Con Matteo Renzi “finisce il popolo comunista come comunità”, certifica il giornalista e scrittore Peppino Caldarola che, con Formiche.net, traccia il perimetro del nuovo corso rottamatore del Pd dopo la vittoria del sindaco di Firenze alle primarie.
Con Renzi finisce il Pci o il Pd come sostiene Emanuele Macaluso?
Il Pd non finisce, perché in qualche modo ritorna persino allo spirito originario, ovvero un partito fortemente deideologizzato, che mette su un piano di parità tutte le culture. E in questo caso prevale una cultura che non proviene dalla cultura della sinistra. Più facile, direi, che sia l’ultimo atto di esistenza del popolo comunista in quanto popolo aggregato in quanto comunità. Vista la dimensione del voto a favore di Renzi, è del tutto evidente che la comunità che per tanti anni si era riconosciuta attorno a leader provenienti dal Pci si sia sciolta.
Diventando cosa?
Una minoranza. Poi, perché si sia sciolta, credo sia un altro argomento di conversazione.
La nuova segreteria del Pd renziano, cosiddetta “generazione Erasmus”, crede sia il vero segno di discontinuità?
Non darei su questo un giudizio politico, il dato sta tutto in due elementi visibili: l’età e la prevalenza della donne. Per il resto il Pd di Renzi è a forte leadership e quindi la segreteria è a forte prevalenza del suo staff, più che essere il cenacolo dei maggiorenti. Non immagino che i membri di questa segreteria siano in grado di contrastare un’eventuale scelta di Renzi.
Come leggere la nomina del civatiano Taddei a responsabile economia? E’ un segnale chiaro di compensazione a sinistra di Renzi per conquistare cuore e mente della base, al fine di controbilanciare il distacco palese dalla Cgil?
Da un lato vedo un tentativo di lasciare spazio a correnti pre esistenti: Taddei è civatiano, la Madia da veltroniana si è fatta dalemiana, la Mogherini fu scelta da Veltroni, la Picierno fa capo a Franceschini. Direi che alcune pagine del manuale Cencelli sono state rispettate. E’ chiaro che Renzi non ha alcuna intenzione di farsi dirigere dalla Cgil, così come è accaduto con i segretari precedenti, per i quali un veto del sindacato costituiva un vero e proprio non possumus. Matteo in questo senso, anche se la cosa gli spiacerà, appare più dalemiano: penso al D’Alema del congresso di Roma, quello della terza via a Firenze, che prende il toro per le corna e contro le resistenze sindacali ingaggia una battaglia di modernizzazione.
Cosa cambia già da oggi tra Cgil e Pd?
Non ci sarà più quella cinghia di trasmissione all’inverso che c’è stata in questi anni. Credo che Renzi porrà il tema relativo ad alcuni conservatorismi proprio intestini al sindacato.
Cosa faranno D’Alema e Cuperlo adesso? Immagineranno una scissione o organizzeranno la minoranza interna?
Escluso la scissione, perché nessuno dei citati ce l’ha in animo, anzi sono consapevoli che non porterebbe da nessuna parte in quanto non c’è uno spazio per un altro partito di sinistra, se non piccolissimo. Poi esiste una frattura anche nel gruppo che ha sostenuto Cuperlo, perché come si è letto nelle ultime ore i cosiddetti “giovani turchi” avrebbero partecipato volentieri alla segreteria. In particolare le dichiarazioni di Matteo Orfini sono state meno ostili di altre. Credo organizzeranno una minoranza che però avrà difficoltà di contenuti.
Quindi un’operazione inutile?
Una minoranza su belle bandiere non si costituisce, perché sarebbe una minoranza della nostalgia. Vedo un problema di contenuti, visto che tale componente che in origine riteneva di essere più cospicua ha avuto un risultato abbastanza basso.
D’Alema ha detto a Repubblica: “Nessuno mi cancellerà”.
Penso sia impossibile cancellarlo. Spero che non venga in testa neppure a Renzi, perché è una personalità importante della sinistra e non è vero che nella sua vita politica ci sono solo errori. E’ un uomo combattivo e leale.
Crede ci sarà prima la nuova legge elettorale o prima un rimpasto di governo?
Come italiano mi auguro la legge elettorale.
E come osservatore della politica nostrana?
Questa della legge elettorale è diventata una cosa buffa, l’unica speranza è data dal fatto che se non la riformano ce n’è già una ed è il proporzionale delineato dalla Corte.
Il rimpasto è nel novero delle cose adesso che la segreteria piddì è nuova di zecca?
Cosa porterebbe, a qualche renziano in più nell’esecutivo? Ci sono alcuni ministri a cui probabilmente sarebbe utile dare il cambio, c’è Alfano che ad esempio avrebbe voglia di dedicarsi più al partito, all’orizzonte c’è sicuramente un tema Cancellieri. Ma l’esperienza insegna che ogni qual volta si tocca un equilibrio, poi si creano aspettative e tensioni che destabilizzano. Applicherei il vecchio adagio latino “quieta non movere”.
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