per diventare segretario nazionale e vicepresidente della nuova realtà, di cui è presidente Pasquale Sandomenico. Una mossa a tenaglia, che ha consentito la fusione con una sigla storica del settore come la Fiap M. Quest’ultima è nata da una scissione all’interno della Fiap, la più vecchia organizzazione del mondo dell’autotrasporto.

ANNUNCI
In quella circostanza Longo, oltre a promettere un’organizzazione dell’autotrasporto completamente indipendente, annunciò l’intenzione di “convogliare la protesta nell’ambito di un ampio progetto”. Individuando tre priorità: attivare interventi straordinari per affrontare il momento difficile, riformare il sistema normativo e dei controlli ed integrare l’autotrasporto nel sistema economico.

VADEMECUM DI LONGO
Il ritornello di Longo è che in vent’anni lo Stato ha “buttato nel buco nero dell’autotrasporto oltre 6 miliardi di euro, circa 400 milioni all’anno. Ci dobbiamo domandare quanti soldi sono stati effettivamente incassati dalle imprese? Di quanti ne ha beneficiato la committenza mediante il ribasso delle tariffe? Ma soprattutto ci dobbiamo domandare a cosa sono serviti se le imprese non riescono a farsi pagare grazie a norme inapplicabili?” Il riferimento è quella fotografia fallimentare dell’autotrasporto italiano che “non è figlia della diffusa crisi economica, che si fronteggia generalmente con la riduzione del parco veicolare, bensì di una sciagurata politica normativa dell’autotrasporto che da anni è portata avanti da vertici associativi i quali, in estrema sintesi, possono dividersi in due categorie: coloro che manifestano grande incompetenza e coloro che utilizzano la competenza per interessi di ristrettissime cerchie”.

RICHIESTE
E propone due elementi di macro azione: infrastrutture e intermodalità. Dove l’autotrasporto, sottolinea, è penalizzato da alcuni recenti provvedimenti, come la cancellazione dell’ecobonus per le autostrade del mare. “Inseguiamo questo incentivo da sei anni e ora che finalmente le imprese hanno potuto presentare la domanda, in seguito a cospicui investimenti, sono spariti i fondi. Questo modo di operare da parte delle istituzioni cancella la fiducia anche nei prossimi provvedimenti. Bisogna finirla di cambiare le carte in tavola. Quando si assumono decisioni, bisogna mantenerle fino in fondo”.



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