Uno scherzo del destino o una curva della Storia: a tre anni esatti dalla Rivoluzione dei Gelsomini, la Tunisia batte un colpo in direzione della sfera dei diritti. Quegli stessi che erano stati all’origine della primavera di piazza, quando giovani e donne avevano alzato un dito per eccepire contro il dittatore di un tempo. In virtù di 159 sì su 169 votanti dell’Assemblea Costituente, nella futura costituzione entra di diritto la parità tra tunisini e tunisine di fronte alla legge. Secondo l’art. 20 “tutti i cittadini e le cittadine hanno gli stessi diritti e gli stessi doveri. Sono uguali davanti alla legge senza alcuna discriminazione”.
LA SVOLTA
A questa vera e propria svolta per uno dei Paesi più moderni del versante arabo si è giunti attraverso un compromesso tra Ennahda e l’opposizione laica, con il plauso delle associazioni femministe tunisine. Qualche dubbio invece è sollevato da Amnesty International e Human Rights Watch, secondo i quali l’articolo non richiama chiaramente la parità tra sessi e porta con sé un rischio interpretativo ad appannaggio di quegli stranieri presenti in Tunisia. E osservano che il principio di uguaglianza e di non-discriminazione “dovrebbe essere applicato ai cittadini tunisini come agli stranieri e dovrebbe riguardare la razza, il colore, il sesso, la lingua, la religione, le opinioni politiche e altro”.
LA DISCUSSIONE SUI DIRITTI
L’opposizione laica ha anche spinto affinché si votasse circa il divieto di “accuse di apostasia“. Il Parlamento si è ufficialmente impegnato ad adottare la nuova carta entro la metà di gennaio, verosimilmente il giorno 14 quando cadrà il terzo anniversario dalla caduta di Ben Ali. All’interno dell’articolo storico, è presente anche la garanzia per le libertà di opinione, pensiero, espressione e informazione, ma non è stata abolita la pena di morte.
SORPRESA
“Dopo tanti rinvii non speravo più di festeggiare il terzo anniversario della rivolta tunisina con una nuova Costituzione”, commenta con Formiche.net la scrittrice italiana Ilaria Guidantoni, raggiunta al telefono mentre è in viaggio verso Tunisi. “Ho appreso la notizia da Algeri, dove i principali quotidiani com el-Watan hanno dato ampio rilievo alla svolta. In primo piano lo scontro dialettico tra esponenti della “destra” di Ennahda e alcuni deputati della sinistra accusati di blasfemia. In ogni caso si torna alle origini della Tunisia moderna, quando Hai Bourguiba – era il 1957 – scelse di rileggere il Corano abolendo la poligamia secondo un’interpretazione più liberale, proponendo l’istruzione obbligatoria per entrambi i sessi e politiche di pianificazione familiare. Mancano ancora alcuni passaggi che hanno fatto pensare ad un arretramento rispetto a conquiste giudicate consolidate da parte femminile, ma bisogna dire che è stato proprio il partito religioso a proporre le donne capolista tra i candidati alle precedenti elezioni”. Tra l’altro l’uguaglianza uomo-donna, secondo l’autrice di “Tunisi: taxi di sola andata” (NoReply) e “Tunisi: chiacchiere, datteri e thè” (Albeggi) è da capire se superi la legittimazione sull’eredità e la patria potestà condivisa, un recupero dello spirito autentico del Corano. “Qualche volta lo Stato arriva in ritardo sulla religione e in Tunisia non è la prima volta”.
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