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La frottola mediatica dell’apertura di Papa Francesco alle unioni gay

Un cortocircuito mediatico. Non si può definire in altro modo quanto accaduto tra venerdì e domenica su quasi tutti i quotidiani italiani. Causa di tutto, la sintesi del colloquio tra il Papa e i Superiori generali degli istituti maschili pubblicata venerdì pomeriggio alle 15.00 dalla Civiltà Cattolica. Un dialogo “franco e libero”, l’ha definito padre Antonio, ricordando che è durato ben tre ore, occupando l’intera mattinata del 29 novembre scorso.

LA PRESUNTA APERTURA ALLE UNIONI GAY

Un punto in particolare ha fatto gridare alla rivoluzione copernicana. Bastava guardare i tg di sabato sera per accorgersi che “il Papa apre alle unioni gay” che “pongono sfide educative nuove”. Il tutto virgolettato. Eppure, di quella frase nei resoconti giornalistici del mattino non ce n’era alcuna traccia. Così come era accaduto venerdì pomeriggio. Domenica mattina, invece, la frase “incriminata” era su molte prime pagine. Cos’è accaduto, dunque? Semplice: alcune agenzie di stampa hanno sintetizzato due interi paragrafi dell’intervento papale, aggiungendoci qua e là qualche parola mai pronunciata dal Papa. Sembrava quasi che il Papa intervenisse nel dibattito politico italiano proprio nei giorni in cui il Pd aveva rilanciato sulle unioni civili. In realtà, le cose stavano in altro modo.

LE PAROLE DEL PAPA ALLA CIVILTA’ CATTOLICA

Questo è quanto detto da Francesco e riportato dalla Civiltà Cattolica: “Ricordo il caso di una bambina molto triste che alla fine confidò alla maestra il motivo del suo stato d’animo: ‘la fidanzata di mia madre non mi vuol bene’. La percentuale di ragazzi che studiano nelle scuole e che hanno i genitori separati è elevatissima. Le situazioni che viviamo oggi pongono dunque sfide nuove che per noi a volte sono persino difficili da comprendere. Come annunciare Cristo a questi ragazzi e ragazze? Come annunciare Cristo a una generazione che cambia? Bisogna stare attenti a non somministrare ad essi un vaccino contro la fede”.

LE PAROLE DI MONS. SCICLUNA 

Da nessuna parte la parola “gay”, dunque. Né si intravede alcuna apertura alle coppie omosessuali. Tra l’altro, proprio pochi giorni prima della pubblicazione del colloquio, il vescovo ausiliare di Malta, mons. Scicluna, aveva accennato a una conversazione privata con Francesco in cui quest’ultimo si sarebbe detto “scioccato” dall’eventualità di un via libera alle “adozioni gay”.

“FORZATURA EVIDENTE CHE APPARE COME UNA STRUMENTALIZZAZIONE”

A stretto giro, arrivava la precisazione ufficiale del direttore della Sala Stampa della Santa Sede, padre Federico Lombardi: “La forzatura è del tutto evidente, tanto da apparire in certi casi come una strumentalizzazione. Parlare di “apertura alle coppie gay” è paradossale, perché il discorso del Papa è del tutto generale e perché perfino il piccolo esempio concreto fatto dal Papa in merito (una bimba triste perché la fidanzata della sua mamma non la ama) allude proprio alla sofferenza dei figli…Il Papa non si era assolutamente espresso su un dibattito che si è riaperto in Italia un mese dopo, e chi ricorda le posizioni da lui manifestate in precedenza in Argentina in occasione di dibattiti analoghi sa bene che erano completamente diverse da quelle che alcuni ora cercano surrettiziamente di attribuirgli”.

LA SFIDA EDUCATIVA SI LEGA A QUELLA ANTROPOLOGICA

A fare chiarezza, è oggi con un lungo  intervento sul Corriere della Sera lo stesso Padre Antonio Spadaro. Bergoglio, scrive il direttore della Civiltà Cattolica, “supera ogni irrigidimento a destra e a sinistra, e afferma una cosa che davvero pochi hanno notato: la sfida educativa si lega alla sfida antropologica. Qui c’è un punto caldissimo che il Papa ha posto con la sua solita semplicità, ammonendo l’educatore cristiano”. Ricorda, Spadaro, che Bergoglio anni fa – parlando agli educatori – aveva scritto che “le scuole cattoliche non devono in alcun modo aspirare alla formazione di un esercito egemonico di cristiani che conosceranno tutte le risposte, bensì devono essere il luogo in cui tutte le domande vengono accolte, e dove, alla luce del Vangelo si incoraggia la ricerca personale”.

“IL PAPA NON STA LEGITTIMANDO PROPRIO NULLA”

Sul caso specifico, sulla frase “incriminata”, il direttore della Civiltà Cattolica è chiarissimo: “Il Papa non sta legittimando proprio nulla. Nessuna legge, nessun comportamento che non corrisponda alla dottrina della chiesa”. Sta dicendo invece che “non è solamente ribadendo principi che si annuncia il Vangelo all’uomo di oggi, ma bisogna accostare le persone, spesso ferite esistenzialmente e socialmente, così come sono, lì dove sono, innanzitutto per tentare di capire che cosa stanno vivendo”.



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