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Fare affari con Stamina. Il metodo Vannoni svelato dalla Stampa

Qualcuno sta tentando di fare affari con il metodo Stamina? Secondo una dettagliata ricostruzione de La Stampa di Torino sì e ne illustra contenuti e passaggi tecnici, risalendo a nomi e volti di chi in questa vicenda è transitato di passaggio e di chi l’ha presa di petto sin dall’inizio.

IL BREVETTO
Secondo la ricostruzione del quotidiano di Torino, la prima richiesta di brevetto risale al dicembre 2009, quasi in “parallelo” ai primi articoli usciti sulla Stampa. Titolo: «Procedimento di estrazione e differenziamento di cellule staminali mesenchimali e loro impiego terapeutico». La società di Vannoni specializzata in ricerche di mercato trasforma in laboratorio lo scantinato di via Giolitti 41 e porta a Torino i ricercatori conosciuti a Karkhov, in Ucraina, dove lui stesso aveva cercato di farsi curare (era affetto da una semi paresi facciale). “E se davvero crede all’efficacia del metodo, – scrive Nicolò Zancan, il giornalista della Stampa autore dell’inchiesta – in ogni caso cerca di appropriarsene”.

FOTOCOPIA
“La cura che vuole brevettare è quasi la fotocopia di un loro vecchio studio”. Nel 10 dicembre 2010, Vannoni ritira la domanda di brevetto in Italia e la presenta negli Stati Uniti, riporta La Stampa. All’interno di quella documentazione su trova anche una fotografia “copiata di sana pianta”. È lì che viene spiegato il presunto metodo: «Di seguito l’invenzione verrà descritta nel dettaglio tramite esempi relativi alle figure annesse». Frasi così: «L’ampolla viene messa in un incubatore per un periodo compreso fra i venti minuti e le due ore, preferibilmente fra 40 minuti e un’ora e mezza, in modo da raggiungere lo stato di maturazione desiderata…». È studiando questa richiesta di brevetto che «Nature» formulerà la sua stroncatura.

SORPRESA
A leggerla oggi, però, aggiunge La Stampa, “la vera sorpresa è un’altra”. In qualità di inventrice del metodo Stamina ecco la biologa Erica Molino, mentre Davide Vannoni si ritaglia la veste più marginale del «richiedente». Insomma: il metodo Vannoni, copiato dai ricercatori ucraini, in realtà sarebbe stato inventato da una delle sue collaboratrici storiche. La biologa Molino, appunto. Ed eccola, oggi, anche lei indagata, al centro dello scandalo: «Conosco quei brevetti. Non sono stati registrati a mia insaputa. Ma io credo che i processi si facciano nelle aule di giustizia. Non voglio comparire. Non mi sono mai esposta e voglio continuare così. Se avete altre domande, rivolgetevi a Vannoni».

IL METODO
Stando a quanto annunciato ripetutamente dalla Stamina Foundation Onlus, si possono convertire le cellule staminali mesenchimali in neuroni. La terapia prevede che siano prelevate le cellule dal midollo osseo dei pazienti, manipolate in vitro per poi reimmetterle nei pazienti stessi. Ma Vannoni non ha mai rivelare i dettagli del metodo, fatti salvi quelli disponibili nella domanda di brevetto.

OBIETTIVI
Secondo il suo ideatore, il metodo serve a curare diversi tipi di malattia, come quelle neurodegenerative. Ad oggi non risultano articoli scientifici sul metodo Stamina. Secondo la rivista Nature alcuni risultati presentati per la richiesta di brevetto provengono da altre pubblicazioni precedenti. Nel maggio dello scorso anno il parlamento italiano ne decise la sperimentazione con la mobilitazione del mondo associativo.

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