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Le condizioni per il Nuovo Centrodestra di Alfano

Mentre la kermesse mediatica vede spopolare su giornali e Tv Matteo Renzi, neo leader del partito democratico e futuro leader del centrosinistra, grande attenzione dovrebbe suscitare il Nuovo Centrodestra.

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Il soggetto politico in questione è nato, infatti, da una costola del Pdl e si è avventurato ormai verso il difficile obiettivo autonomo di organizzare in partito l’area moderata. Alla convention di sabato, fatta paradossalmente negli stessi Studios della Tiburtina in cui esattamente un anno fa cominciò l’avventura fallimentare di Scelta Civica, alcune cose interessanti sono emerse. Dal punto di vista pratico il bisogno immediato di comporre nel territorio la presenza concreta dei cittadini. Molto probabilmente a tal fine dovranno nascere dei circoli territoriali, o qualcosa di simile, i quali dovranno diventare gli sportelli per le adesioni nazionali.

Naturalmente, come si sa, non è per nulla facile creare dal nulla una rete capillare, anche se è necessario e possibile farlo. Questo sforzo potrebbe essere, oltretutto, un’occasione benefica per far nascere a destra una forma partecipativa dal basso che la figura carismatica ed economica di Berlusconi finora ha reso inutile.

IL DISCORSO DI ALFANO

Tralasciando, in ogni modo, gli aspetti organizzativi, vi è un fattore politico di grande rilievo in questa nuova realtà: la possibilità finalmente per tanti cittadini che non appartengono in nessun modo al centrosinistra di avere uno spazio politico dove poter discutere, intervenire, lanciare iniziative, portare lamentele e bisogni, vedendo rappresentati, fosse anche in modo non all’istante maggioritario, i propri valori di riferimento. Nel discorso tenuto sabato da Alfano questo tipo di sensibilità è emerso chiaramente. E’ ovvio, d’altronde, che per un Paese come l’Italia, con una tradizione elettorale moderata molto grande, l’esistenza di un centro, distinto e alternativo alla sinistra, sia un’attrattiva forte. Soprattutto se il nesso culturale andrà chiaramente ai grandi valori che furono all’origine della Democrazia Cristiana e che, a prescindere dalla nomenclatura di allora, continuano a essere garanzia di libertà, di diritti personali e familiari, e di democrazia in tutto il mondo.

LA DISTINZIONE TRA CENTRO E SINISTRA

Non è sbagliato consigliare, dunque, una strada di elaborazione politica al NCD che faccia sua la duplice natura del centrismo popolare, differente sia dalla cultura politica e dagli interessi del centrosinistra e sia dalle varie forme tenacemente radicate e rinascenti della destra identitaria.

La distinzione tra il centro e la sinistra è di tipo sostanziale, perché riguarda il ruolo  e la funzione della politica. Semplificando si può dire che mentre i sentimenti di chi segue i movimenti di sinistra vanno nella direzione di affidare alla sola dimensione politica la prospettiva di creazione, rilancio, organizzazione e conversione sociale della ricchezza; il centro, invece, di cui anche il nuovo soggetto reca il nome, è portatore di un’idea della politica ritenuta mezzo di attuazione e di tutela della ricchezza economica non politica della società. Il primato del non politico, perciò, è un principio portante perché si allaccia direttamente a una visione sociale ed economico personalista e comunitaria della vita che garantisce direttamente e originariamente le nazioni nella loro libertà d’iniziativa e di solidarietà. Non a caso, Giorgio La Pira precisava che la differenza tra il centro e la sinistra stesse esattamente in questo: la politica per l’uomo, e non l’uomo per la politica.

CENTRODESTRA, NON DESTRA

Tale spartiacque, tolti gli aspetti ideologici che il ‘900 vi aveva sovra strutturato, è ancora oggi, a livello europeo, quanto separa i socialisti dai popolari, ossia la sinistra dal centro. Naturalmente a essa bisogna aggiungere una seconda distinzione: quella tra il centrodestra e la destra. In Italia oggi la destra è Forza Italia e la Lega. E a differenza di quanto è accaduto in altri Paesi, la differenza tra queste due declinazioni è sparita nell’Italia della seconda repubblica. Essa è però di straordinaria rilevanza perché richiama i valori base, il metodo e lo spazio di attuazione della politica popolare rispetto a quella radicalmente conservatrice. La destra ha sempre il culto del particolare, sia esso una persona, uno stretto ambito d’interessi, oppure una zona territoriale. E, in effetti, Berlusconi e la Lega esprimono a pennello esattamente tutto questo.

I VALORI

La specificità, quindi, che il Nuovo Centrodestra potrebbe proficuamente rappresentare da questo lato, dopo il divorzio con Berlusconi, è appunto la presenza davanti ai valori identitari della destra di un riferimento democratico diverso, necessario e inesistente a oggi al complesso moderato della società, alla partecipazione di tutti e a un’invalicabile fedeltà alle istituzioni repubblicane. Certo, inseguire e far capire una collocazione sottile di questo genere non è facile, e implica anche il saper far valere la capacità di mediazione tra gli interessi che accomunano l’intero centrodestra, Berlusconi incluso, come sfera non politica, all’esigenza di una loro ricombinazione rappresentativa e istituzionale di tipo popolare. Un esempio aiuta a capire. Quando Letta disprezza l’anti europeismo, fa un’operazione di sinistra. Difendere l’anti europeismo, come fa la Lega, è un’operazione di destra. Portare, invece, le ragioni dell’anti europeismo dentro il quadro di una politica europea è tipico di una linea popolare.

Il vero fattore positivo, per il Nuovo Centrodestra, potrebbe essere, in ultimo, la congiuntura favorevole che si sta presentando adesso nel nostro Paese. Da un lato, mantenere l’eredità di un’idea di democrazia come identità di popolo e sovranità, ma, dall’altro, fare in modo che questa base non politica sia sufficientemente lavorata per essere poi spesa dentro le istituzioni repubblicane e nel quadro dei riferimenti europei in modo politicamente efficace.

DUE CONDIZIONI

Ovviamente, vi sono due condizioni irrinunciabili per il NCD. Non cedere alle lusinghe tattiche del centrosinistra, fosse anche quello che verrà fuori dalle riforme renziane. E non perdere il riferimento assoluto ad alcuni principi comuni a tutto il centrodestra europeo. In primis, una visone forte della libertà personale e dei valori familiari, e un legame profondo alle radici cristiane dell’Occidente. Questi sono, d’altronde, esattamente le ragioni generali che si contrappongono al progressismo di sinistra, ma che sono proposti dal centro senza cadere nel particolarismo anti istituzionale della destra radicale, attraverso il veicolo collaudato e inesauribile dei valori cristiani di persona umana e di uguaglianza democratica propri di un sistema sociale ad ampia partecipazione popolare.

Un passaggio e un’occasione, in ogni modo, cruciali su cui riflettere e discutere a lungo.



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