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Draghi: “Non è il momento di tornare al nazionalismo”

“Non si ha né crescita né equità attraverso la creazione infinita di debito. Allo stesso tempo va tenuto in mente che questo non è momento di tornare al nazionalismo. Se non sono state fatte le riforme strutturali, queste si devono fare che si sia dentro o fuori dall’euro. non è colpa dell’Euro se ci sono certe debolezze nell’Eurozona”, ha detto Mario Draghi oggi alla plenaria del Parlamento Europeo di Strasburgo.

Mentre la protesta della piccola borghesia italiana dilaga nel paese con pericolose derive e infiltrazioni ribellistiche, Draghi avverte che i margini delle misure monetarie a sua disposizione sono sempre più stretti. Cosi’ come strettissima è la via politica che lo dovrebbe sostenere.

Ciò che Draghi, ma neanche Van Rumpoy e Barroso dicono è che aver sostituito l’Unione Europea con l’Unione Monetaria, con buona pace dell’Unione Politica e dell’Unione Economica, è la principale causa della gravissima crisi che sta mettendo a rischio l’ordine democratico in molti paesi dell’Eurozona. Anche la Germania non è immune da queste preoccupazioni. Il referendum della base SPD sulla grande coalizione con la CDU/CSU testimonia della forte opposizione dei giovani tedeschi e di molti settori della finanza e dell’impresa. Probabilmente sarà approvata la Grande Coalizione ma il nuovo governo tedesco può già contare su una probabile mobilitazione della base, dei tanti milioni di cittadini tedeschi, che dall’Unione Monetaria non hanno ricevuto benefici ma danni sociali durevoli.

La prossima settimana il Consiglio dovrà affrontare la spinosa questione degli “accordi contrattuali”, che il nostro Letta ha detto di voler accettare e sottoscrivere, mentre il suo partito, ed anche la famiglia politica europea dei socialisti e democratici ha denunciato come una pericolosa misura di limitazione della sovranità democratica.

Draghi queste cose le sa bene e il suo discorso dimostra preoccupazione. Il rischio di scomposizione dell’Unione Monetaria è quantomai reale.

Le forze politiche farebbero meglio ad affrontare il problema invece di nascondersi dietro al solito rigurgito antipopolare che sbeffeggia chi protesta e lancia anatemi di populismo a chi ragiona liberamente.

Renzi tace. Che significa? Acconsente o sta preparando la risposta?

 



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